Dopo due giorni di intensi colloqui, ieri i rappresentanti di Stati Uniti e Cina hanno continuato gli incontri bilaterali sul tema del commercio. Un momento che può certamente essere definito cruciale nelle relazioni tra le due maggiori economie mondiali. Non a caso oggi le discussioni fra le due delegazioni sono andate avanti per tutta la giornata, continuando anche in tarda serata.
I colloqui di questi giorni fanno seguito alla lunga telefonata tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping, avvenuta la scorsa settimana, con l’obiettivo primario di disinnescare le tensioni relative ai dazi e ai controlli sull’export e prevenire così una guerra commerciale a tutto campo. Un rischio fortemente aumentato dopo l’annuncio fatto da Trump a inizio aprile di dazi su larga scala contro la Cina. L’obiettivo americano è stato ripetuto ormai più volte: ridurre l’enorme deficit commerciale con Pechino.
C’é molto altro però, tant’è vero che la delegazione statunitense era composta dal segretario al Tesoro Scott Bessent, dal segretario al Commercio Howard Lutnick e dal rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Quella cinese è stata guidata dal Vicepremier He Lifeng, capo negoziatore cinese, affiancato dal ministro del Commercio Wang Wentao e dal Vice Ministro del Commercio Li Chenggang. I colloqui si sono svolti a Lancaster House, una proprietà del governo britannico nel centro di Londra.
Intercettato dai reporter durante una pausa serale dai colloqui, il segretario al Commercio Lutnick ha dichiarato: «Credo che i colloqui stiano andando molto, molto bene. Stiamo spendendo tempo, sforzi ed energie – tutti sono a testa bassa e lavorano a stretto contatto». Il segretario americano è stato poi risentito una volta terminati i colloqui in nottata, e ha affermato che «Abbiamo raggiunto un quadro per attuare il consenso di Ginevra e la chiamata tra i due presidenti», a detta di Lutnick, «l’idea è che torneremo a parlare con il presidente Trump e ci assicureremo che lo approvi. Loro torneranno a parlare con il presidente Xi e si assicureranno che lo approvi, e se questo sarà approvato, attueremo il quadro completo».
Per la Cina, i negoziati svoltisi in questo tour de force a Londra avevano come scopo principale di arrivare ad una soluzione consensuale in merito alle restrizioni sulle vendite verso Pechino di software per la produzione di chip oltre che di componenti per motori dei jet. D’altra parte, gli Stati Uniti hanno espresso la volontà di ottenere la conferma che la Cina ripristinerà i flussi di minerali critici, in particolare le terre rare (di cui Pechino ha un quasi-monopolio), essenziali per l’industria tecnologica e automobilistica americana.
Un punto di forte attrito riguardava l’accordo di Ginevra, raggiunto a maggio, che prevedeva una riduzione temporanea dei dazi per 90 giorni al fine di favorire il dialogo. In quell’occasione, le tariffe statunitensi sulle importazioni cinesi erano state tagliate dal 145% al 30%, mentre quelle cinesi sulle merci americane dal 125% al 10%.
A seguito di quell’accordo entrambe le parti si sono accusate a vicenda di aver violato i termini stabiliti: Washington lamenta ritardi nell’approvazione cinese delle esportazioni delle terre rare, mentre Pechino critica le nuove restrizioni imposte dagli Usa sui visti per gli studenti cinesi e sull’export di chip.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, aveva sottolineato che i colloqui di Londra sono incentrati sul proseguimento di tale accordo, evidenziando l’interesse strategico reciproco nei rispettivi mercati. Ora che le due delegazioni hanno elaborato un accordo-quadro la palla torna in mano a Trump e a Xi. Le strade sembrano essere solo due: coesistenza o guerra commerciale.