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October 12 2017
L’allarme è stato lanciato dal National Hurricane Center di Miami, l’ente statunitense che monitora gli uragani nell’Oceano Atlantico: elaborando le immagini dei satelliti è apparso chiaramente che la tempesta tropicale, chiamata Ophelia, è diventata un uragano e sta puntando dritta verso l’Europa a gran velocità.
Di solito gli uragani che si formano nell’oceano che separa il nuovo mondo dal vecchio continente si dirigono verso i Caraibi e spesso si abbattono sulle coste degli Usa, portando con loro piogge torrenziali, venti, inondazioni e altri disastri, come è successo a fine agosto 2017 con Harvey, che ha colpito il Texas provocando allagamenti e decine di morti nel vicino entroterra.
O come Katrina, che nel 2005 ha quasi completamente distrutto la città di New Orleans, in Louisiana: una delle peggiori catastrofi naturali che ha colpito gli Usa negli ultimi decenni.
Ophelia, invece, si muove in direzione opposta: nel momento in cui scriviamo è a circa duemila chilometri dalle isole Azzorre e si sposta alla velocità di cinque chilometri all’ora verso le coste europee, con venti che soffiano fino a centoquaranta chilometri orari.
Secondo gli esperti aumenterà di intensità e velocità nei prossimi giorni e già lunedì potrebbe essere vicino ai litorali atlantici di Spagna, Portogallo e Inghilterra. È scattata quindi subito l’allerta nei Paesi a rischio.
Ophelia è finora il decimo uragano che si è formato nell’atlantico quest’anno, uguagliando e superando il record del numero di tempeste annuali che, a quanto dice l’esperto di tempeste Phil Klotzback della Colorado State University, era imbattuto dal 1893.
Si tratta di un ciclone tropicale, cioè di un vortice di nubi a bassa pressione atmosferica, che ruota su se stesso con venti a forte velocità. I cicloni si formano a causa del calore e dal vapore prodotti dagli oceani e nascono in prossimità dell’equatore spostandosi poi verso i continenti dove esauriscono la loro intensità. Per convenzione, se un ciclone si trova nell’Oceano Atlantico viene chiamato uragano. Nel Pacifico, invece, le stesse manifestazioni atmosferiche sono denominate tifoni.
In Spagna l’ultimo uragano, Vince, è arrivato nel 2005 ma la sua furia distruttiva si è placata quando ha raggiunto le coste, provocando solo forti piogge, venti e allagamenti, senza vittime né danni ingenti ad abitazioni e strutture.
Molto più grave fu quello dell’ottobre 1842, che distrusse decine di navi all’ancora nei porti e centinaia di abitazioni a Siviglia, con venti che raggiunsero l’entroterra arrivando fino a Madrid.
Nello scorso secolo sono stati numerose le tempeste di origine tropicale che sono arrivate in Europa, soprattutto nei Paesi del nord Atlantico, come Scozia, Irlanda e Danimarca.
I più intensi sono stati caratterizzati da giornate intere di continua pioggia e raffiche di vento sopra i cento chilometri orari, con danneggiamenti gravi strade, ponti, porti e case: ma in quelle zone, nel 1986, l’uragano Charley lasciò anche undici vittime sul suo cammino.
È la inquietante domanda che si pongono gli abitanti delle zone a rischio: i meteorologi hanno classificato Ophelia come uragano di categoria 1, quella più bassa sulla scala empirica Saffir-Simpson (cioè come la scala Mercalli per i terremoti, che misura la loro intensità dai danni che possono causare e non come quella Richter che invece dà una precisa indicazione della magnitudo dei sismi).
Secondo la Saffir-Simpson Ophelia dovrebbe quindi spirare a velocità non superiore ai centocinquanta chilometri orari, abbastanza per squarciare tetti, affondare barche e postazioni galleggianti ma senza distruggere edifici.
Le inondazioni non dovrebbero superare il metro e mezzo nelle zone prossime alla costa.
Significa però che potrebbero esserci vittime, per esempio intrappolate nelle auto sommerse dalle alluvioni, e black out dovuti al danneggiamento delle linnee elettriche e delle strutture che forniscono energia. Senza contare gli sfollati che si troverebbero le case allagate.
Proprio come succede in Italia, quando si verificano allagamenti nelle città a causa di piogge incessanti e lo straripamento dei torrenti vicino o dentro ai centri urbani, come è accaduto per esempio a Genova diverse volte negli ultimi anni.
Per sapere di più sui possibili pericoli per le popolazioni locali bisognerà aspettare i prossimi giorni: potrebbe anche darsi che prima di arrivare sui litorali spagnoli, portoghesi e inglesi l’intensità dell’uragano si smorzi o si estingua, lasciando solo forti perturbazioni e temporali.
Il nostro Paese non sarà interessato dal passaggio dell’uragano dato che non affaccia direttamente l’Atlantico e Ophelia non arriverà all’interno del Mediterraneo.