La prostituzione è più florida che mai in Italia, anche se la pandemia ne ha cambiato le modalità di fruizione. Tra mascherine e igienizzanti con i clienti a casa, molte sex workers puntano tutto sul web per aumentare gli incontri virtuali e il fatturato. A fronte di una legalizzazione del loro lavoro, però, pagherebbero volentieri le tasse.
L’Italia è un Paese che va a puttane. E non stiamo parlando del crollo economico, ma di un mondo, quello della prostituzione, che non si è fermato neanche davanti al virus. Ha preso precauzioni, ha cambiato modus operandi, ha dato una limata alle tariffe ed è ripartito. Il sesso a pagamento, un giro d’affari da cinque miliardi di euro, con oltre 120 mila sex workers, ha superato la crisi, come spiega la giornalista Maria Giovanna Maglie nel suo ultimo libro: Puttane (Piemme).
Un reportage senza moralismo: «Mi sono accorta che il vecchio mestiere di prostituta, quella che batte per le strade, a cui levano i soldi a fine nottata, appartiene in realtà alle immigrate clandestine. Il lunedì le vedi sbarcare con la copertina di metallo addosso e il mercoledì sono già sulla strada per pagare il debito agli sfruttatori. Cinesi, rumene, nigeriane sono le nuove schiave. Le altre, quelle che ho conosciuto e intervistato, sono assolutamente padrone del loro corpo e dell’uso che ne fanno. Da qui la mia protesta contro il moralismo italiano». Il sito Escort Advisor è la testimonianza di quanto questo mondo sia cambiato e di come abbia saputo adattarsi: 3 milioni di utenti unici mensili in Italia, contiene 180 mila recensioni e più di 68.700 profili di escort. Un Tripadvisor del sesso, dove un esercito di donne e trans viene recensito con le stelline, come fossero ristoranti (e dove il commento più frequente è se sia facile trovare parcheggio).
«Le donne lavorando da casa sono riuscite a sopravvivere nell’era del Covid. E moltissimi hanno continuato a visitarle anche durante il lockdown» spiega la celebre giornalista. «Tra il 16 e il 22 di marzo, Escort Advisor ha tracciato il 94 per cento di annunci in meno, segnando il down dell’intero settore». Molte si erano attrezzate con videochiamate erotiche, gli uomini si chiudevano in bagno per ascoltare i sospiri in cuffia. Alcuni aprivano l’acqua della doccia per non farsi beccare dalle mogli. Certo, i prezzi erano diminuiti, come racconta una escort romana: «Per una videochat hot chiedevo la metà del mio onorario, 25 euro, a fine giornata avevo comunque fatto qualcosa».
Hanno continuato a lavorare soprattutto quelle dell’Europa dell’Est, i trans hanno triplicato il fatturato e la prostituzione maschile a Milano è addirittura aumentata. Molte italiane invece, senza possibilità di domandare un aiuto allo Stato, si sono ritrovate in fila alla Caritas per un pacco alimentare. Abbandonate a se stesse, c’è chi ha provato a chiedere i 600 euro all’Inps: tra le oltre due milioni di domande arrivate ci sono anche quelle di un 12 per cento di sex workers. Dal 4 maggio Escort Advisor ha segnato un balzo, con le recensioni cresciute del 93 per cento. È la grande bouffe, come raccontano le ragazze: «Ho avuto più richieste di rapporti non protetti e di baci in bocca, nonostante tutto quello che avevamo passato», «Dopo l’apertura ho guadagnato più di tremila euro al giorno».
Da quel momento non hanno più smesso. Racconta Laura, 28 anni, che lavora a Milano, zona rossa: «Ho ricominciato quest’estate e continuo anche ora in appartamento durante il giorno. Teniamo la mascherina, disinfetto tutto. Mi sembra che gli uomini siano più preoccupati del fattore economico che di quello sanitario. Le prestazioni sono scese di prezzo». Tiffany è un’istituzione nella zona Monza e Brianza. Italiana, 55 anni, durante la crisi economica del 2011 ha perso tutto: «Vivevo in un camper, non avevo neanche l’acqua e ho cominciato a fare la vita». A marzo ha smesso: «Non ho mai spento il telefono. Ricevevo centinaia di chiamate al giorno: uomini che cercavano una parola di conforto, un po’ di umanità». Oggi riceve nella casa che è riuscita a comprarsi: «Quando ho iniziato il mercato era buono. Poi con il virus ho perso il 90 per cento dei guadagni, ma per alcune colleghe è stato anche peggio. In molte si lamentano di non lavorare più. I clienti sono pochi, hanno paura. Il virus ha trasformato tutto questo in un Far West. Le ragazze per strada sono state buttate nelle case, tante sono le truffe a danno degli uomini, che vengono minacciati, drogati e derubati». Tiffany racconta di aver cercato di venire incontro a chi ha problemi economici. «Questo è il momento di aiutarci. Ho passato l’inferno, oggi non ho paura del virus». Ma intanto ha investito in ciabattine monouso, diffusori elettronici per l’aria pulita, gel igienizzanti, «prendo il sapone degli ospedali, quello più costoso». Ha fatto il tampone, «ma come si fa a fare l’amore con la mascherina?».
Simona, 43 anni, prima della Capitale, secondo la classifica di Escort Advisor, invece non ha pietà: «Se non sottostanno alle mie regole di pulizia se ne vanno». Mentre spiega le inderogabili richieste il cellulare suona senza sosta, è lunedì mattina ed è già piena di appuntamenti. Pratica solo sesso orale: «Chi arriva deve togliersi le scarpe, se non lo fa subito, una frustata. Misurazione della febbre con la pistola, poi sotto il mio controllo vigile si lavano le mani. Mascherina dall’inizio alla fine. Se vogliono un caffè lo bevono in silenzio e poi di nuovo su la mascherina. La paura cresce, mentre si è perso il calore, gli abbracci».
La clientela è cambiata. «Perché una escort oggi è diventata un lusso» dice BluAngy, love coach, come ama definirsi, e scrittrice. Il suo ultimo libro Sesso, amore e liberazione (Dario Flaccovio Editore) propone soluzioni concrete per svecchiare un mondo perbenista e ipocrita: «Il sesso resta un elemento potentissimo nelle nostre vite, cui le persone non rinunciano, neanche con la pandemia. Forse sono diminuiti gli incontri fisici, ma sono aumentati quelli virtuali. Quello che ho notato è la profonda crisi psicologica che stiamo attraversando». Molte le richieste di video personalizzati che le sono arrivate negli ultimi mesi, anche da clienti dall’estero. «I prezzi sono inferiori di quelli per gli incontri, si va da 55 euro fino a 500. Purtroppo molte ragazze non vogliono fare videochiamate, hanno paura a farsi vedere in faccia. Lo stigma è ancora molto forte». Per BlueAngy, solo legalizzando la professione si potrà dare dignità a chi fa questo mestiere: «Pagheremmo molto volentieri le tasse per fare parte della società».
Livia è una di quelle che non usa la tecnologia. Ha 22 anni, frequenta l’università a Roma e da un anno fa la escort: «Non certo per vocazione, ma per una pura ragione economica. Lavorando un paio di settimane al mese guadagnavo due, tremila euro. Oggi tutto si è ridimensionato. Post lockdown ho ricominciato con grande cautela. Ho fatto il tampone, tengo l’app Immuni sempre attiva e vedo poche persone. Un cliente mi ha stupito disdicendo un appuntamento e scusandosi: era entrato in contatto con un positivo. Non tutti lo fanno». Mentre le escort riescono ancora a gestire il lavoro, le nigeriane costrette sulla strada sono state letteralmente lasciate morire di fame dai trafficanti di sesso durante la pandemia.
Livia è favorevole alla legalizzazione: «Sarebbe una grande svolta per l’economia. Ora più che mai serve una regolamentazione». Secondo il sociologo Marzio Barbagli, il termine prostituzione è ormai inadeguato: «Mette l’accento sull’offerta, sulla peccatrice». Ha appena pubblicato Comprare piacere (Il Mulino), corposa storia dell’amore venale dal Medioevo a oggi: «Il mercato del sesso è cresciuto costantemente fino alla fine dell’Ottocento, esaltato anche da grandi scrittori quali Gustave Flaubert. Ma da allora è iniziata una diminuzione della domanda». Oggi siamo di fronte a un’offerta molto ridimensionata. La liberazione dei costumi sessuali, il declino della doppia morale, la verginità diventata un disvalore nelle nuove generazioni hanno portato a una contrazione. Il Covid cambierà il mercato? «Quando ci fu la prima epidemia di sifilide, alla fine del Quattrocento, capirono che dipendeva dai rapporti sessuali e questi diminuirono, poi le cose tornarono come prima. Sarà così anche adesso: ci saranno lievi oscillazioni e leggere riprese. Il virus ha stravolto le nostre vite, ma non mi aspetto grandi cambiamenti in questo campo».
Ma c’è un dato che nessun virologo ha mai preso in considerazione. Tiffany racconta: «Le cinesi sono sparite dalla circolazione al primo lockdown e non sono ancora tornate». Forse, quando le vedremo riapparire sui siti, vorrà dire che questa pandemia finalmente si sta avviando a un epilogo.
