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Guerra in Ucraina: rimandato il vertice Trump-Putin, la guerra continua

Guerra in Ucraina: rimandato il vertice Trump-Putin, la guerra continua

L’ottimismo seguito alla telefonata Trump-Putin è rapidamente svanito. Il colloquio tra Rubio e Lavrov è stato rimandato al 30 ottobre, quello tra i due leader a data da destinarsi. Mosca non vuole il cessate il fuoco, Kiev rifiuta il ritiro dal Donbass, e la guerra in Ucraina continua

Gli entusiasmi che hanno seguito la telefonata tra il Presidente americano Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin sembrano essere stati molto effimeri. Nessun incontro in vista, anzi, il programma delineato alla fine della scorsa settimana da Trump è subito stato colpito dalla realtà dei fatti: né la Russia né l’Ucraina sono pronte a fare concessioni.

Salta (per il momento) il vertice a Budapest

La conseguenza è ovvia, il summit tra il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, propedeutico al successivo incontro tra i leader delle due nazioni a Budapest, è saltato, o meglio, è stato rimandato al 30 ottobre a causa delle profonde differenze di vedute che ancora esistono tra le parti.

Uno dei motivi è senza dubbio il rifiuto russo di implementare un cessate il fuoco mentre proseguono le trattative di pace. Ieri Lavrov ha affermato «un cessate il fuoco ora significherebbe solo una cosa: che una vasta parte dell’Ucraina rimarrebbe sotto il controllo di un regime nazista».

Al di là della solita retorica di Mosca, il Cremlino non è favorevole a fermare i combattimenti anche e soprattutto per ragioni operative. Le truppe russe sono impegnate in una guerra di logoramento che sta impegnando l’esercito ucraino lungo tutto il fronte, senza dimenticare la campagna aerea contro le infrastrutture energetiche, uno stop ai combattimenti consentirebbe alle truppe di Kiev si armarsi e riorganizzarsi, bruciando tutto il vantaggio che attualmente Mosca possiede.

Trump stesso, parlando martedì durante le celebrazioni della festa indiana “Diwali” nello Studio Ovale, ha spiegato il parziale dietrofront: «Non voglio un incontro inutile. Non voglio sprecare tempo, quindi vedremo cosa succede». Il presidente americano ha aggiunto che «molte cose stanno accadendo su quel fronte, sul fronte della guerra con l’Ucraina e la Russia. Saremo informati nei prossimi due giorni su cosa faremo».​

Da Mosca, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che i tempi per un possibile vertice rimangono indefiniti, sottolineando che sarebbe necessaria «una seria preparazione» prima che qualsiasi incontro possa aver luogo.

Nonostante il rinvio, l’inviato speciale russo per gli investimenti e la cooperazione economica, Kirill Dmitriev, ha dichiarato che «i preparativi continuano» per un futuro summit, aggiungendo che l’incontro non è stato cancellato.​

Anche Ucraina ed Europa restano inflessibili

Alla rigidità mostrata da Mosca fa da contraltare l’altrettanta ostinata insistenza di ucraini ed europei, non disposti a fare alcun compromesso per porre fine al conflitto. La posizione di Kiev è stata resa cristallina durante l’incontro a Washington del 17 ottobre tra Zelensky e Trump, un faccia a faccia che fonti descrivono come teso e difficile.​

Durante quella riunione, durata oltre tre ore, Trump ha pressato il presidente ucraino affinché accettasse le condizioni di Putin, arrivando a dirgli: «Se lo desidera, ti annienterà». Il presidente americano ha esortato Zelensky ad abbandonare il controllo dell’intera regione di Donetsk, territorio che la Russia non è ancora riuscita a conquistare completamente.

Trump avrebbe respinto le mappe del fronte presentate da Zelensky e rifiutato la richiesta ucraina di missili da crociera Tomahawk a lungo raggio, sistemi d’arma che Kiev considera essenziali per colpire obiettivi militari e infrastrutture energetiche in profondità nel territorio russo.​

In Europa, non più tardi di ieri è stata rilasciata una dichiarazione congiunta firmata da Zelensky insieme ai presidenti di Francia e Finlandia, ai primi ministri di Regno Unito, Italia, Polonia e Norvegia, al cancelliere tedesco e ai presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo.

Il documento, pubblicato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, afferma esplicitamente: «Sosteniamo fermamente la posizione del presidente Trump secondo cui i combattimenti devono cessare immediatamente e che l’attuale linea di contatto dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati».​

La dichiarazione sottolinea che i ritardi russi nel processo negoziale dimostrano che l’Ucraina è l’unica parte genuinamente interessata alla pace, e per questo motivo «deve trovarsi nella posizione più forte possibile prima, durante e dopo qualsiasi cessate il fuoco».

I leader europei hanno ribadito l’impegno ad aumentare la pressione sull’economia russa e sulla sua industria della difesa «fino a quando Putin sarà pronto a fare la pace».​ Di più, secondo Bloomberg, europei e ucraini starebbero lavorando a un piano in 12 punti.

Stando alle prime indiscrezioni si può già affermare con sicurezza che verrà rigettato in toto da Mosca: la proposta prevede infatti un cessate il fuoco, garanzie di sicurezza a Kiev e la restituzione degli asset russi congelati solo se Mosca contribuirà alla ricostruzione post-guerra dell’Ucraina. In altre, parole, gli europei chiedono la capitolazione della Russia, che ovviamente rifiuterà.

E mentre la diplomazia incespica (di nuovo), continua imperterrita l’offensiva aerea russa sugli impianti ucraini per la produzione e distribuzione di energia e gas. Nelle prime ore di mercoledì 22 ottobre decine di missili e centinaia di droni hanno colpito la capitale Kiev e tutte le principali città orientali dell’Ucraina.

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