Verso la Repubblica: gli ultimi mesi dei Savoia

La corvetta "Baionetta" (C34) che portò la famiglia reale a Brindisi il 10 settembre 1943
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Il Capo di Stato Maggiore Giovanni Messe e il Generale Utili, ai vertici dell'Esercito Italiano co-belligerante dopo l'armistizio.
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I figli di Umberto di Savoia. Da sx Maria Pia, Maria Beatrice, Maria Gabriella, Vittorio Emanuele
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Umberto di Savoia abbraccia il padre Vittorio Emanuele III (1915)
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L'illusione della pace. Soldati abbracciano i loro familiari poco dopo l'annuncio dell'armistizio dell'8/9/43
La battaglia di Porta S.Paolo, all'indomani dell'armistizio. La città cadde in mano ai tedeschi mentre il re e Badoglio erano già fuggiti.
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Corfù: settembre 1943. Italiani prigionieri dei tedeschi all'indomani della resa dell'Italia
La targa commemorativa dell'eccidio di Cefalonia e di Corfù. I soldati italiani, lasciati senza ordini precisi dal re e Badoglio, tentarono di resistere all'ex alleato e furono trucidati.
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Pietro Badoglio con il generale McFarlane appena dopo la fuga a Brindisi
Nara
Vignetta umoristica americana con Vittorio Emanuele e Mussolini
Us Army Signal Corps
Patton a Messina. Gli Americani lasciarono solo parte del Sud liberato ai Savoia
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Ufficiali della 90-Panzer Division a Palau. Inizialmente la Sardegna fu indicata per la fuga del re, ma subito caduta in mano ai tedeschi.
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Mussolini e Otto Skorzeny il giorno della liberazione dal Gran Sasso
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Divisione corazzata delle Waffen-SS nel centro di Roma dopo l'abbandono del re e la caduta della Capitale
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Paracadutisti tedeschi occupano Roma il 10 settembre 1943
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Panzer della Leibstandarte "Adolf Hitler" di fronte al Duomo di Milano. La Repubblica Sociale si contrappone al simbolico Regno del Sud.
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Il feldmaresciallo Kesselring, (sx) comandante delle forze germaniche in Italia tra il 1943 e il 1945.
Umberto di Savoia in uniforme da Luogotenente del Regno nel 1944.
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Umberto di Savoia in visita al fronte nel 1944
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Umberto studia le carte dell'avanzata dell'Esercito italiano cobelligerante.
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Umberto II luogotenente a Roma dopo la liberazione del giugno 1944
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Manifesto di propaganda antibritannica della RSI
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Mafalda di Savoia con il marito Filippo D'Assia. Catturata dai tedeschi dopo la resa italiana, morirà a Buchenwald nel 1944.
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Due protagonisti della politica italiana al tramonto della dinastia Savoia: il conte Sforza e Alcide De Gasperi
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La famiglia Savoia già in esilio in seguito al voto popolare del 2 giugno 1946.
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Vittorio Emanuele, figlio di Umberto II nei primi giorni dell'esilio.

Il declino inarrestabile della dinastia Savoia ebbe una rapida accelerazione quando all'alba del 9 settembre 1943 dal portone del Quirinale uscì rombando una Fiat 2800 color grigioverde. 

A bordo ci sono il Re Vittorio Emanuele III, la consorte Elena, due alti ufficiali del Regio Esercito. La macchina che segue porta Umbertodi Savoia e famiglia, mentre la terza vettura siede il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Praticamente tutte le più alte cariche dello Stato dalla caduta del fascismo del 25 luglio scappavano da Roma all'indomani dell'armistizio di Cassibile.

La prima gravissima mancanza da parte dei vertici in fuga fu la mancata difesa della Capitale, che fu lasciata alla mercè dei tedeschi dopo l'ultimo disperato e spontaneo tentativo di resistenza alla Porta San Paolo. Mentre il convoglio reale imboccava la Tiburtina verso Pescara, iniziava il martirio dei soldati italiani lasciati senza ordini precisi, allo sbando, braccati dall'ex alleato germanico. 

Giunti a Pescara presso l'aeroporto militare, i piloti si rifiutano di imbarcare la famiglia per lo sdegno provato dal gesto della fuga. Si decide di proseguire via mare, imbarcando il Re nel più sicuro porto di Ortona a bordo della Corvetta "Baionetta" che attracca nel porto di Brindisi, già liberata dai tedeschi, accolta dall'Ammiraglio Rubartelli. 

Presto il Re, Badoglio e i consiglieri si troveranno di fronte agli Alleati, rappresentati dal generale McFarlane. Al Re e al suo Maresciallo fu sottoposto il testo dell'Armistizio "Breve" di Cassibile. Il fatto che nè il sovrano nè il futuro primo ministro del Regno del Sud ne fossero a conoscenza, contribuì ad acuire la diffidenza dei vertici alleati nei confronti dei futuri co-belligeranti. Fu soltanto per garantire la continuità in contrapposizione con la nascente Repubblica Sociale, che ai Savoia fu affidata la reggenza del limitato Regno del Sud, comprendente parte del territorio del mezzogiorno liberato dagli anglo-americani escluse le zone più importanti mantenute nelle mani dell'Amgot

La famiglia reale rientrerà nella Capitale abbandonata frettolosamente l'anno prima nel giugno 1944. Il giorno dopo la liberazione di Roma il vecchio Re lascia la luogotenenza del Regno al figlio Umberto, che fu indotto dagli Americani a siglare il decreto che sanciva la scelta referendaria sulla forma di governo dell'Italia una volta finita la guerra. Proprio in quei giorni, la sorella di Umberto Mafalda d'Assia moriva nel campo di concentramento nazista di Buchenwald, per le gravi ferite riportate in seguito ad un bombardamento alleato. 

Nei due anni di permanenza al Quirinale, Umberto di Savoia esercitò un potere estremamente limitato e condizionato dalle pressioni sia interne (i partiti della Resistenza, che in gran parte volevano l'abolizione tout-court della monarchia) sia provenienti dal dibattito tra gli Alleati, con Churchill propenso al mantenimento della dinastia per garantire più equilibrio e sbarrare la strada al socialismo, e gli Americani che vedevano nella Democrazia Cristiana e nella Repubblica i mezzi per traghettare l'Italia lontana da una possibile rivoluzione socialista. Il 9 maggio 1946, a meno di un mese dal referendum, Vittorio Emanuele III abdica a favore di Umberto, nella speranza di rinnovare l'immagine fortemente compromessa della Real Casa. Tuttavia, ad un anno dalla fine della guerra, il mondo era profondamente cambiato. Churchill, il più grande sostenitore di Casa Savoia, era stato sconfitto alle elezioni politiche, mentre sempre più stretti erano i legami tra gli Americani e la Dc di De Gasperi negli ultimi giorni del "Re di maggio" e della fine del Regno d'Italia, che visse soltanto 84 anni.

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