Home » Attualità » Economia » Il dramma della disoccupazione giovanile

Il dramma della disoccupazione giovanile

Il dramma della disoccupazione giovanile

La generazione Z è la più colpita dall’aumento di disoccupazione causato dalla pandemia globale. A dirlo è stato un approfondimento pubblicato dall’Ocse dove si sono messi a confronto la fascia di età che va dai 15 ai 24 anni (generazione Z) con quella che oscilla dai 25 ai 74 anni (Baby boomers, Gen X e Gen Y).


Lo scontro generazionale ha evidenziato come la generazione Z presenti dei livelli di disoccupazione doppi rispetto agli atri gruppi. A livello di Unione europea i più giovani raggiungono una media pari al 16,9% contro un 6,5% delle altre generazioni. A livello Ocse si passa da un 14,1% per la generazione Z a un 5,9 per gli altri, e per i paesi del G7 si arriva ad un 11,9% contro un 5,1%. Partendo da questi dati si può dunque notare come i più giovani sono quelli che stanno subendo maggiormente gli effetti della pandemia. E questo non è da sottovalutare perché si stima che entro i 2025 la generazione Z rappresenterà il 27% della forza lavoro globale. Un ritardo nell’entrata nel mondo lavorativo potrà dunque avere degli effetti nocivi. Molti economisti stanno infatti già iniziando a parlare di “cicatrici”. Periodi più o meno lunghi di disoccupazione hanno inevitabilmente degli effetti negativi per i giovani. Da una parte ci sono ripercussioni in termini formativi e di esperienza. Questo potrebbe avere dei risvolti sulla possibilità di fare carriera, ma anche sui futuri guadagni. A tutto questo si aggiunge poi anche una conseguenza a livello nazionale, sul welfare dei singoli paesi nel lungo periodo. Questo vale in particolar modo per tutte quelle realtà dove tendenzialmente, già adesso, l’equilibrio tra forza lavoro e pensionati risulta essere già abbastanza squilibrato a favore di questi ultimi. In Italia questa classe rappresenta il 15% di tutta la popolazione e, stando ai dati elaborati dall’Ocse, presenta livelli di disoccupazione pari al 29,7%. Percentuale che posiziona il nostro Paese al secondo posto a livello Ue.Il primato assoluto è della Spagna con un 39,9%. Al terzo posto troviamo il Portogallo (24,6%), seguito dalla Svezia (24,2%), Lussemburgo (22%), Francia (18,4), Lituania (18,2), Irlanda (15,7%), Lettonia (15,5%), Ungheria (15,3%), Polonia (14,3%), Danimarca (11,3%), Repubblica Ceca (10,8%), Austria (9,7%), Olanda (9,1%) e Germania (6,2%). Questi valori sono nettamente maggiori rispetto a quelle delle generazioni più anziane, anche in quegli stati che risultano essere più virtuosi. E dunque dove si registra un alto livello di occupazione. Il Paese di Angela Merkel, per esempio, ha una percentuale di disoccupati nella fascia 25-64 anni di 1,8 punti percentuali inferiore rispetto alla generazione Z, e la l’Olanda del 6,5%. Questo fenomeno non ha però colpito solo il Vecchio continente ma tutto il mondo e infatti negli Usa la generazione Z ha un livello di disoccupazione dell’11,2% , contro il 5,5% degli altri gruppi di età. Stessa sorte per l’Australia che vede un 14,8% (per i più giovani) contro un 4,5%, per la Corea con l’11,8% verso il 3,68% e il Giappone (5,8 contro il 2,7%). Il Paese del Sol Levante è anche il luogo dove, a livello mondiale, c’è un minor tasso di disoccupazione in assoluto, per tutte le fasce di età.



© Riproduzione Riservata