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Parola d’ordine: riconvertirsi

La pandemia rivoluzionerà i bisogni e il business. E i tutti settori cercano di adeguarsi. Con prodotti alternativi e nuove modalità. Che utilizzano il web come il negozio sotto casa.


Faremo tutto, ma in modo diverso. Certo, le epidemie esistevano anche prima della globalizzazione e i virus se ne infischiano dei confini di Stato, ma sarà davvero impensabile uscire da questa lunga quarantena con il wi-fi senza un cambio di paradigma. Nuove regole e nuove prospettive s’intravedono già, il cosiddetto «distanziamento sociale» diventerà un’abitudine, cambierà radicalmente i consumi, i bisogni, i desideri. Studiare e lavorare in remoto è possibile. Accrescere il controllo di imprese e sistema scolastico su lavoratori e studenti, anche. Ma si vedrà più avanti. Intanto, il modo di fare la spesa, di divertirsi, di mantenersi in forma, di fare le vacanze, di spostarsi, è destinato a mutare radicalmente.

Ci vediamo al centro commerciale. Anzi, no. Nel 2009, quando il terremoto rase quasi al suolo il centro storico dell’Aquila, per lunghi mesi l’unico centro di aggregazione sociale è stato l’Aquilone, il centro commerciale lungo la Statale. La pandemia è una forza economica che opera in senso contrario. A Mestre, a fine marzo, si sono ritrovati tra le mani un dato misterioso: perché 187 su 239 casi di positività al Covid-19 erano concentrati nell’area a nord? Il 28 marzo, medici e analisti della Asl Serenissima hanno puntato il dito sull’area commerciale che ospita Auchan, Decathlon, MediaWorld, Obi e IperCoop. Il governo Conte ha chiuso i centri commerciali l’11 marzo, ma quando riapriranno, sarà possibile andarci tutti in massa furibonda? Al supermercato con lo skate. In questi giorni lunghe file di macchine, con attesa anche di un’ora, si formano ai drive-in di Coop, Esselunga, Carrefour, Tigros, Bennet e ipermercati vari. La spesa si fa da casa, online, anche con una settimana di anticipo, e poi la si va a ritirare così, come un hamburger con patatine fritte.

Livello di socializzazione? Inferiore a quello dell’autolavaggio. E per chi preferisce l’ottica del chilometro zero o giù di lì, ecco che stanno spuntando come funghi servizi a domicilio che rendono inutile anche un giro al mercato rionale. È il caso della milanese Cortilia, con la quale ognuno si fa via internet la propria cassetta di frutta e verdura, vi può aggiungere pane, biscotti, pasta e perfino il pesce fresco, e tutto arriverà attraverso una rete di agricoltori e produttori locali. Un altro imprevedibile effetto di questa quarantena è stato la riscoperta dell’alimentare sotto casa. Ci sarà molto spazio, nei supermercati di oggi.

La riscoperta del cibo (autoctono). Con la quarantena non si è più parlato dell’Ilva di Taranto. Tutti i decreti Chiudi Italia emanati finora dal governo hanno risparmiato la filiera agroalimentare composta da un mix di agricoltura, industria, logistica, commercio all’ingrosso e al dettaglio. Questa filiera, contando solo agricoltura e industria, ha un peso pari al 10,5 per cento del Prodotto interno lordo, per un valore di oltre 170 miliardi di euro (Ismea, 2018). Oggi si parla di nazionalizzare, o comunque blindare in Borsa, tutta una serie di campioni nazionali nel settore delle telecomunicazioni, della difesa, dell’energia o del credito. Ma i prossimi governi, dopo la pandemia, avranno il dovere di mettere in sicurezza anche questa filiera.

Le catene di rifornimento sono lo snodo della nuova economia al tempo del distanziamento sociale. Quasi dieci anni fa, l’economista Jeremy Rifkin aveva spiegato i tre pilastri della Terza Rivoluzione industriale (Mondadori, 2011): la connessione di quasi tutti a internet, la transizione dal petrolio all’energia rinnovabile e l’interconnessione e l’accesso senza precedenti alle catene di approvvigionamento globali. A convergenza ultimata, spiegava l’economista del Colorado, saremo vicini al binomio velocità-zero costi marginali. Ma anche alla piena sostituibilità di tutti e tutto, come racconta bene un documentario del regista Brett Gaylor (The Internet of everything), andato in onda sulla tv pubblica canadese CBC domenica 22 marzo. Girato tra il Canada e la Cina, il film mostra come si possa collegare il proprio spazzolino da denti elettrico a qualsiasi cosa o ente, come le autorità di Pechino sgridano via smartphone i cittadini che non si comportano bene e come ci sia un’app per tutto, compresa quella che consente di condividere i dati della propria fertilità con un cloud. Più libertà o nuovi imperi? Dipenderà dai consumi, il nostro vero voto.

Ok, ma ci sarà coda in tangenziale? Ci sono scene di qualche mese fa che sembreranno fantastorie. Le code in autostrada, la calca sui mezzi pubblici e sulla metro, i viaggi su voli low cost stipati come sardine, la stessa alta velocità ferroviaria e poi traghetti e crociere: tutto da riconsiderare. Se un tempo la nostra massima preoccupazione era di evitare un vicino di 200 chili, ora basterà un colpo di tosse a rovinare un viaggio. Tutti gli esperti prevedono un ritorno prepotente del trasporto privato su gomma. Ma a fine marzo, in piena pandemia, il prezzo del petrolio è sceso ai minimi dal 2002. John Elkann, presidente di Fca-Psa, con una mano ha puntato sui motori ecologici, tanto che la nuova 500 elettrica è ordinabile solo online, ma con la holding di famiglia Exor ha investito 200 milioni di dollari per rilevare l’8,9 per cento di Via Transformation, il rivale newyorkese di Uber nel car sharing, che fornisce addirittura servizi di bus molto economici e rimodulabili in termini di affollamento. Il futuro era già partito da anni. Aveva solo bisogno di un’accelerazione.

L’Everest in salotto. La sera di domenica 29 marzo l’atleta abruzzese Alex Tucci ha concluso la scalata dell’Everest (con raccolta fondi per l’ospedale di Atessa): in sette giorni ha fatto i 32 gradini di casa per 90.176 volte, fino a coprire (virtualmente) gli 8.848 metri della cima più alta del mondo. Lui vive da solo, ma chi sta in condominio può attrezzare la casa come vuole e dire addio alla palestra e alla condivisione delle panche e dei sudori. Durante la quarantena, sono esplosi gli acquisti di vogatori, cyclette, tapis roulant. Su alcune piattaforme di ecommerce bisogna aspettare anche 20 giorni per un vogatore da 400 euro. In Borsa, le azioni della romagnola Technogym sono state oggetto di una speculazione violenta, con il titolo che a fine gennaio era arrivato a valere quattro volte il prezzo dell’esordio di quattro anni fa.

Pogare, addio. Ballare saltando e sgomitando ai concerti non sarà tra le attività del futuro. Silvio Brusaferro, l’epidemiologo friulano che guida l’Istituto superiore di sanità, lo ripete da giorni: «Anche il modo di divertirsi cambierà». Cinema e teatri sono attesi a una sfida epocale, che non sarà vinta solo togliendo qualche poltroncina. Si salveranno, probabilmente, gli spazi all’aperto, come l’Arena di Verona, le Terme di Caracalla o la cavea dell’Auditorium di Roma, ma a patto di evitare la calca.

Molto lodevole, ma anche indicativo dei tempi, il fatto che l’Accademia Chigiana e quella di Santa Cecilia stiano offrendo concerti virtuali e opere liriche online, con lo slogan «contro l’isolamento». Già oggi, piccole compagnie teatrali si sfogano su internet, sperando di essere distinte dalle varie gag che girano in rete. E a marzo, secondo la società di analisi Sensor Tower, i download di giochi in tutto il mondo sono aumentati del 39 per cento. Quando saremo tutti intenti a giocare con videogame come Honor of Kings e League of Legends, sarà il momento di inventare l’app che ti strappa all’hikikomori, l’autoreclusione degli adolescenti giapponesi. Però, c’è quasi una certezza: il cambiamento andrà più veloce della fantasia. n

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