Lunedì 16 giugno sono iniziati ufficialmente i lavori del G7 a Kananaskis, in Canada. I leader dei più importanti Paesi occidentali si ritrovano per il consueto appuntamento annuale, a pochi giorni dall’inizio del conflitto fra Israele e Iran. E i lavori del gruppo non potevano che partire da questa nuova crisi, dai risvolti potenzialmente devastanti. Secondo le fonti visionate da Reuters i leader del G7 hanno preparato una bozza di dichiarazione congiunta, esortando a una de-escalation del conflitto tra Israele e Iran.
La bozza, confermata da altre due fonti, ribadisce l’impegno a garantire la stabilità dei mercati, in particolare quelli energetici, e riconosce il diritto di Israele all’autodifesa, ribadendo l’opposizione del gruppo all’ottenimento dell’arma atomica da parte di Teheran e accusando l’Iran di essere la principale fonte di instabilità nella regione. Dopo opportune modifiche, il presidente statunitense Donald Trump ha infine deciso di supportare la dichiarazione, cosa che inizialmente si era rifiutato di fare. Durante la notte, a causa della scottante situazione mediorientale, il tycoon ha prematuramente abbandonato la riunione, facendo ritorno a Washington. Secondo quanto riportato da Axios, Trump vorrebbe riprendere i colloqui con l’Iran in merito all’accordo sul nucleare già questa settimana.
Nonostante questo, durante la prima giornata appena conclusasi la scena è stata comunque rubata dal Presidente americano, che a termine del bilaterale con il Primo ministro canadese Mark Carney ha commentato le recenti vicende mediorientali esortando l’Iran a intavolare trattative senza ulteriori ritardi. «L’Iran deve negoziare immediatamente prima che sia troppo tardi», ha dichiarato.
Il presidente Usa ha poi ribadito con fermezza la posizione americana nel conflitto in corso: «L’Iran non vincerà questa guerra», ha affermato, sottolineando il sostegno incondizionato di Washington a Israele. «Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto Israele, e le cose stanno andando molto bene per Israele in questo momento».
Trump non ha poi elemosinato critiche per l’esclusione della Russia dal G8 (esclusa dopo l’annessione della Crimea nel 2014), affermando che il conflitto in corso con l’Ucraina non sarebbe scoppiato se Mosca fosse ancora parte del gruppo. «È stato un errore, non avremmo avuto la guerra, se fosse stato membro di quello che a quel tempo era il G8 non avremmo avuto la guerra», ha affermato, ricordando di aver già proposto nel 2018 il reintegro della Russia nel vertice dei Grandi, una posizione che all’epoca suscitò molte polemiche tra gli alleati.
Il presidente statunitense ha poi aggiunto che Vladimir Putin dialoga solo con lui a causa del risentimento per l’espulsione dal G8. «Putin parla con me, non parla con nessun altro perché è stato offeso quando è stato cacciato dal G8, anche io lo sarei, come chiunque altro, è stato altamente offensivo», ha aggiunto il Presidente americano, poco dopo il tycoon ha criticato l’ex primo ministro canadese Justin Trudeau e il suo predecessore Barack Obama, con cui ha sempre avuto rapporti conflittuali.
In Canada è ovviamente presente anche la premier italiana Giorgia Meloni, che secondo fonti diplomatiche presenti al G7 sta lavorando per proporre un’iniziativa comune per un cessate il fuoco a Gaza. Nella notte italiana la premier ha avuto un incontro bilaterale con il Presidente degli Stati Uniti, poco prima che questi facesse ritorno a Washington.
Durante il colloquio sono stati affrontati i recenti sviluppi in Iran, con un comune richiamo alla necessità di riaprire il dialogo diplomatico. La Presidente Meloni ha inoltre sottolineato l’urgenza di adoperarsi per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. L’incontro è stato anche occasione per ribadire l’importanza di un accordo sul negoziato commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti, oltre che per discutere delle prospettive in vista del prossimo Vertice della Nato all’Aja.
Oggi, nella tarda nottata italiana si chiuderanno i lavori del G7, prima però, ci sarà spazio per il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, atteso oggi in Canada, dove era anche previsto un incontro con Donald Trump, che èerò è prematuramente rientrato in patria.