Home » Attualità » Il carcere ingiusto ci costa 870 milioni di euro

Il carcere ingiusto ci costa 870 milioni di euro

Il carcere ingiusto ci costa 870 milioni di euro

Numeri della vergogna: sono impressionanti le cifre spese in vent’anni per risarcire i cittadini vittime di decine di migliaia di illegittime detenzioni ed errori commessi nei tribunali

Continua ad essere al centro delle discussioni la lotta tra politica e magistratura, errori giudiziari, spesso definiti “numeri della vergogna”, che comportano conseguenze gravissime sull’innocente. Quest’ultimo infatti subisce una ingiusta privazione della libertà con la reclusione o addirittura, negli ordinamenti dove vige la pena di morte, della vita.

Sono impressionanti (e sicuramente insufficienti) anche le cifre spese in vent’anni per risarcire i cittadini vittime di decine di migliaia di illegittime detenzioni ed errori commessi nei tribunali. Per contro, mentre la riforma del ministro Marta Cartabia risulta ancora carente su questi aspetti di civiltà, restano rarissimi i casi in cui chi ha emesso un giudizio sbagliato è chiamato a risponderne.


Uno degli ultimi casi del 2021 arriva da Lecce. Daniele Leotta è rimasto dietro le sbarre per 15 mesi. Il 44enne avrebbe rubato una bicicletta dal valore di 200 euro. Lui, però, si è sempre proclamato innocente. Dal 2012 è paraplegico. Eppure un luogotenente dei carabinieri di Lecce, visionando le immagini delle telecamere di videosorveglianza nel corso delle indagini, non ha avuto dubbi: in sella a quella bicicletta c’era proprio Leotta.

Solo poche settimane fa la giudice del Tribunale di Lecce, Annalisa De Benedictis, ha assolto l’imputato con formula piena, per non aver commesso il fatto: nulla di più che una forte somiglianza con la persona ripresa dalle telecamere. Ovviamente ora, dopo un anno e tre mesi dietro le sbarre da innocente, verrà valutata la richiesta di un indennizzo per ingiusta detenzione.

Il caso Leotta è solo uno tra molti. La sua storia è la sintesi agghiacciante della sequenza di errori giudiziari che ogni anno distruggono la vita di centinaia di persone. C’è chi viene condannato in via definitiva e poi assolto dopo anni con un processo di revisione (l’errore giudiziario vero e proprio). Ma anche chi, dopo essere colpito da ordinanze di custodia cautelare in fase di indagini, si rivela del tutto estraneo alla vicenda (in questo caso invece si parla di ingiusta detenzione).

Bastano alcuni numeri per capire la drammaticità del fenomeno: come già denunciava Maurizio Belpietro sul numero 38 di Panorama, dal 1991 al 31 dicembre 2020 i casi totali di ingiusta detenzione sono stati 29.452 ai quali vanno sommati 207 errori giudiziari, per un totale di 29.659 episodi. La spesa ora quantificata per lo Stato, tra indennizzi e risarcimenti, sfiora gli 870 milioni di euro.

Secondo i dati forniti dalla Corte dei conti, soltanto nel 2020 lo Stato ha pagato 43,9 milioni di euro per tali «errori». Una cifra peraltro sottostimata, secondo l’associazione Errorigiudiziari.com, fondata dai giornalisti Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi, che da oltre 20 anni si occupa del fenomeno monitorando i tanti casi di malagiustizia del nostro Paese.

«Tutto è cominciato» raccontano i responsabili dell’associazione «quando ci siamo interessati al caso di Enzo Tortora e a quello di Lanfranco Schillaci, accusato di abusi sulla figlia di due anni e mezzo. La piccola aveva perdite di sangue dal retto e l’uomo venne incriminato per averla abusata. Ma si trattava di un tumore».

L’associazione, che ha incrociato i dati dei ministeri di Economia e Giustizia, rileva che i casi di ingiusta detenzione l’anno scorso sono stati 750 (in lieve calo rispetto ai mille del 2019, a causa probabilmente dello stop dei tribunali per il Covid), per una spesa complessiva in indennizzi pari a 36,9 milioni. Cui si aggiungono i 9,1 milioni per i 16 errori giudiziari. Traendo un bilancio dal 1991 al 2021, per i quasi 30 mila episodi in cui la giustizia ha sbagliato si arriva appunto a un costo per la collettività di quasi 870 milioni di euro.

La domanda sorge spontanea: a fronte di queste provvedimenti giudiziari che hanno pesato su esistenze reali, quanti magistrati hanno pagato per i loro errori? Pochissimi. Addirittura dal 2017 al 2019, come rilevano ancora i giudici contabili, le azioni promosse sono state solo 53 e non è arrivato alcun ammonimento.

Non a caso il deputato di Azione, Enrico Costa, da sempre sensibile al tema, ha presentato una legge «per sottoporre al processo disciplinare quei magistrati, sia il pm sia il giudice, che hanno sottoscritto e dato il via libera alle manette agli innocenti». Ci ha provato anche con un emendamento da inserire nella riforma della giustizia cui sta faticosamente lavorando la ministra Marta Cartabia, «ma il governo per ora ha dato parere contrario».

Intanto, centinaia di persone hanno dovuto interrompere la loro vita per lungo tempo, senza avere colpa. Tra queste c’è Angelo Massaro, in carcere per 21 anni per un reato mai commesso, o Rita Falco: ci sono voluti 13 anni per capire che non era lei la «Rita» ascoltata in un’intercettazione e accusata di essere una grossista di droga. Remo Brunella, invece, è stato arrestato per tre rapine aggravate, di cui una culminata in tentato omicidio. Le vittime delle aggressioni sostenevano di averlo riconosciuto da una foto segnaletica. Solo dopo oltre 200 giorni di carcere è stato assolto perché estraneo alla vicenda. Dopo questo travaglio, ha ricevuto un risarcimento di soli 53.000 euro.

Saverio De Sario, invece, è stato condannato in via definitiva a 11 anni per abusi sessuali sui figli in seguito alla denuncia della moglie. La donna aveva portato a sostegno delle accuse le testimonianze dei bambini, ma dopo averli convinti a raccontare qualcosa che non era mai successo. Al termine di un processo di revisione, la Corte d’appello di Perugia ha cancellato la condanna di De Sario: l’uomo è stato assolto perché il fatto non sussiste e i giudici ne hanno disposto l’immediata scarcerazione, con un indennizzo di 400.000 euro. Chissà se basteranno a risarcirlo di un trauma che l’ha segnato per sempre.

Si potrebbe andare avanti a lungo. E senza riuscire ad avere gli esatti contorni del fenomeno perché, per esempio, non sempre l’ingiusta detenzione viene riconosciuta al termine di un percorso giudiziario. Un cavillo del codice penale prevede, infatti, che non ci sia indennizzo quando l’indagato ha «concorso a indurre in errore il giudice». Da qualche anno tale circostanza si verifica però anche quando questi si avvale della facoltà di non rispondere agli inquirenti: un sacrosanto diritto del codice penale finisce per divenire l’ennesimo scandalo.

A riguardo, ancora, Costa ha chiesto al governo di conoscere le delibere contrarie all’ingiusta detenzione. La risposta fornita è sconvolgente: «Tra i procedimenti definiti prevalgono nettamente le pronunce di rigetto (77%)», si legge nella risposta ufficiale. «Ciò significa» argomenta Costa « che parliamo non di circa 1.000 casi di ingiusta detenzione in media all’anno, ma potenzialmente di oltre 3.000, che poi non sempre ottengono un giusto risarcimento».

Ma c’è di più. Non tutti presentano istanza perché gli indennizzi, a conti fatti, non sono così proporzionati: per un giorno in carcere il risarcimento è pari a 235 euro, la metà se si finisce agli arresti domiciliari. E comunque c’è un tetto massimo: non si può andare oltre i 516 mila euro. «Uno Stato di diritto» conclude Costa «dovrebbe subito riavvolgere il nastro e capire che c’è qualcosa che non funziona, e invece pare che i magistrati ritengano tali errori “fisiologici”».

L’aggravante, poi, è quella che il parlamentare chiama una sorta di «tutela corporativa da parte della magistratura e delle istituzioni». Un esempio? «La commissione Giustizia aveva chiesto al ministero dell’Economia copia delle ordinanze per ingiusta detenzione dal 2015 al 2020. Il ministro (dell’Economia, ndr) Franco ha detto che non può fornire quanto richiesto». Nella risposta ufficiale si parla di «uno sforzo organizzativo» che «condurrebbe a convogliare le risorse umane» dell’Ufficio competente solo per recuperare le delibere. Se non è un alibi questo, difficile comprendere cosa sia.

Purtroppo questi numeri vergognosi continuano ad essere alti: nel 2022 si sono registrati in Italia 547 casi complessivi tra ingiuste detenzioni ed errori giudiziari (-25 rispetto all’anno precedente). È quanto rileva l’associazione Errorigiudiziari.com, il primo archivio online su errori giudiziari e ingiusta detenzione, che ha elaborato i dati aggiornati al 31 dicembre 2022.

La spesa complessiva per indennizzi e risarcimenti è, invece, in crescita: poco meno di 37 milioni e 330 mila euro, oltre 11 milioni e mezzo in più rispetto al 2021. Per quanto riguarda i dati sulle ingiuste detenzioni, cioè coloro che subiscono una custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari, salvo poi venire assolti, Errorigiudiziari.com sottolinea che nel 2022 ci sono stati 539 casi, per una spesa complessiva in indennizzi pari a 27 milioni 378 mila euro.

Un leggero calo dei casi rispetto all’anno precedente (-26), a fronte di una spesa che è aumentata invece di quasi 3 milioni di euro.

Negli ultimi vent’anni, dal 1992 al 31 dicembre 2022, si sono registrati 30.556 casi: vuol dire che, in media, quasi 955 innocenti in custodia cautelare ogni anno. Il tutto per una spesa che supera gli 846 milioni e 655 mila euro in indennizzi, per una media di circa 26 milioni e 460 mila euro l’anno.

© Riproduzione Riservata