Le batterie prodotte in Europa nei prossimi dieci anni non possono garantire il passaggio all’auto elettrica nel 2035 come imposto da Bruxelles. Che il Vecchio continente fosse totalmente deficitario per quanto riguarda terre rare, gigafactory e microchip è cosa nota. Ma questa volta l’allarme arriva dalla stessa Corte dei conti europea ed equivale ad un vero e proprio schiaffo all’ambientalismo ideologico della “maggioranza Ursula”, che per ora fa il bello e il cattivo tempo a Bruxelles e non recede dall’idea del “green in tempi stretti” nonostante gli altolà lanciati da governi, Case automobilistiche ed esperti.
La relazione della Corte dei conti Ue non lascia spazio a fraintendimenti. “L’Europa -viene scritto – potrebbe fallire gli obiettivi che si è data, a cominciare proprio dallo stop alla vendita di auto diesel e benzina dal 2035. Le ambizioni sull’auto elettrica – si legge – sono troppo alte rispetto alla capacità di procurarsi materie prime e produrre batterie. Così, per attuare davvero la transizione, non resterebbe che ricorrere alle importazioni. “Rischiamo di non centrare i target climatici di emissioni al 2035 – avverte Annemie Turtelboom, responsabile della Corte Conti Ue – o di raggiungerli attraverso l’import delle batterie, che danneggerebbe l’industria europea e comporterebbe prezzi molto alti da pagare a Paesi terzi”. “Se mi chiedete se l’Ue possa davvero diventare un hub globale degli accumulatori per garantire la propria sovranità economica – ha concluso Turtelboom – io dico che le probabilità non sono buone”.
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