elena bonetti
(Ansa)
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Contro la violenza sulle donne serve molto più del ddl Bonetti

Il Cdm ha approvato il Disegno di Legge, fortemente voluto dalla Ministra delle Pari Opportunità On. Elena Bonetti, contenente misure volte a contrastare la violenza sulle donne.

Il testo è frutto del lavoro anche delle Ministre Luciana Lamorgese, Marta Cartabia, Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Erika Stefani ed ora attende l’emanazione del Capo dello Stato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, per diventare effettivamente esecutivo.

Comprendo la soddisfazione delle madri di questo DDL e, per certi versi, questo giubilo è giustificato dal passo in avanti ulteriormente mosso di fronte alla piaga della violenza verso le donne e dei femminicidi, una vera e propria emergenza nel nostro Paese se solo si considera che, dall’inizio dell’anno, sono state uccise 109 donne, un dato in crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Tuttavia, come spesso accade, la montagna partorisce il topolino e ciò che viene magnificato come una nuova frontiera non è che un leggero maquillage di norme esistenti, semplicemente potenziate per attribuire maggiori poteri e competenze ai magistrati o alle Forze dell’Ordine.

Perché questo è il DDL Bonetti.

I 10 articoli che lo compongono sono infatti - nel consueto imperscrutabile linguaggio legalese fatto di rinvii e sequele di numeri di articoli - una sostituzione o integrazione di norme penali vigenti.

Trovo molto interessante, però, la svolta introdotta sulla procedibilità d’ufficio di certi reati come lesioni, percosse o minacce in ambito familiare, non richiedendosi più la denuncia-querela della vittima per introdurre l’indagine e le misure conseguenti.

Bene? Sì, però continua ad essere richiesto che questi fenomeni non siano ‘episodici’, motivo per il quale già oggi molte querele vengono archiviate.

Trovo positivo il fatto che, per la procedibilità d’ufficio, venga contemplata l’ipotesi che queste violenze siano commesse “in presenza di minorenni”, la c.d. violenza assistita, una ferita che lascia segni indelebili e che finalmente assume dignità anche a livello penale.

Bene per l’aggravamento delle pene - che in genere sono l’ultimo deterrente per i carnefici, mossi solo dalla volontà di immolarsi per compiere il loro gesto - ma mi lascia perplessa la misura del braccialetto elettronico.

Non che sia inutile, questo no, anche perché già in vigore per gli stalker: tuttavia mi chiedo se - all’atto pratico - può considerarsi davvero utile e risolutiva?

A mio avviso non lo è per due elementari motivi: innanzitutto chi partorisce il ferale proposito di uccidere lo fa prima ancora che sia prevista qualsivoglia misura nei suoi confronti e le 109 vittime di quest’anno lo dimostrano.

Dall’altro lato riguarda solo un numero esiguo di irriducibili che ancora non sono riusciti nel loro intento e che un braccialetto pieno di lucine rosse o verdi non fermerà: la psiche del femminicida funziona un po’ come quella del kamikaze che si immola al suo dio, certo che quando realizzerà l’impresa troverà un paradiso ad attenderlo.

Allo stesso modo il potenziale assassino, ancorché dotato di braccialetto ma mosso da un unico ossessivo proposito, ben può consumare il delitto sfruttando il fatto che, quando la Centrale segnalerà l’allarme - perché introdottosi nella casa dell’ex - ormai sarà troppo tardi.

Insomma tutte le misure previste nel DDL, che si risolvono in un non trascurabile ‘giro di vite’ nei confronti dei violenti (fermo indiziario, aggravamento delle pene, attenuazione della possibilità di fruire di misure alternative ecc.), si regge sull’assunto teorico che la vittima sopravviva agli attacchi.

Allora sì che lo Stato diventa spietato.

Ma, come detto, la vita vera non è lo sceneggiato di un film hollywoodiano dove, all’ultimo momento, compaiono i poliziotti a salvare la vittima e assicurare il potenziale femminicida alle patrie galere.

Le donne sono sole, dentro e fuori casa, esposte alle menti assassine di soggetti alienati dalla rabbia e dalla vendetta che aspettano solo il momento opportuno per lavare con il sangue l’onta di essere stati lasciati.

Più che un DDL servirebbe un apparato alla Minority Report (celebre film di Tom Cruise), che narra di una società futuristica dotata di un software di pre-crimine capace di disinnescare i reati prima che avvengano.

Questo non è possibile ed allora servirebbe il coraggio di intervenire in maniera ancora più drastica, della serie ‘ti prendo e la chiave la butto davvero via’.

Nel frattempo facciamo andare bene quel che ‘passa il convento’ e apprezziamo lo sforzo di queste coraggiose pioniere che, di fronte al sostanziale disinteresse del Parlamento - davanti al quale la Ministra Bonetti praticamente da sola rivolgendosi a scranni desolatamente vuoti - continuano la loro battaglia nella vana speranza di invertire una rotta che si tinge, ogni giorno di più, del colore del sangue.

Il sangue di vittime innocenti che hanno solo avuto la colpa di nascere o unirsi con l’uomo sbagliato.

info: https://www.missagliadevellis.com

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