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L’atomica coreana contro il mondo

L’atomica coreana contro il mondo

Pyongyang lancia un nuovo missile contro tutto e tutti

Chi aveva scommesso sul bluff nucleare della Corea del Nord è stato costretto a ricredersi.  Così come è successo a chi ha pensato che il video in cui si intravedeva una New York in fiamme comparso la settimana scorsa sull’account YouTube ufficiale del regime fosse solo l’ennesimo messaggio di propaganda volto a convincere la popolazione che grazie alla guida di Kim Jong-un la Corea del Nord si era finalmente trasformata in una grande potenza. Capace di minacciare niente meno che gli Stati Uniti con i suoi missili intercontinentali.

E invece questa mattina Pyongyang ha dato al mondo uno sconcertante buongiorno atomico. Confermando il successo del suo terzo test nucleare. Sotterraneo. Fonti governative hanno precisato che la detonazione è avvenuta nei pressi della base di Punggye-ri, vicinissima al confine con la Cina. Un’area in cui circa tre ore prima dell’annuncio era stata in effetti rilevata un’inusuale attività sismica.

Su richiesta di Seul, le Nazioni Unite hanno convocato con la massima urgenza una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza, per discutere di quella che anche Mosca e Tokyo hanno definito una minaccia pericolosissima perché sempre più concreta.

Pyongyang non ha fatto circolare nessun dettaglio sull’esplosione, ma gli esperti della Corea del Sud hanno stimato che il regime nordcoreano avrebbe testato un ordigno da dieci chilotoni o forse più.

La provocazione di Kim Jong-un non rappresenta soltanto una “sfida agli sforzi compiuti per rafforzare il disarmo nucleare globale e la non proliferazione, in particolare con la fine dei test nucleari”, come ha sottolineato la Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organisation (Ctbto), l’agenzia di controllo sui test con sede a Vienna, ma ci costringe a rivedere il modo in cui gli atteggiamenti, i messaggi e le iniziative nordcoreane sono stati interpretati fino ad oggi.

Per farlo, è necessario prestare grande attenzione non tanto alle dichiarazioni degli Stati Uniti, che si sono limitati a condannare un test che “mina la stabilità regionale e viola gli obblighi di Pyongyang nei confronti di molte risoluzioni dell’Onu”, quanto a quello che sta effettivamente succedendo in Corea del Nord, a come deciderà di reagire la Cina, e al modo in cui una regione in cui la maggior parte dei paesi pare essere decisa a puntare tutto sul nazionalismo sarà in grado di gestire la situazione.

Partiamo dalla Cina: fino a questo momento la stampa si è limitata a condannare “con forza” l’esperimento nordcoreano. E nonostante la maggior parte degli osservatori internazionali continui a ritenere che Pechino non abbandonerà mai il suo alleato comunista in Asia, l’aggressività di Kim Jong-un e la sua determinazione a dimostrare che la Corea del Nord ha tutte le carte in regola per trasformarsi in una potenza nucleare potrebbero invece spingere Pechino a svincolarsi sempre di più da Pyongyang. Cui già da tempo, anche se con scarso successo, raccomanda di evitare di assumere atteggiameti scioccamente provocatori per non ritrovarsi invischiata in una pericolosissima escalation militare.

La Cina è forse oggi l’unico paese che conosce la Corea del Nord da vicino. Eppure, anche se magari la frequenza di contatti può aver convinto l’establishment pechinese che, nonostante tutto, Pyongyang non sia in grado di raggiungere il suo sogno di indipendenza economica e militare, non è possibile escludere a priori che scelte impulsive o, ancora peggio, errori di valutazione possano innescare una crisi pericolosissma. Questo perché finirebbe con l’infiammare una regione in cui la tensione è già fin troppo alta. Per l’attenzione che da qualche tempo Giappone, Corea del Sud e Cina hanno iniziato a riservare a dispute territoriali che fino a quando verranno approcciate come questioni di principio relativamente alle quali ogni compromesso è impossibile, non potranno mai essere risolte.

Ecco perché è realistico prevedere che la Cina nella riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza di oggi non sarà interessata a mediare ma si allineerà alle posizioni anti-coreane. Correndo, però, un grossissimo rischio: trasmettere a Pyongyang il messaggio che, tirando troppo la corda, potrebbe finire col ritrovarsi del tutto isolata. A questo punto, però, come potrebbe reagire Kim Jong-un? Beh, le ipotesi sono due: la paura dell’isolamento potrebbe spingerlo a mantenere un profilo più basso. Almeno per un po’. Ma se saranno rabbia e sdegno a prendere il sopravvento, la comunità internazionale farà meglio a preoccuparsi.

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