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Italian Icons, Dexelance 

Italian Icons, Dexelance 

La Rubrica – Un Europeo in Cina

La serie “Italian Icons” celebra i protagonisti che hanno saputo portare nel mondo il valore autentico dell’eccellenza italiana, costruendo ponti con mercati strategici come quello cinese.

In questa occasione incontriamo Giorgio Gobbi, Managing Director di Dexelance, uno dei gruppi più rilevanti del design italiano di alta gamma. Composto da 13 aziende con identità forti e complementari, Dexelance unisce innovazione, estetica e visione strategica in un progetto coerente e dinamico.

Italian Icons, Dexelance 

Gobbi è entrato in Dexelance nel 2015 e guida oggi il gruppo con uno sguardo internazionale, dopo esperienze in Whirlpool, Ideal Standard, Marazzi e Calligaris. Laureato all’Università Bocconi, ha sviluppato una carriera focalizzata su brand management e trasformazione digitale, portando con sé una profonda conoscenza dei mercati globali.

All’inizio della nostra conversazione, Gobbi condivide un ricordo personale che svela il legame speciale con Panorama: “Io e Panorama siamo nati lo stesso anno. Per me è un piacere poter raccontare Dexelance su questa rivista che ha sempre fatto parte della mia vita.”

L’intervista ci guida attraverso la strategia di espansione in Cina, il dialogo culturale tra design italiano e sensibilità orientale, e le nuove frontiere del lusso sostenibile, mostrando come Dexelance trasformi il design italiano in un’esperienza globale, senza mai perdere le proprie radici.

  1. Quest’anno Dexelance ha ampliato la sua presenza in Cina con un nuovo showroom a Shanghai. Quali sono state le principali motivazioni dietro questa decisione e come si inserisce il mercato cinese nella strategia di sviluppo globale del gruppo?

Quello cinese è un mercato molto dinamico e proiettato al futuro, all’innovazione, alla personalizzazione e all’adozione delle nuove tendenze. E questo è ancora più vero in una città come Shanghai, cuore economico pulsante del paese, dove si concentra la community degli architetti e designer cinesi.

L’apertura della nuova sede, che abbiamo inaugurato a giugno, ha rappresentato un ulteriore passo in avanti nel percorso di internazionalizzazione di Dexelance, consolidando la nostra identità globale, ma mantenendo forte il legame con le radici del design italiano. Ci ha permesso di rafforzare la nostra presenza in Cina, attraverso sinergie con i partner locali, rivenditori, architetti e interior designers, e lo sviluppo di nuove opportunità commerciali, continuando a supportare le singole aziende del gruppo nell’affrontare l’ingresso in nuovi mercati e dando loro possibilità di accedere ad un network sempre più ampio.

  1. Lei ha affermato che l’obiettivo di Dexelance in Cina non è semplicemente esportare il design italiano, ma avviare un processo di “traduzione culturale”. Come riesce, in pratica, a coniugare la filosofia del design italiano con l’estetica culturale cinese?

Avere un team locale in Cina è molto importante perché consente di interpretare i valori del design e dello stile di vita italiano in modo coerente con il contesto culturale locale che evolve ad una velocità sconosciuta al mondo occidentale. 

Come Dexelance lavoriamo per localizzare la nostra strategia modulandola in base alle sfumature dei mercati e alle aspettative dei clienti locali. La sede di Shanghai si pone come un ponte fra Italia e Cina, in grado di rappresentare simbolicamente la continuità tra le due culture: è uno spazio di contaminazione, che celebra il legame tra la modernità dello stile di vita cinese e l’eleganza e l’estetica tipiche del design italiano.

  1. Avete in programma collaborazioni con architetti o designer cinesi nei vostri progetti futuri?

Non escludiamo collaborazioni con architetti e designer locali in futuro e anzi, la sede di Shanghai è nata anche per diventare un punto di riferimento per loro: è stata pensata come un luogo d’incontro per accogliere, connettere e ispirare professionisti ed operatori del settore, favorendo lo scambio, la contaminazione e la collaborazione.  

  1. Con la crescente importanza degli spazi abitativi all’aperto come nuovo simbolo del lusso, e con l’acquisizione del 25% del gruppo di arredamento outdoor RODA, come immagina il futuro del mobile di alta gamma, sia a livello globale che in Cina?

Gli spazi outdoor stanno assumendo un ruolo sempre più centrale, e la recente alleanza strategica che abbiamo stretto con Roda è stata concepita anche nell’ottica di rafforzare ulteriormente la leadership dell’azienda nell’arredamento outdoor alto di gamma.  

Vedo il futuro del mobile di alta gamma — in Europa come in Cina — come un equilibrio tra tradizione e innovazione, estetica ed esperienza. Il mercato sta evolvendo sempre di più verso un concetto di esperienza abitativa totale: non si acquista più soltanto un oggetto, ma l’insieme di valori che rappresenta e la sua capacità di evocare emozioni. La personalizzazione sarà un elemento chiave e la tecnologia sarà un alleato prezioso, al servizio del design e della qualità artigianale.

  1. La sostenibilità è ormai una tematica centrale per l’industria del design a livello mondiale. In che modo Dexelance integra la responsabilità ambientale e l’innovazione sostenibile nelle proprie attività?

Siamo convinti che anche il design sostenibile debba – e possa – generare emozioni, senza rinunciare alla bellezza. Per questo motivo investiamo continuamente in innovazione.

Inoltre, il nostro gruppo opera in un regime di neutralità climatica. Per calcolare la nostra carbon footprint, abbiamo analizzato le emissioni generate dalle attività delle nostre aziende e le abbiamo compensate sia con progetti specifici volti a ridurle, come l’installazione di pannelli solari nelle nostre aziende, che acquistando crediti di carbonio volontari.

  1. Quale consiglio darebbe alle imprese e agli investitori europei che desiderano entrare e avere successo nel mercato cinese?

Il mercato cinese è estremamente interessante e conserva un altissimo potenziale di sviluppo sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, ma ha delle sue proprie caratteristiche che lo differenziando dai mercati occidentali che conosciamo bene. 

Per entrare nel mercato cinese non è sufficiente esportare un modello, ma è necessario costruire un percorso, comprendere a fondo il contesto locale, i suoi codici culturali, le abitudini e le aspettative dei consumatori che, come detto, evolvono ad una grande velocità sia adottando canoni occidentali che, come recentemente sta accadendo, riscoprendo i valori della tradizione locale.

È importante investire nella presenza sul territorio, affiancandosi a partner locali e costruendo team dedicati. 

A cura di: Avv. Carlo Diego D’Andrea, Managing Partner di D’Andrea & Partners Legal Counsel, Vice Presidente Nazionale della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina (EUCCC).

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