A maggio, anche Moody’s ha tolto il rating AAA al merito creditizio degli Stati Uniti, con grave ritardo al pari di Fitch (downgrade nel 2023), rispetto alla più rapida S&P che pensate già nel 2011 aveva privato il paese a stelle e strisce del rating più elevato che esista al mondo.
Ma oggi non vogliamo occuparci dei motivi che hanno portato a queste decisioni (twin deficit enorme, traiettoria del rapporto debito/pil fuori controllo, spesa per interessi superiore al 4% del Pil a livelli “italici”) o meno ancora del fatto che se gli Stati Uniti non si chiamassero Stati Uniti avrebbero un rating più basso dell’attuale AA+, ma invece di quello sparuto gruppetto di nove paesi che si meritano ancora la AAA da tutte e tre le agenzie di rating principali (il tripla AAA del titolo).

Si tratta di ben sette paesi europei (Danimarca, Germania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Svezia e Svizzera in rigoroso ordine alfabetico) e di due paesi dell’Oceania e dell’Asia (Australia e Singapore). Nazioni che hanno saputo nel tempo mantenere basso il debito governativo, non esagerare con le spese e gli stimoli fiscali, gestire bene le risorse a disposizione, mantenere elevata l’efficienza statale e la crescita economica.
E’ indubbio che ci sono dei tratti comuni a questi nove paesi, con la parziale eccezione della Germania: sono paesi piccoli o con una popolazione ridotta, spesso ricchi di risorse naturali (Australia, Norvegia), con centri finanziari importanti che attirano capitali e persone (Australia, Lussemburgo, Singapore, Svizzera), nei quali la certezza del diritto è molto alta (direi tutti e nove), avanti dal punto di vista del rispetto delle persone e del pianeta (Danimarca, Svezia, Norvegia, Olanda, Germania), ben governati, e che infine, occupano posizioni elevate nelle classifiche di qualità della vita sia come paesi sia come singole città (classifica Happy City 2025 guidata da Copenaghen, Zurigo e Singapore; classifica Best Quality of Life 2025 dominata da città olandesi, svizzere e danesi; World Most Liveable Cities con 5 città su 10 appartenenti a queste nazioni).

E’ indubbio che si tratta di paesi “ricchi”, ma sottolineerei il fatto che hanno saputo gestire bene le loro risorse, creare delle economie aperte che attirano investimenti e generano crescita e prendere delle decisioni chiave che li hanno aiutati moltissimo a diventare ciò che sono oggi. Potrei citare l’istituzione del fondo sovrano norvegese Norges Bank che gestisce bene dal 1969 (!) i proventi derivanti da petrolio e gas, la decisione di Lee Kwan Yew, padre fondatore di Singapore, di farla diventare una Svizzera asiatica nel 1965 o ancora la decisione danese e svedese che risale agli anni 90 di puntare sulla rivoluzione green e di diventare paesi a emissioni zero o ancora la scelta dell’Olanda di costruire l’ambiente ideale per ospitare multinazionali e holding companies straniere a partire dagli anni 2000.
Se sono accomunati dalla tripla AAA questi paesi hanno però situazione economiche, debitorie e monetarie comunque non totalmente omogenee; andiamo da paesi che hanno inflazione e tassi bassissimi come la Svizzera (0,25% il tasso ufficiale) a paesi che hanno invece tradizionalmente tassi più elevati (Australia 3,85% al momento, Norvegia 4,5%) e di conseguenza i rendimenti offerti a chi investe sui loro titoli governativi sono molto diversi fra loro.
Tramite Bloomberg vi mostriamo i rendimenti dei titoli di stato sulle varie scadenze per cinque di questi paesi: Svizzera (come detto quella coi tassi più bassi), Germania e Danimarca (tassi molto simili visto che di fatto i danesi hanno un cambio pseudo fisso con l’euro e una politica monetaria identica) e poi come esempi di tassi “generosi” Norvegia e Australia. Come dire, anche fra i AAA ce n’è per tutti i gusti. Anche perché è chiaro che ci si espone anche a valute diverse.

Abbiamo infine cercato di trovare un prodotto che investisse solo nei bond governativi AAA che ci sono a livello mondiale, ma non ne abbiamo trovato nessuno; esistono un paio di ETFs che raccolgono emittenti AAA e AA e quindi scendendo sotto il gradino più alto (Ishares e Amundi gli emittenti).
Forse qualche asset manager potrebbe pensare a un fondo o ETF con queste caratteristiche di merito creditizio top di gamma. In fondo, in un mondo sempre più indebitato, potrebbe essere uno strumento difensivo interessante e anche abbastanza ben diversificato con nove emittenti e sette valute diverse. A voi la palla!