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Pensioni, salari e fisco: ecco cosa cambia con la nuova legge di bilancio

Pensioni, salari e fisco: ecco cosa cambia con la nuova legge di bilancio

Dal taglio dell’Irpef alla flat tax su straordinari e festivi, dagli incentivi ai contratti fino all’uso del Tfr per le pensioni. E c’è il nodo banche. Non ci sono “tesoretti” a disposizione

Cantiere Legge di Bilancio. È presto per misure e dettagli, ma sono iniziate le dichiarazioni e la strada si delinea (o almeno le intenzioni). Sul tavolo ci sono le pensioni, che chiedono una correzione di rotta. C’è un sistema fiscale, che il governo vuole alleggerire (taglio dell’Irpef e/o rottamazione). E ci sono i salari da sostenere. E serve fare cassa, perché “tesoretti” non ce ne sono e così per la copertura un aiuto delle banche torna a impegnare il dibattito politico. Si parla di un incontro tra governo e banchieri già ai primi di settembre.

Salari: tra flat tax sugli straordinari e incentivi ai rinnovi contrattuali

Con l’esclusione tassativa di un salario minimo legale, il governo punta a muoversi su due fronti per sostenere le retribuzioni. Da un lato si lavora all’introduzione di una flat tax sulle componenti variabili dello stipendio, cioè straordinari, festivi, notturni e premi di produttività, che oggi vengono tassati come il reddito ordinario. L’idea è replicare, ampliandola, la detassazione già prevista per i premi di produttività, con un’aliquota agevolata (inferiore all’attuale 5%) e un tetto massimo. Dall’altro lato si studiano incentivi per accelerare i rinnovi contrattuali. La bozza che circola prevede due strade: o la detassazione al 50% degli incrementi per tre anni, oppure un’imposta sostitutiva al 5%. Per chi resta senza rinnovo oltre due anni scatterebbe un meccanismo automatico di adeguamento all’inflazione fino a un massimo del 5% annuo. Una misura che punta a scongiurare la perdita di potere d’acquisto, in un Paese dove la metà dei contratti collettivi è scaduta.

Fisco: riduzione dell’Irpef e nuova rottamazione

La premier Meloni ha confermato la linea: alleggerire il carico fiscale sul ceto medio. Il progetto più avanzato prevede il taglio di due punti dell’aliquota intermedia Irpef, dal 35% al 33%, con un ampliamento dello scaglione fino a 60 mila euro. Costo stimato: 4 miliardi. Parallelamente, la Lega spinge per una quinta rottamazione delle cartelle fiscali. Matteo Salvini la considera prioritaria, mentre il Mef frena, ricordando che la commissione ministeriale sta ancora lavorando sul “magazzino” delle cartelle. Una mediazione potrebbe passare da nuove forme di rateizzazione, che permettano allo Stato di incassare risorse certe senza spalancare le porte agli evasori.

Pensioni: congelare lo “scalino Fornero” e usare il Tfr

C’è poi il fronte previdenziale. Senza interventi, nel 2027 l’età di vecchiaia salirebbe da 67 a 67 anni e 3 mesi per l’adeguamento automatico alla speranza di vita. La Lega vuole congelare l’aumento: un’operazione che costerebbe circa un miliardo l’anno. Altra novità di cui ha parlato al Meeting di Rimini il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon è l’utilizzo del Tfr come rendita pensionistica per colmare la soglia minima di assegno. In pratica, chi ha almeno 64 anni e 25 anni di contributi potrebbe trasformare la liquidazione in pensione aggiuntiva, con tassazione agevolata. Una misura volontaria, che consentirebbe di spalmare i 6,8 miliardi di Tfr annui in più rate, riducendo l’impatto sui conti Inps. Infine, si prepara una revisione dei canali di uscita anticipata. Quota 103 andrebbe in pensione e Opzione donna potrebbe essere rivista per tenere conto del lavoro di cura. Verrebbe confermato, invece, il bonus contributivo per chi sceglie di restare al lavoro.

Sostegno alla natalità, Ires premiale e sanità

Accanto a salari, fisco e pensioni, la manovra avrà capitoli dedicati al sostegno alla natalità, alla stabilizzazione dell’Ires premiale e alla sanità. Sul primo fronte, l’esecutivo promette di rafforzare l’Assegno unico e gli incentivi alle lavoratrici madri. L’Ires premiale, cioè la riduzione dell’imposta per le imprese che investono e assumono, dovrebbe essere resa strutturale, mentre per la sanità si parla di almeno due miliardi aggiuntivi già stanziati.

Aiuto dalle banche: il terzo tentativo

Come in passato c’è l’ipotesi di bussare alla porta delle Banche per aiutare lo Stato nella copertura alla Manovra. È già successo due volte e una terza sembra in arrivo. Dopo il flop della tassa sugli extraprofitti del 2023 e dopo il “contributo volontario” dell’anno scorso, concretizzatosi in un rinvio delle deduzioni fiscali, ora la maggioranza prepara un nuovo intervento sulle Dta, le imposte differite attive. Significa sospendere o rinviare la deduzione delle svalutazioni e delle perdite sui crediti. L’anno scorso l’operazione ha portato nelle casse dello Stato 3,4 miliardi, con un sacrificio di circa 4 miliardi per il settore. Quest’anno si studia un bis. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo ha definito un “pizzicotto simpatico”, un modo per evitare un prelievo diretto sui profitti e costruire invece un compromesso con gli istituti. Antonio Tajani si è detto contrario, per l’effetto negativo sull’economia reale, mentre Matteo Salvini ha rilanciato l’ipotesi come copertura per la nuova rottamazione. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (FdI), parla apertamente di una “soluzione concordata con le banche”, evitando così lo scontro frontale che due anni fa costrinse il governo a ripiegare. Primo passo un incontro con l’Abi, a inizio settembre.

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