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A caccia di alieni con il telescopio James Webb

A caccia di alieni con il telescopio James Webb

Entusiasmo e dubbi sul pianeta, forse coperto d’acqua, dove cerchiamo la “firma biologica” della vita extraterrestre.

Non ancora vita extraterrestre per come la conosciamo, ma almeno pare che l’umanità abbia scoperto la possibilità che stia avvenendo il processo chimico che ne sta alla base sul pianeta K2-18b. A dare la notizia una squadra di astronomi guidato dall’Università di Cambridge ha fatto notizia a livello mondiale dopo aver dichiarato che questa potrebbe essere la prova più evidente trovata finora di vita al di fuori del nostro sistema solare. Tale affermazione si basa sul supposto rilevamento di gas solforoso, tipicamente legato ai processi biologici che avvengono sulla Terra, ma nell’atmosfera di K2-18b. Tutto qui? Non proprio, anzi, tutto da dimostrare. Jake Taylor, uno degli scienziati che studiano le atmosfere degli esopianeti, ha utilizzato un semplice test statistico per identificare i segni rivelatori della presenza di molecole di gas e lo ha fatto in modo tale il test non presupponesse quali gas potessero essere presenti. Ma ciò che ha trovato, in termini di risultati, deve essere ancora analizzato e convalidato. “Questa è la prova del processo scientifico in atto”, ha dichiarato alla testata specializata Space Eddie Schwieterman, professore associato di astrobiologia presso l’Università della California, spiegando: “È esattamente ciò che vogliamo: più gruppi o individui indipendenti che analizzino e interpretino gli stessi dati. Questo è uno di questi, e speriamo che ne seguiranno altri.”

Non è la prima volta che K2-18b attira l’attenzione su di sé: nel 2023 il professor Nikku Madhusudhan di Cambridge e i suoi colleghi annunciarono per la prima volta la scoperta del Dimetil Solfuro (Dms) su questo corpo celeste, esopianeta quasi nove volte più grande della Terra, situato a circa 120 anni luce di distanza nella “zona abitabile” della sua stella, ovvero dove temperature e radiazioni sono tali da favorire la vita. La scoperta fu comunque un altro successo degli strumenti installati a bordo James Webb Space Telescope (Jwst), seguita poco dopo dalla dichiarazione della squadra di scienziati di aver trovato prove più solide e chiare della molecola e di un mondo oceanico potenzialmente ricco di vita. Il James Webb potrebbe comunque trovare segni di vita su mondi oceanici alieni seguendi le tracce del Dms che sulla Terra è prodotto quasi esclusivamente da forme di vita come le alghe marine, il che lo rende una possibile “firma biologica” nella ricerca di vita extraterrestre.

Il principale indizio è il fatto che il team di Madhusudhan avesse riportato la rilevazione del Dms con una significatività di “tre sigma”, indicando una probabilità dello 0,3% che potesse trattarsi di un caso fortuito, ben al di sotto dello standard di “cinque sigma” che indica la probabilità dello 0,00003% richiesto per solide scoperte scientifiche. Numeri comunque tanto bassi che i critici hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che i dati del spingano il Jwst ai suoi limiti, notando l’assenza di molecole che tipicamente compaiono insieme al Dms. Una delle possibilità, quindi, è che i ricercatori potrebbero aver utilizzato un modello matematico distorto che ha gonfiato la significatività della rilevazione. Ed anche se la scoperta del vapore acqueo sull’esopianeta K2-18b è di per sé entusiasmante, non significa affatto che questo sia un “gemello” della Terra.

Le scoperte di Taylor alimentano lo scetticismo, suggerendo che la significatività della rilevazione sia stata sopravvalutata. Eppure, Madhusudhan e il suo team rimangono fermi sulle loro posizioni, osservando che i modelli di Taylor sono troppo semplicistici per catturare il complesso comportamento delle molecole atmosferiche dalle lunghezze d’onda captate e analizzate dal telescopio Webb. Per confermare una scoperta i risultati devono essere supportati da evidenze indipendenti, devono mostrare valori statistici ed escludere spiegazioni non biologiche, ma finora tutti i dati che abbiamo non soddisfano questi requisiti. Altre ricerche suggeriscono che il pianeta potrebbe essere troppo vicino alla sua stella per supportare acqua liquida in superficie, contraddicendo le precedenti conclusioni del team Madhusudhan, secondo il quale potrebbe trattarsi di un mondo oceanico. Inoltre, gli scienziati hanno annunciato di aver trovato tracce di Dms su una cometa fredda e priva di vita nel 2024, sollevando la possibilità che tali molecole possano formarsi attraverso processi chimici a noi ancora sconosciuti.

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