Il «salottino» buono della finanza che sostiene il credito delle piccole e micro imprese ancora oggi cuore pulsante della manifattura italiana. Con questa formula è nata cinque anni fa Banca AideXa, la fintech presieduta da Roberto Nicastro, ex direttore generale di Unicredit e attualmente senior advisor Europa del fondo Cerberus. Nell’avventura ha mobilitato soci blasonati: da Generali a Banca Ifis, da Banca Sella all’Isa (Istituto atesino di sviluppo). Insieme a loro un gruppo di 30 investitori istituzionali o family office fra cui spiccano Invitalia, Mediocredito centrale, Banca Popolare di Ragusa e la casa vinicola Ferrari. Da un anno il ceo di Banca AideXa è Marzio Pividori (ex Deutsche Bank).
Presidente Nicastro, le fintech non godono di grande salute in questo momento. Il 2024 per voi come si è chiuso?
Siamo soddisfatti e credo che lo siano anche i nostri soci. A fine anno abbiamo raggiunto il punto di pareggio con 630 milioni di erogato e 21 mila clienti. Per capire il valore del nostro percorso vorrei ricordare che siamo nati nel 2020 in pieno Covid e abbiamo ottenuto la licenza bancaria nel 2021. Abbiamo mantenuto le promesse.
Il settore delle fintech bancarie soffre, come confermano le notizie di questi giorni su commissariamenti disposti dalla Banca d’Italia, oppure salvataggi mascherati da Opa per non infangare gloriose carriere manageriali. Che cosa sta succedendo?
Le cause delle difficoltà sono diverse e andrebbero esaminate caso per caso. Il nostro progetto, che si fonda sull’industrializzazione del credito alle micro e piccole imprese, ha avuto successo.
Il vostro cliente tipo?
Mediamente ha un fatturato fra uno e due milioni di euro e un numero di dipendenti compreso fra cinque e dieci. Aziende di piccolissima dimensione, molto diversificate. Ma chi ha detto che ciò sia un male?
Lo dice l’esperienza, considerando che il tasso di mortalità di queste imprese è molto alto. Per non parlare della trasparenza dei bilanci. Trovare la verità fra quei numeri è spesso un’avventura, non crede?
La realtà è che i piccoli fanno il 30 per cento del Pil, sono un elemento fattuale importante in Italia, da cui non si può prescindere. Ed è dunque necessario che tutti gli operatori possano un po’ aiutare e un po’ anche «pungolare» i piccoli.
Insomma, andate dove gli altri non vanno…
AideXa ha puntato il suo business sull’approccio digitale presente già nel marchio: Ai rimanda all’intelligenza artificiale e la X alla componente tecnologica e innovativa.
Una rivoluzione avvenuta nel tempo, considerando che inizialmente il nome doveva essere Pbi: Progetto Banca Idea. Poi che cosa è successo?
Progetto Banca Idea era il «nickname» iniziale. Una volta partiti ci siamo chiamati AideXa per richiamare la rivoluzione dell’open banking; grazie a cui in 20 minuti si possono scoprire le condizioni del finanziamento e in 48 ore vedersi l’importo accreditato sul conto corrente dell’impresa.
Come fate?
Utilizziamo molto la normativa Psd2. Il forte uso della tecnologia per innovare i processi creditizi passa dall’accedere ai conti correnti e ai flussi, ovvero a dati molto più freschi e ricchi dei bilanci, così da stimare con l’intelligenza artificiale la capacità di rimborso. In alcuni casi poi si intervista l’imprenditore. Questo approccio consente di rendere molto veloci i tempi di erogazione pur essendo prudenti.
Resta il problema del costo della raccolta. Il tallone d’Achille di tutte le fintech che devono remunerare costosi conti correnti, mentre le banche commerciali ricevono il denaro gratis attraverso i loro sportelli. E allora?
La raccolta a Banca AideXa costa oggi circa il 3 per cento cui poi dobbiamo aggiungere l’1,5 del costo del rischio. Rispetto alle banche tradizionali però abbiamo una struttura molto più snella e questo ci permette di avere oggi il rapporto cost/income inferiore al 65 per cento e di puntare sotto al 30 per cento.
Qual è il tasso dei vostri finanziamenti?
Fra il 7 e il 12 per cento che comunque sono livelli competitivi perché il segmento a cui ci rivolgiamo fa -5 per cento di stock creditizio nel 2024, mentre noi siamo a +50 per cento.
Come sta andando il 2025?
La priorità è portare a scala il modello di industrializzazione del credito alle piccole imprese. Per questo stiamo lavorando al potenziamento delle alleanze per quanto riguarda l’origination fisica.
Quindi cercate sportelli?
Assolutamente no. Il nostro principale contatto resta l’attività in video. Per trovare nuovi clienti abbiamo siglato importanti collaborazioni con Poste, agenti, Confidi e reti di mediatori finanziari.
Progetti?
Puntiamo di arrivare all’utile quest’anno. I costi operativi aumentano di poco, ogni mese che passa lo stock creditizio fa salire i ricavi, per cui nei prossimi mesi crescerà la redditività grazie alla leva operativa; è la bellezza dell’incrocio banca e fintech.