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Yemen: oltre 1000 raid USA-UK contro gli Houthi, ma il controllo del Mar Rosso resta un’illusione

Yemen: oltre 1000 raid USA-UK contro gli Houthi, ma il controllo del Mar Rosso resta un’illusione

Dopo oltre mille attacchi da parte degli Usa e degli alleati, l’Occidente è ancora lontano dal poter vincere contro un’organizzazione di guerriglieri diventata un vero esercito.

Dal 15 marzo scorso a oggi sono ormai quasi mille le sortite delle Forze Armate alleate, ovvero statunitensi ma anche inglesi, nello Yemen. Di questi, circa 800 sono gli obiettivi riconducibili ad assetti dei ribelli Houthi, ovvero ad arsenali che vengono utilizzati per colpire le navi commerciali e militari nel Mar Rosso. Domenica 27 aprile, in una dichiarazione ufficiale, il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha dichiarato: “Continueremo ad aumentare la pressione e a disintegrare ulteriormente le capacità degli Houthi finché continueranno a ostacolare la libertà di navigazione”. Finora il Pentagono ha rilasciato pochi dettagli sui suoi progressi nella regione, sui costi e sul numero di civili feriti dalle incursioni, tuttavia Nella sua dichiarazione il Centcom ha sostenuto che l’esitazione nella divulgazione delle informazioni nasce dall’esigenza di proteggere la sicurezza operativa dei militari.

Stando alle informazioni dei canali aperti, come i social network, tali attacchi avrebbero ucciso centinaia di combattenti Houthi e i loro capi, tra i quali alcuni alti funzionari addetti all’organizzazione delle forze che utilizzano missili e droni. Da Washington il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha affermato che l’obiettivo è riaprire la navigazione commerciale sicura nel Mar Rosso, considerata un’importante via d’acqua per il commercio globale che alla fine del 2023 risultava compromessa con un calo del traffico dell’85%.

Oggi gli attacchi con missili e droni lanciati dagli Houthi sono diminuiti del 69% e gli attacchi con droni kamikaze del 55%, ma sebbene diminuiti questi continuano a scoraggiare le compagnie di navigazione dal tornare alle loro vecchie rotte e di conseguenza a far calare i prezzi delle assicurazioni e dei trasporti. Quanto ai costi, certamente sono molto alti, stante il coinvolgimento di un numero considerevole di risorse militari appartenenti a due gruppi d’attacco, ognuno dei quali ha una portaerei come nave ammiraglia, ovvero una forza solitamente riservata a crisi ben più gravi.

Nell’ultimo mese gli Usa hanno anche inviato nella regione nuove unità di caccia, bombardieri e unità per la difesa aerea, ma questo aumento di presenze militari ha preoccupato un buon numero di rappresentanti Democratici al Congresso che temono che il Pentagono stia utilizzando munizioni che dovrebbero invece essere conservate per un potenziale conflitto con la Cina nella regione dell’Indo-Pacifico. I loro colleghi repubblicani sostengono invece che gli sforzi non siano sufficienti, soprattutto quelli messi in campo nel dicembre 2023 dall’amministrazione Biden che aveva lanciato una propria iniziativa per riaprire il trasporto marittimo globale, ovvero creare una task force multinazionale chiamata “Operazione Prosperity Guardian” per scortare le navi commerciali nel Mar Rosso, parallelamente a una campagna di bombardamenti contro gli obiettivi Houthi.

Vero è che l’operazione, del tipo asimmetrico, ovvero contro una forza non organizzata come un esercito, non è riuscita ad rassicurare le compagnie di navigazione sul fatto che le rotte del Mar Rosso fossero di nuovo sicure. Tra le difficoltà oggettive di riuscire a tracciare i bersagli, intesi come gruppi di miliziani pronti ad agire ma anche trasporti di rifornimenti e schieramento di armi, è innanzi tutto la vastità del territorio yemenita, così come la molteplicità di vie di comunicazione attraverso le quali i ribelli si possono rifornire dall’Iran.

Il conflitto yemenita è una guerra di lunga data, complicata dalla pessima decisione dell’Arabia Saudita avvenuta nel 2015 di guidare un’alleanza tra stati arabi decisi a soffocare la rivoluzione del movimento politico-religioso degli Houthi, a torto considerati fino a poco tempo fa una “associazione di pecorai” e invece risultati essere l’unica alternativa al caos della nazione. Così, sottostimandone le potenzialità per troppo tempo, gli Houthi si sono trasformati da forza organizzata per la guerriglia in un esercito regolare con tanto di trasporti aerei armati, come i vecchi elicotteri Mi-8 e Mi-24 russi, e di carri armati ex sovietici T-80 costruiti alla fine degli anni Settanta e rimessi in funzione dopo essere stati acquistati usati dalla Russia e dalla Bielorussia. La forza e potenzialità degli Houthi sono quindi state considerate deboli e invece oggi, nonostante le perdite subite dagli yemeniti e l’aiuto agli Usa fornito da Regno Unito e Israele, le Marine militari occidentali sono ancora lontane dal poter vincere e, peggio, le nazioni non sono nelle condizioni di rovesciare un regime che controlla il 70% di quel che resta di una nazione dal territorio complesso e ostile, ma dalla posizione strategica per tutto il Medio Oriente.

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