Proteste da parte dei soci sull’appoggio a organizzazioni sotto inchiesta. Critiche sulla gestione e accuse ai vertici. Banca Etica, che da sempre si fregia della propria moralità, deve chiarire molti aspetti. E adesso anche la Vigilanza sul credito si muove.
Il 30 novembre 2020 arriva su un conto di Banca Etica, filiale di Bologna, un bonifico da 125.000 euro della società danese Maersk per «servizi di assistenza in acque internazionali». La procura di Ragusa sostiene che si tratti del compenso per il trasbordo su nave Mare Jonio di 27 migranti da una petroliera della Maersk, bloccata da un mese. I migranti vengono poi portati in Italia. Il conto è riconducibile a Idra social shipping srl, società armatrice dell’unica nave italiana nella flotta delle Ong, finanziata proprio da Banca popolare etica.
L’istituto «buono» e i suoi vertici non sono sotto accusa, ma il vicedirettore Nazzareno Gabrielli conosceva i piani degli estremisti dell’accoglienza. Beppe Caccia, ex assessore dei Verdi a Venezia, uno degli indagati per favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina, informa al telefono Gabrielli che gli armatori danesi intendono sostenere «sia politicamente che materialmente» il cartello pro migranti Mediterranea. L’obiettivo, oltre ai soldi, era creare una lobby di pressioni sulla Commissione europea per favorire la flotta delle Ong. «Nazareno gli risponde (a Caccia ndr) che si tratta di una cosa importante» si legge nelle carte di Ragusa.
Il vicedirettore dell’istituto di credito non è indagato, ma fin dall’inizio la banca ha sostenuto il progetto Mare Jonio di Mediterranea con 465.000 euro. «Banca Etica ha finanziato Idra social shipping srl nell’ambito della collaborazione con l’organizzazione umanitaria Mediterranea Saving Humans nel 2018» risponde l’istituto a Panorama. «Salvare vite in mare per Banca Etica è un dovere morale indiscutibile. Seguiremo gli sviluppi delle indagini e valuteremo in base ad esse eventuali azioni che dovessero rendersi necessarie».
Elena Donazzan, assessore regionale all’istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità in Veneto era stata la prima a contestare il finanziamento per Mare Jonio con una lettera dell’8 marzo 2019: «È evidente quale fosse il reale scopo di mettere per mare tale imbarcazione e le intenzioni provocatorie dei suoi armatori, tutte figure note alla cronaca, alle forze dell’ordine e soprattutto alla politica (….) e del tutto estranei all’attività marittima». Uno fra tutti l’ex disobbediente Luca Casarini, pluricondannato e indagato a Ragusa. Formalmente risulta solo dipendente della società armatrice, ma di fatto è tra le menti dell’operazione Mare Jonio. La banca aveva risposto a Donazzan che «l’operazione è solida e trasparente sul piano finanziario», ma dalle intercettazioni della procura siciliana si scopre che Casarini e soci sono travolti dai debiti anche se pensano a una seconda nave.
Il prestito a Mediterranea era stato accolto con una levata di scudi di alcuni soci e clienti: «Su questi poveri migranti si sta facendo traffico di esseri umani ad opera delle Ong, dov’è l’etica? Banca Etica non dovrebbe fare questi errori…». L’istituto replica a Panorama che «già dal 2016 ha preso esplicitamente posizione a favore delle Ong che si occupano di salvataggio dei migranti. L’Assemblea Generale nel 2019 ha approvato a larghissima maggioranza una mozione che impegna il CdA a proseguire nell’impegno a favore di organizzazioni che si occupano di salvataggio in mare». La «linea» della banca non sorprende essendo stata fondato da Acli, Arci, Legambiente e Oxfam, grande Ong che si è macchiata però di gravi scandali sessuali.
Il vicedirettore Gabrielli il 17 marzo ha rilanciato via Twitter l’appello di solidarietà a Mediterranea contro i magistrati di Ragusa accusati di «criminalizzare le operazioni civili di salvataggio dei migranti in mare». La prima firmataria è la celebre capitana Carola Rackete. «La stragrande maggioranza della nostra base sociale e clientela sceglie Banca Etica proprio perché vuole una banca militante sul tema dei diritti umani» dichiara l’istituto.
Però sui «militanti» ha messo gli occhi Banca d’Italia. Panorama è in possesso di due richieste di informazioni: la prima, del luglio 2020, riguarda possibili «conflitti di interesse» di tre consiglieri dell’istituto. Nella lettera «riservata» si scende nei dettagli su «legami e affidamenti e ruoli ricoperti» anche presso un altro gruppo bancario. «Recentemente Banca Etica ha fornito alla Vigilanza idonee informazioni atte a rappresentare il massimo presidio verso il rischio di conflitti di interesse» viene replicato a Panorama.
La seconda richiesta, del febbraio scorso, parla di una «segnalazione in materia di proposta di modifica statutaria (…) che mirerebbe ad ampliare la permanenza degli amministratori in carica».
Una nostra fonte qualificata e alcuni soci puntano il dito contro Anna Fasano, presidente della Banca da maggio 2019, che vorrebbe mettere mano allo statuto «per poter allungare i propri anni al potere». Dall’istituto sottolineano che «il confronto è ampio» e «come avviene in ogni organizzazione democratica, le decisioni finali relative alle modifiche statutarie spettano all’assemblea».
Fra i soci non manca chi parla dei «nodi giunti al pettine» così elencati: «Forse l’incapacità di gestire l’area Spagna che da anni e anni continua ad accumulare perdite? Forse il capitale sociale che cresce asfitticamente perché i soci si liberano delle azioni? Forse la necessità di fare alleanze dato che le nostre spese, troppo alte sugli introiti ci fanno dipendere massicciamente dagli utili provenienti (da altre banche nda) e dunque s’intuiscono difficoltà quando queste smetteranno di farceli avere?». Domande legittime, che ora agitano la banca più politicamente corretta d’Italia.