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Volkswagen, i retroscena del richiamo delle auto

Volkswagen, i retroscena del richiamo delle auto

La notizia degli 8 milioni di veicoli da ritirare in Europa era contenuta in una lettera riservata inviata ad alcuni deputati del Bundestag

Sarebbe stata una lettera riservata inviata ad alcuni deputati del Bundestag la fonte della notizia secondo cui la Volkswagen si appresterebbe a richiamare in tutta Europa circa 8 milioni di autovetture diesel coinvolte nello scandalo delle emissioni falsificate. A rendere nota la cosa è stato il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, i cui redattori hanno avuto modo di leggere direttamente la missiva in questione.

I destinatari, come accennato, sono stati una serie di parlamentari tedeschi nel cui territorio di provenienza si trovano delle strutture produttive o comunque delle sedi distaccate della Volkswagen. L’intento, ovviamente, era quello di rassicurare la popolazione locale circa eventuali ricadute economiche e soprattutto occupazionali che, a detta dei vertici del colosso di Wolfsburg, non dovrebbero esserci.

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Una classica e, è il caso di dirlo, trasparente operazione di lobbyng, che nel caso specifico ha avuto però un’eco di carattere non solo nazionale, ma anche internazionale, come sarebbe stato ovvio aspettarsi. Ironia della sorte ha voluto tra l’altro che, tra i firmatari della citata lettera, ci sia anche Thomas Steg, che attualmente ricopre l’incarico di vice presidente esecutivo della Volkswagen, ma che in passato è stato portavoce del governo con la Cancelliera Angela Merkel.

Volkswagen, la storia

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Primissimi schizzi preparatori del futuro Maggiolino. Monaco di Baviera, 1932.

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Il Maggiolino nel 1940

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Germania, 1945. Ufficiali inglesi ispezionano un Maggiolino.

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1955. A Wolfsburg si celebra il milionesimo Maggiolino prodotto

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Città del Messico, anni 70. Il frontale di un Maggiolino e un manifesto pubblicitario VW.

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Getty Images

Traffico Hippie: una fila di Volkswagen sulla strada che porta al festival di Woodstock. Agosto 1969.

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La Germania batte l’America. Nel 1972 il Maggiolino supera la Ford T per numero di unità prodotte.

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Maggio 1974. Immagine realizzata per il lancio della nuova Golf.

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VW 1602 cabriolet (da noi noto come Maggiolone) nel 1977.

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Foto simbolo della sua essenza di world car: il Maggiolino in Africa.

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Maggiolini pronti all’imbarco verso il continente americano

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La prima serie della Golf, lanciata nel 1974 e nata dalla matita di Giorgetto Giugiaro.

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La berlina K70. Uno dei modelli VW di minor successo, poco prima del boom della Golf

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Passat Coupè prima serie 1973.

Nella lettera si legge appunto che in Europa ad essere richiamate per una revisione saranno tutte le autovetture, stimate come detto in circa 8 milioni, che montano l’ormai famigerato motore EA 189 EU5 nelle versioni da 1,2, 1,6 e 2,0 litri diesel. Attraverso i richiami, i cui costi saranno ovviamente tutti a carico della casa costruttrice, verranno verificati i livelli di emissione delle vetture, e contestualmente saranno apportati gli opportuni correttivi nel caso dovessero risultare irregolari.

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Su questo fronte però si è già aperta una polemica che vede protagonisti molti degli automobilisti che verranno coinvolti nelle operazione di richiamo. L’intervento di adeguamento di cui si parla infatti, riguarderà una sorta di rimodulazione dell’altrettanto famigerato software che sarebbe all’origine delle falsificazioni dei dati sulle emissioni. Ebbene, una sua diversa regolazione, come d’altronde ammesso già tempo fa dagli stessi vertici della Volkswagen, causerà una diminuzione della potenza del veicolo. A questo punto, ad esempio in Italia, ci si chiede se a catena non dovrebbero esserci ripercussioni anche sui pagamenti dei bollo auto, che notoriamente avvengono proprio sulla base della potenza delle automobili. Che cosa accadrà dunque, a chi si ritroverà per le mani una vettura “decurtata” di una certa quantità di cavalli?

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Una questione che di certo chiamerà in causa anche la politica che probabilmente dovrà dare risposte adeguate. Intanto, proprio la politica si sta muovendo in maniera decisa in altri Paesi. In Gran Bretagna infatti, il governo ha intenzione di mettere in discussione gli incentivi che finora erano disponibili per l’acquisto anche di vetture diesel. In Francia, sulla stessa lunghezza d’onda, il ministro dell’ambiente Ségolène Royal, ha annunciato l’intenzione di abolire qualsiasi forma di agevolazione fiscale riguardante auto e carburanti diesel. Insomma, gli effetti dello scandalo Volkswagen continuano a farsi sentire, e chissà per quanto tempo ancora.

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