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Anche Getir lascia. Scoppia la bolla dei rider

Anche Getir lascia. Scoppia la bolla dei rider

Siamo alla terza società di delivery costretta alla chiusura. E forse non sarà l’ultima

E siamo a tre. Getir lascia l’Italia. Dopo Uber Eats e Gorillas è la terza azienda di food delivery che chiude i battenti nel nostro Paese. Una bolla che sta esplodendo? Sicuramente ai danni dei lavoratori, ma ripercussioni ci saranno anche sui cittadini consumatori del pranzo e cena a domicilio.

La start up turca ha comunicato di ritirarsi dal mercato italiano, spagnolo e portoghese, mentre resterà nel Regio Unito, negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e in Turchia. Perché? Non conviene più essere attivi in tre Paesi che rappresentano solo il 4% dei ricavi. La piattaforma di food delivery in una nota ha ringraziato i rider e i dipendenti. “Getir è molto grata per il duro lavoro e la dedizione di tutti i suoi dipendenti in Spagna, Portogallo e Italia”. Già, i dipendenti. Sono 370 quelli che rimarranno senza lavoro in Italia. E la decisione del “food delivery con i motorini viola” (Getir) arriva dopo quelle di Gorillas e Uber Eats. E qui parliamo di oltre 2300 rider e dipendenti rimasti a piedi.

Cosa sta succedendo? Dopo il boom innescato dalla pandemia ora sembra che la bolla stia scoppiando. “Getir ha potuto sfruttare i benefici derivanti dall’essere sulla carta una start up, per decidere poi, al termine di tale periodo, di lasciare il nostro Paese. Un’azienda che ha sfruttato manodopera con inquadramenti al ribasso e che avrebbe dovuto in queste ore sedersi a un tavolo con le Organizzazioni Sindacali per provare a sanare questa situazione”, spiegano, accusando i sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs.

Le varie piattaforme di food delivery hanno vissuto per anni facendosi a vicenda un’aggressiva guerra sui prezzi. Si lavorava anche in rosso, pur di conquistare i mercati. Tutto è andato bene finché i fondi hanno sovvenzionato. Ma l’aumento dei tassi d’interesse ha stravolto le decisioni anche del mercato del venture capital che ha cominciato a chiedere alle start up del pasto a domicilio di aumentare gli utili. A questo punto i vari attori del food delivery si sono spartiti i mercati, concentrandosi ognuno dove era più forte. Per questo Getir dice ora addio a Italia, Spagna e Portogallo e resta nei Paesi dove lavora di più. E per questo Uber Eats a giugno ha chiuso in diversi mercati, ma resiste per esempio in Israele e negli Stati Uniti. Il Food Delivery nel 2022 ha fatturato 2,8 miliardi di euro in Italia (Rapporto Ristorazione di Fipe) che significa circa il 4% del volume di affari complessivo dei servizi di ristorazione. Dei 2,8 miliardi di euro, circa 1 miliardo è online sulle piattaforme internazionali, in mano in Italia soprattutto a tre realtà: Deliveroo, Glovo e Just Eat.

Lavoratori che perdono il posto, ma la fine della “guerra tra piattaforme” porterà probabilmente anche ad un aumento dei prezzi di consegna. Meno concorrenza significa più libertà nell’imporre i prezzi sia al cliente finale che aspetta la pizza a casa, sia al ristoratore che paga a sua volta una commissione alla piattaforma (oggi tra il 18%e il 20%). E a incidere sui costi e quindi a spingere altre aziende a contrarre il mercato c’è anche la direttiva europea a tutela dei rider. Sono oltre 28 milioni i lavoratori nel settore in Europa, per un giro d’affari che è passato dai 3 miliardi circa del 2016 ai circa 14 miliardi del 2020. I dati si riferiscono alla gig economy, il modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, di cui il food delivery rappresenta la maggior fetta. La nuova regolamentazione ha messo nero su bianco sette criteri che rendono un rider dipendente e non lavoratore autonomo. E basta ci siano tre di questi criteri per trasformare il lavoratore in dipendente, con conseguenti tutele anche di stipendio. Ecco un altro elemento che alzerà i costi.

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