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Il pannello sul tetto che scotta

Il pannello sul tetto che scotta

Spinta dal caro bolletta, l’installazione di impianti domestici per l’energia solare è sempre più complicata. A un boom di richieste non riescono a rispondere in modo adeguato una produzione in brusca frenata e una gestione del passaggio all’ecologico che arranca.


Non è forse questo il momento ideale per installare un bel pannello solare sul tetto? Si risparmia sul costo, carissimo, dell’elettricità e si fa un piacere al Paese, contribuendo a ridurre le importazioni di gas. Poi c’è il contributo dello Stato, con uno sconto fiscale del 50 per cento se non si è utilizzato addirittura il superbonus del 110 per cento. E le pubblicità ti presentano l’operazione come fosse una cosa semplicissima. Peccato non lo sia affatto.

Facciamo il caso del signor F.G., dirigente di una multinazionale, che in febbraio decide di avviare la pratica per piazzare un impianto fotovoltaico sulla terrazza del suo appartamento. L’idea è predisporre circa 30 metri quadrati di pannelli solari uniti a un accumulatore. A spingerlo è soprattutto l’impennata dei prezzi dell’energia. F.G. contatta una società mediante apposito modulo online, attirato dalla convenienza dell’offerta e convinto di imboccare una strada più semplice, visto che l’azienda è anche il fornitore dell’energia elettrica. Scrive una email per avere una serie di spiegazioni aggiuntive rispetto a quanto già illustrato sul sito della società, ma riceve la risposta di un agente che limitandosi a copiare le sintetiche informazioni già pubblicate sul web, le traduce in un’offerta di vendita. L’utente risponde chiedendo dettagli circa i lavori e le garanzie incluse, ma riceve risposte insoddisfacenti. Scrive ancora e a quel punto l’agente non risponde più. Neanche alle telefonate. Solo dopo una chiamata al numero verde, l’incaricato dell’offerta si fa vivo al telefono: ogni chiarimento verrà fornito solo dopo la formale accettazione della proposta…

Trattandosi di un investimento di 14 mila euro, il manager puntualizza che i chiarimenti devono essere forniti in via preliminare, onde evitare di firmare una proposta a scatola chiusa, ma comunque non riceve più risposte. Nel frattempo è trascorso un mese. F.G. prova a rivolgersi a un altro fornitore e installatore di pannelli. Ne individua uno che offre una soluzione basata su prodotti di ultima generazione. Anche in questo caso il primo contatto deve avvenire attraverso il sito web del fornitore. Finalmente in maggio c’è il sopralluogo tecnico sulla terrazza. Passano altre due settimane e l’installatore comunica che l’impianto offerto dall’azienda in questione non si può realizzare: mancano degli attacchi speciali per la particolare soluzione richiesta che prevede il montaggio su una tettoia e non su un tetto di coppi. A giugno il dirigente, rassegnato, riprende la sua ricerca, compilando moduli online di altri fornitori e fino a ora, luglio inoltrato, non ottiene alcuna informazione.

La storia di F.G. non è un caso isolato, su internet sono numerosissime le proteste dei consumatori che si incanalano su due filoni: chi non riesce a ottenere fisicamente i pannelli e chi, dopo averli pagati e installati, aspetta mesi per collegarli alla rete elettrica. Al primo gruppo appartiene per esempio il signore che scrive: «Stipulato precontratto per installazione di pannelli fotovoltaici per tre condòmini, tutto ok con il sopralluogo tecnico, dopo 60 giorni mi arriva una mail dove dicono di non poter procedere adducendo una serie di scuse. Sostanzialmente non vogliono fare installazioni su condomini».

Un altro riferisce di aver pagato in settembre un pannello solare «plug and play» e «a oggi, 24 giugno 2022, non ho ancora ricevuto il mio ordine. Contattata l’azienda tramite mail e telefonate ogni due giorni per chiedere cosa stava succedendo, nessuna risposta». Racconta un altro potenziale cliente: «Dopo 6 mesi di attesa si scusano e dicono che non possono proseguire i lavori per difficoltà di approvvigionamento dei materiali». Il problema è proprio questo. Le aziende si trovano da un lato ad affrontare un boom della domanda indotta dal rincaro delle bollette e dal superbonus, con un aumento delle richieste per il fotovoltaico tra il 15 e il 20 per cento. E dall’altro mancano alcuni componenti fondamentali. Secondo un rapporto della Commissione europea, già nel 2021 il 20-25 per cento degli impianti solari previsti in Europa era stato rinviato o cancellato per carenza di materiali. Enel X, che è un colosso del settore, sostiene che il mercato del fotovoltaico domestico in Italia è condizionato al momento da tre fattori concomitanti: un forte aumento delle richieste da inizio anno, la difficoltà di approvvigionamento della componentistica proveniente da mercati esteri dovuta alle misure Covid e dalla crisi ucraina.

C’è penuria di microprocessori, silicio, metalli, batterie e anche vetro. A queste mancanze si aggiungono i ritardi lungo la catena di approvvigionamento che dalla Cina, maggiore produttore al mondo di moduli fotovoltaici, fa arrivare il prodotto in Europa. «La situazione italiana è peculiare» aggiunge Alberto Pinori, presidente di Anie Rinnovabili, l’associazione confindustriale che raggruppa le imprese operanti nel settore delle fonti rinnovabili elettriche. «Il superbonus ha provocato una carenza di ponteggi, acciaio, legno. Manca anche il personale, non si trovano operai che salgano sui tetti per effettuare i montaggi. A livello internazionale, invece, non si trovano in particolare i microprocessori per far funzionare gli inverter, necessari per poter utilizzare i pannelli fotovoltaici».

In una situazione del genere le aziende che hanno i materiali si scelgono i lavori più semplici mettendo in coda i più complessi. Interpellata da Panorama, Enel X riferisce di aver aumentato i volumi di acquisto e scorte in magazzino e, «nell’ottica di garantire ai clienti tempi di gestione dei contatti e degli ordini il più possibile in linea con gli standard di servizio dell’azienda», di aver temporaneamente sospeso o limitato, a seconda delle aree geografiche, la presa in carico di nuove richieste. Edison Energia sostiene invece di non avere problemi per pannelli, batterie o inverter avendo programmato in anticipo gli acquisti in base agli obiettivi di vendita.

Alle carenze di materiali si aggiunge il ritardo nel collegamento alla rete elettrica. «Nella prima settimana di marzo hanno terminato di installare i pannelli fotovoltaici sul tetto della mia villetta» racconta un nostro lettore. «Prima di utilizzare i pannelli fotovoltaici, però, E-distribuzione (l’ex-Enel, ndr) deve fare un sopralluogo e fornire un nuovo contatore. Siamo in luglio e il collaudo non c’è stato. Intanto con il caldo i condizionatori vanno, le corrente costa di più e i pannelli sul tetto, già pagati, sono inutilizzati». Altro caso: «Ho acquistato un sistema fotovoltaico nel novembre 2021 e a oggi, 5 luglio 2022, non hanno consegnato la documentazione di allaccio al distributore. Sollecito tutti i giorni il call center, mando email, ma niente…». Simone Bonacini, presidente di Ater (Associazione tecnici rinnovabili), si è rivolto all’Autorità per l’energia per segnalare la situazione e chiedere un dialogo con le società distributrici di elettricità: «Gli iter di connessione sono troppo lunghi, richiedono molte settimane, perfino mesi».

Intanto nei centri storici, da sempre terreno ostile per i pannelli, il Decreto energia approvato nei mesi scorsi ha semplificato le procedure e in teoria ora è più facile montare gli impianti fotovoltaici su palazzi non vincolati. Ammesso di riuscire a trovare chi li installi, questi benedetti pannelli. Anche perché da qui al 2050 la produzione di energia fotovoltaica deve crescere di 14 volte per rispettare gli obiettivi che si è data l’Italia. Ce la faremo?

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