La Corte d’Appello dell’Aquila ha respinto il reclamo presentato dai legali di Nathan e Catherine Trevallion, confermando l’ordinanza del Tribunale per i Minorenni che aveva disposto la sospensione della responsabilità genitoriale e il collocamento dei tre figli minori in una casa famiglia a Vasto. La decisione mantiene invariato l’assetto stabilito lo scorso 20 novembre, quando i bambini erano stati trasferiti dal comune di Palmoli, nel Chietino.
La madre può restare con i figli per alcune ore della giornata all’interno della struttura, ma per ora i bambini non torneranno a vivere con entrambi i genitori. La situazione resta dunque congelata in attesa di eventuali nuove valutazioni da parte del Tribunale per i Minorenni.
La decisione dei giudici e il nodo della socializzazione
Secondo quanto emerge, la Corte d’Appello non ha ritenuto sufficienti i cambiamenti apportati dalla famiglia per superare le criticità già evidenziate dai magistrati di primo grado. Al centro della valutazione resta il tema della socializzazione dei minori, considerato un elemento essenziale per il loro sviluppo equilibrato.
I giudici hanno preso atto dei miglioramenti intervenuti, come gli adeguamenti all’abitazione e l’avvio di un percorso educativo strutturato con il supporto di un’insegnante, ma hanno ritenuto ancora problematico il rapporto dei bambini con i coetanei. Un aspetto su cui anche gli assistenti sociali avevano espresso forti riserve, parlando di una condizione di “deprivazione”.
Il caso della famiglia che viveva nel bosco
La vicenda della “famiglia nel bosco” aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica dopo il racconto delle condizioni di vita dei Trevallion, tra scelte educative non convenzionali, isolamento e un rapporto complesso con le istituzioni. L’episodio dell’intossicazione da funghi e l’intervento dei carabinieri avevano accelerato le verifiche, culminate con il provvedimento del Tribunale per i Minorenni.
Da allora la famiglia ha tentato di dimostrare la propria disponibilità a modificare il proprio stile di vita, ma secondo i giudici ciò non è bastato a garantire, almeno per ora, il pieno rientro dei bambini in casa.
Le reazioni politiche: Salvini e Roccella all’attacco
Immediata la reazione del vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che sui social ha scritto: «Per questi giudici una sola parola: vergogna. I bambini non sono proprietà dello Stato, devono poter crescere con l’amore di mamma e papà».
Sulla stessa linea anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, che ha sottolineato come «neanche a Natale i bambini potranno tornare a casa» e ha criticato l’intervento dello Stato in scelte educative e stili di vita che, a suo avviso, non giustificherebbero una misura così drastica. Roccella ha inoltre richiamato l’attenzione sulle possibili conseguenze psicologiche dell’allontanamento sui minori.
L’avvocato: “Non è una bocciatura definitiva”
Secondo l’avvocata Danila Solinas, che assiste la famiglia insieme al collega Marco Femminella, la decisione della Corte d’Appello non va letta come una bocciatura sul merito. La Corte, ha spiegato, si è limitata a verificare se al momento dell’ordinanza esistessero i presupposti formali per adottarla, senza riscontrare vizi tali da annullarla.
Nel corpo della sentenza, sostiene la legale, vengono riconosciuti i progressi compiuti dai genitori e la possibilità che questi vengano valutati positivamente dal Tribunale per i Minorenni. Una decisione che potrebbe arrivare in qualsiasi momento, anche senza una nuova udienza.
Per la famiglia Trevallion, dunque, la speranza di riavere i figli non è definitivamente chiusa. Ma, per ora, la linea dei giudici resta ferma: i bambini restano in comunità.
