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Iss: è superiore soprattutto la spesa

Iss: è superiore soprattutto la spesa

La Corte dei conti ha messo sotto osservazione «l’ente di ricerca per la salute pubblica» a causa dei suoi costi. Tra le principali «voci» critiche, quelle per la gestione del personale, con centri che non sono mai stati riorganizzati. Certo, nel frattempo c’è stata una pandemia. Ma semplificazioni e risparmi ora diventano urgenti.


L’attenzione mediatica per tamponi, mascherine e vaccini, sui quali dall’Istituto superiore di sanità ha insistito con cadenza quotidiana negli ultimi due anni, ha prodotto di sicuro un effetto collaterale. È passato sotto silenzio il deficit da carrozzone pubblico che «il principale ente di ricerca per la salute pubblica in Italia» presieduto dal professor Silvio Brusaferro (percepisce tra l’altro uno stipendio da 130.000 euro lordi l’anno, quasi dieci volte in più di quanto incassava Walter Ricciardi, ovvero 14.000 euro), sembra non riesca a sanare da almeno un decennio.

Un po’ di storia. I bilanci 2011 e 2012, con le spese che andavano ben oltre le entrate, portarono l’Istituto al commissariamento. Da allora, però, poche cose paiono essere cambiate. Il disavanzo contabile, soprattutto a causa dell’emergenza Covid, di certo è sparito. Ma l’ente accusa una pesantissima voce di bilancio, quella per i costi del personale, che ammonta a quasi 120 milioni di euro, per 1.803 assunti, 32 dirigenti di ricerca e 10 dirigenti amministrativi. A tutti loro vanno a assommarsi altri 50 dipendenti a tempo determinato, reclutati appunto per far fronte alla battaglia pandemica, con l’ausilio di uno stanziamento speciale da 4 milioni di euro annui dal 2020 al 2022.

I precari a oggi sono 132; un numero che non preoccupa più di tanto i sindacati, che tuttavia potrebbero trovarsi di colpo a dover gestire come accaduto per l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (dove 70 persone da un anno ormai sono senza stipendio), una vertenza non proprio agevole. Anche perché si va verso una riorganizzazione dei due Centri che operano nell’Iss, cioè quello per i trapianti e quello per il sangue, che finora si sarebbero mossi senza una chiara e adeguata regolamentazione.

Dalla Sezione centrale di controllo della Corte dei conti alcune note – non positive – sono già arrivate: «L’intera ripartizione delle competenze tra l’Iss e i due Centri si è basata sinora su una prassi estemporanea». I giudici contabili hanno invitato l’ente a «delimitare le singole competenze sia funzionali che amministrative». Per ovviare al caos organizzativo, una legge del 2016 puntava a «semplificare le attività degli enti pubblici di ricerca», prevedendo sei mesi di tempo per aggiornare lo statuto. L’Iss non lo ha fatto nei sei mesi prescritti e neppure nei sei anni successivi. E questo non è l’unico aspetto non edificante.

Nel 2020 il ministro Roberto Speranza, mantenendo la strategia del basso profilo che lo contraddistingue, ha chiesto lumi sulle norme di contenimento della spesa. Il presidente Brusaferro, con tre note (24 settembre, 15 novembre e 23 novembre 2021), ha risposto di aver quantificato quel limite in poco più di 13 milioni di euro, a fronte di una spesa effettiva di quasi 13 milioni, riconducibili all’acquisto di beni e servizi. Se l’ente in questo caso appare virtuoso, basta però scartabellare nei consuntivi – come hanno fatto le toghe contabili – ed emerge come esborsi poco giustificabili siano addirittura cresciuti.

Per i buoni pasto, per esempio. Una «voce» raggruppata in una macro categoria descritta come «altri costi del personale», per cui si è passati da 1.884.208 euro del 2019 a 1.986.534 del 2020 (con un incremento di 102.326, ovvero del 5,43%). Ma è sempre la gestione dell’organico a celare le insidie maggiori. «La programmazione» rileva impietosa la Corte «presenta aspetti di scarsa chiarezza e approssimazione» rispetto alle «reali esigenze finalizzate alla realizzazione degli obiettivi programmatici».

Ci sono anche le «collaborazioni» a preoccupare: nel 2020 sono stati sottoscritti 54 incarichi (tra nuovi conferimenti e prosecuzioni degli anni precedenti) per un totale di 1.053.974 euro. Un dato in flessione rispetto al 2019, quando per 58 incarichi si erano spesi 1.738.799 euro. Ma ciò che potrebbe sfuggire è che anche il Centro trapianti e quello del sangue conferiscono collaborazioni, in modo autonomo. Il primo ne ha assegnate nove per 173.426 euro, mentre il secondo dieci, per 194.070 euro. Sommandoli a quelli ordinari, si totalizzano 73 incarichi.

Nei conti dell’Iss c’è un ulteriore problema: il cosiddetto «contenzioso». È in corso un procedimento per il mancato pagamento di fatture per la fornitura di energia promosso dall’Acea Ato 2 di Roma. L’Istituto, insomma, non avrebbe pagato la bolletta della luce. Su queste cifre però le bocche sono cucite.

Si sa invece che l’Inail ha inviato una cartella di pagamento da oltre 7 milioni di euro per regolarizzare l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Ma l’Iss, che non ritiene di dover assicurare i propri dipendenti come se fossero lavoratori statali, ha impugnato e il giudizio è in appello. Tutti rischi che i manager del pool Brusaferro avrebbero dovuto coprire con un congruo accantonamento nel bilancio. Basta un controllo e si scopre che nel fondo rischi sono stati previsti soltanto 80.000 euro. Difficile immaginare che i conti alla fine torneranno.

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