Da Ghibullo (Ravenna) – Deborah Dirani
Oggi sono arrivate le mie amiche, le mie amiche di sempre: sempre loro, sempre le stesse, la roccaforte incrollabile del mio cuore e della mia vita. Alle 9 e mezzo di stamattina, armate di stivaloni, spingi acqua, stracci e ottimismo si sono presentate davanti al cancello in perfetta formazione da combattimento: un piccolo esercito di valchirie con la determinazione di un Crociato in Guerra Santa. La Gerusalemme da liberare, nella fattispecie, era la mia tavernetta che, essendo il mio studio, per me rappresentava qualcosa di molto più sacro del Graal.
Mi hanno vista, già scarmigliata, sporchiccia e con due borse sotto gli occhi da fare invidia a monsieur Vuitton, mi hanno abbracciata stretta stretta e, neanche il tempo di infilarmi gli stivali, me le sono ritrovate a smontare un mobile: “bambine – ho detto io davanti a tanto zelo – state attente, è pesante”!
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La risposta è stata la Glo, 50 chili di cazzimma e allegria, che se lo è letteralmente caricato in spalla, ci ha fatto le scale e lo ha scaricato sul bordo della strada col piglio di un traslocatore di lungo corso. Dietro di lei, coi cassetti zuppi e pieni dei miei quaderni degli appunti, in perfetta fila indiana seguivano: la Clo’, che alle 14:30 aveva un’udienza a Bologna e nonostante tutto non è voluta mancare, a costo di puzzare di acqua di fiume, la Roby con un elastico rosa in testa e quell’allegria che ogni volta che la vedo mi scarica il cuore da ogni pesantezza, la Lilla che insiste col dire che ho troppe decorazioni natalizie (e oggi le ha ripulite tutte, oltre ad avere lavato tutti i merletti di mia nonna senza battere ciglio), la Marjo che con le sue braccine da maestra di yoga solleva più pesi di un culturista e la Giadina che è la certezza della mia vita dal primo giorno di prima media (e io la sua condanna). Assieme a loro, a smontare divani e librerie, portando pizzette e brioche e qualche birretta, i colleghi di mio marito: tecnici del suono o qualcosa del genere (non ho ancora chiaro che lavoro faccia mio marito, ma finché mi regala anelli e orecchini di perle non mi preoccupo) con dei sorrisi e un’allegria che ha contagiato anche noi.
Sono arrivati da Rimini, Pesaro, Lido di Classe e Reggio Emilia. Perché il bene è questa cosa qui: esserci nel momento cruciale, quello difficile, quello in cui ti sembra di perdere i pezzi, di smarrire i ricordi. Forse, però, quel momento lì serve per costruirne di nuovi, di ricordi (e grazie Gianni per avermelo ricordato), comunque bellissimi ed essenziali. E quindi grazie anche a voi Borels, Bertozzino, Fra, Benny, Simone e McGyver! Avete trasformato una giornata triste in una festa che non dimenticheremo mai.
E grazie a tutti coloro che in queste ore stanno offrendo tempo, sorrisi ed energia a chi ha perso un pezzo di vita nell’acqua.
