I nuovi sviluppi nel caso Garlasco sollevano interrogativi sulla solidità della condanna di Alberto Stasi e sulla possibilità che più persone siano coinvolte nell’omicidio di Chiara Poggi. La scoperta dell’impronta 33 e la richiesta di nuove analisi scientifiche potrebbero portare a una revisione del processo e, forse, a una riscrittura della verità giudiziaria di uno dei casi più controversi della cronaca italiana.
L’incidente probatorio previsto per il 17 giugno sarà un momento cruciale per fare luce su una vicenda che, a distanza di 18 anni, continua a suscitare domande e dubbi.
L’impronta 33: una traccia dimenticata che riapre il caso
Durante le indagini iniziali, fu rilevata un’impronta sul muro delle scale della villetta dei Poggi, denominata “impronta 33”. All’epoca, la traccia non fu attribuita a nessuno. Recentemente, grazie a nuove tecniche di analisi, è stato possibile identificarla come appartenente al palmo destro di Andrea Sempio, con una corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche.
La Procura di Pavia ha quindi iscritto Sempio nel registro degli indagati per concorso nell’omicidio di Chiara Poggi. Sempio, che non si è presentato all’udienza preliminare, ha giustificato l’assenza con un presunto errore nella notifica.
La difesa di Stasi chiede una revisione scientifica dei reperti
Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione, ha sempre proclamato la propria innocenza. La sua difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio De Rensis, ha richiesto una nuova analisi scientifica di tutti i reperti disponibili, inclusa l’impronta 33. Secondo la difesa, con le moderne tecniche forensi, sarebbe possibile individuare materiale biologico nell’impronta, potenzialmente riconducibile alla vittima.
Inoltre, si intende riesaminare altre tracce, come le impronte di scarpe femminili trovate sulla scena del crimine, nella speranza che le nuove tecnologie possano fornire risultati più precisi rispetto alle analisi effettuate in passato.
La ricerca dell’intonaco e l’importanza della conservazione dei reperti
Un elemento chiave delle nuove indagini è la ricerca dell’intonaco grattato dal muro delle scale, dove fu rilevata l’impronta 33. Questo campione, prelevato nel 2007, potrebbe contenere tracce di DNA utili all’identificazione del colpevole. Tuttavia, si teme che il reperto sia stato distrutto dopo la condanna definitiva di Stasi. Se ritrovato, lo stato di conservazione sarà determinante per l’eventuale estrazione di materiale genetico.
Le nuove piste investigative: impronte sconosciute e dinamica del delitto
Le indagini attuali si concentrano anche su altre impronte digitali non identificate trovate sulla scena del crimine. In particolare, l’impronta numero 10, rilevata sulla parte interna della porta di casa Poggi, non appartiene né a Sempio né a Stasi, suggerendo la possibile presenza di un terzo individuo.
Gli investigatori stanno inoltre analizzando la dinamica dell’aggressione attraverso l’interpretazione delle tracce ematiche presenti sulla scena, con l’obiettivo di ricostruire con maggiore precisione l’accaduto e identificare l’arma del delitto, ancora non individuata.