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La Cassazione «abbatte» tre nuovi grattacieli di Milano

La Cassazione «abbatte» tre nuovi grattacieli di Milano

La Corte fornisce le motivazioni dietro la conferma del sequestro delle residenze Lac e avvisa le famiglie sospese: “rifatevi sugli autori dell’illecito”.

Urbanistica milanese. È certamente il tema del momento, anche perché ormai non passa giorno senza che si scoprano nuovi dettagli o novità riguardo alle centinaia di cantieri per futuri edifici residenziali avviati in circostanze e modalità a dir poco sospette, in una parola “Palazzopoli”. L’ultima è arrivata ieri, quando la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni per le quali ha respinto il ricorso della società Nexity contro il sequestro imposto dalla procura di Milano per i cantieri delle residenze Lac, tre palazzine al Parco delle Cave, in una ex area industriale nella zona ovest della città.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione aveva bocciato il ricorso già ad aprile. Nelle motivazioni, rese pubbliche ieri, si legge che per la costruzione di palazzine che vanno da un’altezza minima di 27 metri a una massima di 43 metri, serve «un piano attuativo particolareggiato», non basta una semplice Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). Esso è ritenuto «una necessità davanti ad edificazioni ritenute particolarmente impattanti, che esprime il senso profondo del principio della pianificazione degli interventi edilizi e di trasformazione urbana, connotato dalla sua precipua funzione di garanzia dell’ordinato sviluppo del territorio». L’obbligo del piano attuativo «esprime il senso profondo del principio della pianificazione», necessaria per scongiurare i «guasti urbanistici» dello «sfruttamento intensivo».

D’altra parte il motivo per cui i costruttori avevano optato per una Scia invece dell’occorrente piano attuativo era che con la prima la società costruttrice aveva fatto passare per “ristrutturazione” l’abbattimento dell’area industriale preesistente nel Parco delle Cave e l’edificazione delle tre palazzine note come “residenze Lac”. Una prassi che negli ultimi anni si era consolidata fra diverse società costruttrici, con la connivenza di alcuni impiegati comunali e membri della Commissione Paesaggi di Milano.

Fra esse anche la Bluestone, responsabile delle Park Towers di via Crescenzago, anch’esse spacciate come “ristrutturazione”, il cui amministratore Andrea Bezziccheri andrà a processo (insieme ad altri 5 indagati) per abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso.

Le motivazioni della Cassazione per il respingimento del ricorso sul sequestro delle residenze Lac trattano anche del tema riguardante le cosiddette “famiglie sospese”, ovvero migliaia di persone che hanno acquistato le case nei tanti cantieri ora posti sotto sequestro, magari versando anche degli anticipi, e ora non sanno quando (e se) potranno entrare nella loro nuova abitazione. Per la Cassazione si tratta di «un artificioso contrasto tra beni di per sé non in contrapposizione», cioè «tra l’interesse collettivo al ripristino della legalità urbanistica violata e l’interesse alla abitazione».

«Gli interessi dei terzi acquirenti» sugli immobili sequestrati, continua la Corte, «che in buona fede abbiano stipulato contratti per l’acquisto non possono in alcun modo trovare tutela attraverso l’abdicazione, da parte dell’autorità giudiziaria, del suo potere-dovere di sequestro», atto a «impedire la protrazione dei reati in presenza dei presupposti di legge». Gli acquirenti «estranei al reato hanno la facoltà di far valere sul piano civile la responsabilità dell’autore dell’illecito per i danni subiti».

L’ira delle Famiglie sospese

Secondo la Corte, dunque, le famiglie sospese possono fare causa ai costruttori o al Comune responsabili degli abusivismi e delle irregolarità. Oltre al danno la beffa, insomma. Sono circa 4000 le famiglie che hanno comprato casa in uno dei 150 cantieri bloccati per le indagini della Procura. 4000 famiglie che hanno già versato anticipi, magari andando fortemente ad intaccare i propri risparmi, per delle case che forse non verranno più ricostruite.

Riunitisi nel “Comitato famiglie sospese”, all’indomani delle dimissioni dell’Assessore Tancredi hanno indirizzato alla giunta di Beppe Sala una lettera aperta, in cui domandando se ora il Comune «continuerà a lavorare con l’obiettivo di sbloccare gli oltre 150 progetti fermi» e se soprattutto la giunta milanese «ha gli strumenti per agire da sola o serve un intervento nazionale». «In consiglio comunale si è parlato di tutto, anche dei post sui social, tranne che di noi, delle nostre storie», conclude la lettera.

«C’è sfiducia nelle istituzioni. Perché questa storia può finire in due modi: o la Procura ha ragione e quindi l’Amministrazione ha tradito la comunità e noi acquirenti, o si risolve tutto in una bolla di sapone. Significherebbe così aver bloccato le nostre vite per tutto questo tempo», lo dice al Corriere Filippo Borsellino, portavoce del Comitato famiglie sospese, acquirente di un appartamento proprio nelle residenze Lac.

La Corte di Cassazione ha suggerito di procedere per vie legali contro i costruttori o il Comune, ma, come dichiarato anche dallo stesso Borsellino, dopo gli esosi anticipi per le abitazioni poste sotto sequestro «ora non abbiamo soldi per pagare un avvocato». È la silenziosa tragedia di migliaia di famiglie, costrette in un terribile limbo e in attesa della Politica e della Giustizia, ma al momento tradite da entrambe.

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