In molti, spinti dalla politica, si sono convinti che con l’iniezione si sarebbe risolto il Covid. Non è così. Se, in aggiunta, si prendono in considerazione anche tutti i freni alla ripresa, c’è da attendersi un inverno che metterà alla prova molti italiani. Per questo motivo si deve «normalizzare» la pandemia il prima possibile, cercare di uscire dallo stato di emergenza sul piano psicologico ancor prima che giuridico, convivere con qualche spiraglio di incertezza senza sacrificare l’economia.
I vaccini diminuiscono la possibilità di contagiarsi, riducono drasticamente i ricoveri ospedalieri e soprattutto la possibilità di finire in terapia intensiva e morire. Tuttavia, non eliminano i contagi e non faranno sparire a breve il virus. L’immunità di gregge è lontana. Con il Covid-19 bisognerà imparare a convivere. E questo dovrà presto spiegarlo la politica, sia italiana che internazionale. Altrimenti si rischia di piombare in un pericoloso circolo della sfiducia. In milioni si sono vaccinati per mettersi alle spalle la pandemia in modo definitivo, mentre tra varianti e paure più o meno giustificate continuano le ipotesi di restrizioni o chiusure. Quanto pesante rischia di essere il contraccolpo psicologico sui vaccinati che hanno scelto di proteggersi proprio per riaprire, tornare a vivere e lasciarsi alle spalle due anni di anormalità? Quali le ripercussioni economiche di una pandemia che sembra senza fine? Sono domande che è meglio iniziare a porsi, vista la risalita rapida dell’inflazione e delle bollette energetiche. Un’emergenza sanitaria continua e senza fine, alimentata da un dibattito pubblico oramai intossicato dalla faziosità su tutti i fronti, rischia di deprimere i consumi, l’intraprendenza, gli investimenti dei cittadini.
Il rischio di una nuova frenata economica, dopo un rimbalzo del PIL del 2021 che non colma le perdite del 2020, è un evento da scongiurare. I media e la politica hanno grandi responsabilità in questa spirale di panico. Si continua ad inseguire una politica del «rischio zero», chiaramente irraggiungibile non solo nella sanità ma in ogni ambito della vita umana, e a contare i malati piuttosto che i ricoverati e la situazione dei posti ospedalieri. Il vaccino è l’asset principale, ma accanto ad esso servono terapie, ri-organizzazione della medicina territoriale, ampliamento delle infrastrutture e soprattutto una comunicazione onesta. Occorrerebbe ripudiare il «rischio zero» e anche il «contagio zero», spiegare che si può convivere con la pandemia grazie a vaccini ed organizzazione sanitaria senza adombrare possibilità di lockdown e di ulteriori misure restrittive, senza alimentare spirali esagerate di paura. Il terrore distrugge l’economia che è infatti sparita quasi completamente dal dibattito pubblico. Messi da parte i toni trionfalistici del Pnrr, si nascondono potenziali problemi legati alle transizione ecologica, alla crescita dell’inflazione e alla stagnazione. La riforma fiscale – che nel discorso d’insediamento di Draghi doveva essere un pilastro fondamentale del nuovo corso e appaltata ad una commissione di tecnici – si è risolta in una pratica cosmetica sottoposta alla contrattazione tra partiti. Sul fronte energetico si scorge l’iceberg. Il gestore della rete elettrica inglese ha lanciato il primo allarme sulla capacità della rete elettrica, arrivata al limite. Siamo solo ai primi giorni di dicembre, stanno arrivando le settimane più dure dell’inverno. La bolletta energetica francese è in fase di decollo verticale. Il piano di Parigi per limitare gli aumenti in bolletta entro il 4% secondo alcuni analisti potrebbe arrivare a costare fino a 12 miliardi di euro (il governo prevede tra gli 8 e i 9 miliardi, più del doppio di quanto stimato). Sono inoltre numerosi i fallimenti dei retailers medio-piccoli del vecchio continente. La situazione, dunque, può peggiorare ulteriormente anche in Italia. Da ultimo, il nostro Paese sconta un deficit politico: tutto è nelle mani di Mario Draghi, diventato in poco tempo il perno del sistema politico. I partiti si sono auto-commissariati e versano in grave condizione di debolezza, sia sul piano della legittimazione che della leadership. Nel giro di pochi mesi o al massimo un anno, Draghi potrebbe non essere più a Palazzo Chigi. Magari sarà al Quirinale oppure lontano da tutto. Resta la grande incognita di un vuoto da riempire. Per questo motivo si deve «normalizzare» la pandemia il prima possibile, cercare di uscire dallo stato di emergenza sul piano psicologico ancor prima che giuridico, convivere con qualche spiraglio di incertezza senza sacrificare l’economia. La classe dirigente italiana deve alzare la testa e vedere ciò che le si para davanti: emergenza permanente, psicosi, dibattito pubblico insostenibile, stagnazione, indebolimento della fiducia nelle istituzioni nazionali ed europee, vuoto politico. Si vuol davvero andare verso questa pericolosa combinazione in nome del rischio zero?
