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L’auto è diventata un lusso

L’auto è diventata un lusso

Un nuovo veicolo di proprietà è sempre più costoso a causa degli aumenti nei materiali e nei componenti. E persino l’usato, spinto dalla forte domanda, è diventato un bene «prezioso».


L’auto sta diventando un bene di lusso. Non si parla delle grosse cilindrate, dell’alta gamma e nemmeno dell’elettrico. Anche una semplice Panda a benzina richiede un budget che non è più alla portata di tutti. Prima di entrare dal concessionario bisogna pensarci due volte e mai come in questo momento il vecchio veicolo (quello di proprietà) è un bene prezioso. Pure ripiegare sull’usato non consente di risparmiare, anzi, gli aumenti sono a due cifre.

Secondo i dati Istat, nel marzo scorso i prezzi delle auto nuove sono saliti del 6,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini monetari, il prezzo medio delle vetture immatricolate, cioè quello reale indicato dalla rivista Quattroruote ed elaborato dal Centri studi Fleet&Mobility su informazioni di Dataforce, tocca i 26.200 euro. Per rendersi conto del rincaro basta confrontarlo con il 2021, quando il costo medio si attestava a 24.297 euro (22.656, tenendo conto solo della proprietà di privati, perché le vetture di flotte aziendale sono spesso più costose poiché meglio accessoriate). Se si risale a 10 anni fa la differenza è ancora più importante: nel 2013 il costo medio di una autovettura nuova era di 18 mila euro (17.291 euro per veicoli acquistati da privati). Tra il 2019 e il 2022 il rincaro medio è stato di 5.242 euro.

Facciamo alcuni esempi. La Renault Clio 100 Gpl è passata da 19.050 nel 2021 a 21.250 nel 2023 con un aumento dell’11,5 per cento; la Nissan Micra IG-T 92 Acenta è rincarata dell’8,8 per cento (da 17.415 a 18.950 euro); per l’Honda CR-V e CVT, il listino indica un +12,2 per cento (da 36.900 a 41.400 euro). Salendo di gamma, l’Audi Q8 e-tron Sportback ha registrato un +8,9 per cento (da 75.500 a 82.200 euro).

Andrea Cardinali, direttore generale Unrae, l’ Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, non si stupisce e fa notare che se i rincari sono stati dell’ordine del 6 per cento medio, è pur vero che l’inflazione viaggia sul 10 per cento. Le ragioni dell’impennata sono a suo parere molteplici. «Se facciamo il confronto con dieci anni fa non si può non considerare che sono aumentati i contenuti tecnologici, è avvenuto un arricchimento della strumentazione. Se poi guardiamo agli ultimi anni, a partire dalla pandemia, hanno agito fattori come l’incremento, anche a doppia cifra, delle materie prime. Con la guerra in Ucraina rame, acciaio, ferro sono diventati introvabili. Poi ci sono la carenza di autotrasportatori, i rincari dell’approvvigionamento della componentistica, la penuria di microchip» dice Cardinali che però è ottimista. «Questi problemi potrebbero essere superati qualora la situazione internazionale si normalizzasse». Nel frattempo? «La tendenza è rinviare il rinnovo del parco auto. D’altronde il tempo di vita medio di una vettura per le famiglie italiane è circa 15 anni».

Ma allora come si lega questo ragionamento con l’aumento delle immatricolazioni? Quest’ultime, secondo i dati del Centro studi Promotor, ad aprile sono cresciute del 29,21 per cento rispetto allo stesso mese del 2022 e nei primi quattro mesi del 26,89 per cento sul medesimo periodo del 2022, anno che è stato però particolarmente negativo a causa del Covid. È d’aiuto la spiegazione offerta dallo stesso Cardinali: «Spesso si fa confusione tra immatricolazioni e vendite. Sono due condizioni diverse. Inoltre oggi le consegne hanno tempi lunghissimi, anche un anno. Quindi è difficile dire quante auto siano state vendute rispetto a quelle immatricolate. È un errore mettere in relazione aumento dei prezzi e crescita delle immatricolazioni».

Tornando ai dati e guardando il tipo di alimentazione, le elettriche riprendono a crescere grazie anche all’effetto degli incentivi e alla riduzione dei prezzi delle Tesla Model 3, consegnate all’ingrosso. Le immatricolazioni delle vetture a benzina continuano ad aumentare, a marzo, del 44 per cento e rappresentano il 29 per cento del mercato; il diesel, +36 per cento e 20 per cento in quota; le ibride non ricaricabili, +46 per cento e 34 per cento in quota; le ibride plug-in, +18 per cento e 10 per cento in quota; le elettriche, +78 per cento e 4,8 per cento in quota; le GPL, +13 per cento e 7,7 per cento in quota; e a metano, -86,7 per cento e 0,1 per cento in quota.

Anche chi pensa di schivare i rincari o non vuole attendere i tempi biblici della consegna, e si rivolge all’usato, ha una spiacevole sorpresa. Proprio a causa della maggiore domanda, i prezzi sono balzati alle stelle, con un rincaro medio, che nel 2022 ha toccato quota 24 per cento. Secondo Federcarrozzieri nei primi 3 mesi del 2023 l’aumento ha sfiorato il 30 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Le elettriche avanzano, ma meno che nel resto del mondo. Molto incidono i costi che continuano a essere per portafogli ben forniti. così come la difficoltà nella ricarica delle batterie. L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ha stimato che quest’anno, a livello globale, ogni 5 auto vendute, una sarà elettrica. Nel 2022 sono state immatricolate oltre 10 milioni di vetture green con una spesa di 425 milioni di dollari. Quest’anno la quota dovrebbe salire al 18 per cento, toccando i 14 milioni. E la tendenza è destinata ad accelerare nei prossimi anni. Nel 2030 secondo l’Aie, le auto a batteria rappresenteranno il 60 per cento del mercato nell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina.

Pechino è quella che al momento sta spingendo di più e ha venduto oltre il 60 per cento del totale globale. Grazie alla produzione di materie prime, di cui ha fonte diretta sul proprio territorio o tramite accordi internazionali con i Paesi produttori, ha sviluppato una filiera efficiente. «L’Europa potrebbe diventare concorrenziale solo incrementando tutti i passaggi produttivi, a cominciare dalle batterie che al momento sono realizzate solo in Polonia e Ungheria con volumi marginali rispetto al fabbisogno. Ma questo richiede anni e soprattutto volontà politica» commenta Cardinali. Inoltre bisogna cominciare a scavare, intensificare quell’azione mineraria che in passato l’Europa ha deciso di lasciare ad altri Paesi per rispondere a una strategia ecologica di tutela del territorio. Le miniere sono ricchezza ma inquinano. Risultato: oggi in Cina un’utilitaria elettrica si acquista a meno di 10 mila dollari, un terzo del costo che devono affrontare i consumatori americani e europei. D’altronde il Paese produce il 75 per cento delle batterie del mercato globale e monopolizza oltre il 35 per cento delle esportazioni di auto green. Sarà difficile per l’Europa contendere a Pechino il primato e, di conseguenza, abbassare i prezzi. «Nel frattempo» conclude Cardinali «chi possiede un’auto in buone condizioni, anche se datata, se la tiene stretta».

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