Armi
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

L'Ucraina si prepara a costruirsi le armi con l'aiuto di aziende estere, anche italiane

La visita del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e dei ministri della Difesa francese e britannico a Kiev segnano un importante momento della guerra russo-ucraina: nel timore che sotto la pressione delle campagne elettorali per le elezioni europee e americane cambi la politica di armare l'Ucraina, il presidente Zelensky ha offerto l'Ucraina come prossima fabbrica delle armi europee e luogo per discutere sulle tecnologie degli armamenti e per aumentare la produzione sul suo territorio. A chiedere che Kiev aumenti la produzione però fu, nella primavera scorsa, lo stesso Stoltenberg, che avrebbe anche ricordato come, secondo gli analisti occidentali e i proclami russi, per vincere la guerra sarebbe necessario un aumento del 69% delle spese militari di Mosca per il prossimo anno, cosa che però probabilmente non avverrà, salvo aiuto da parte nordcoreana e cinese. Ecco il motivo per il quale, con speciali accordi di produzione interna firmati con i paesi occidentali, si potrebbe aiutare l’economia ucraina e nello stesso tempo fare affari redditizi con gli appaltatori militari. Così, senza troppo rumore, il piano è stato presentato da Dmytro Kuleba, ministro degli affari esteri ucraino, innanzi ai rappresentanti di 165 appaltatori militari provenienti da 26 nazioni. “Un’importante opportunità per le aziende ucraine di stringere nuove partnership con l’industria attraverso l’alleanza e oltre”, aveva detto giovedì 28 settembre Stoltenberg in una conferenza stampa con Zelensky. Specificando: “Più forte diventa l’Ucraina, più ci avviciniamo alla fine dell’aggressione della Russia”.

Ma nonostante l’afflusso di armi sofisticate fornite dagli alleati occidentali, i progressi nella controffensiva ucraina sono pochi e lenti. In un anno la linea del fronte si è spostata di pochi chilometri e uno stallo prolungato delle posizioni sta già indebolendo il sostegno occidentale, il sostegno politico di Washington per continuare le costose donazioni minaccia di scemare, in particolare all’interno del Partito Repubblicano, e l’Europa fatica a mantenere le sue promesse di aiuti in termini di munizioni. Zelensky afferma di aver discusso dell’importanza di rafforzare le difese aeree dell’Ucraina prima dell’inverno con Stoltenberg, che stava effettuando la sua seconda visita dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, e con i ministri della Difesa britannico e francese, dichiarando: “Il Segretario generale della Nato si è impegnato a compiere sforzi personali per sostenerci, per radunare gli alleati dietro proprio questo scopo; dobbiamo superare insieme questo inverno, proteggere la nostra infrastruttura energetica e la vita delle persone”. Dei presenti a Kiev, Sébastien Lecornu, ministro della Difesa francese, ha dichiarato giovedì che sarebbe stato accompagnato da una ventina di rappresentanti dell’industria della difesa francese produttori di vari tipologie di armi: robot, droni, pezzi d'artiglieria e intelligenza artificiale.

La Francia ha stanziato circa 530 milioni di euro in aiuti militari all’Ucraina, compresi cannoni a lungo raggio, veicoli corazzati da combattimento e lanciarazzi, ma conoscendo le velleità francesi nell'esportazione militare non c'è da stupirsi che Parigi possa cogliere la palla al balzo per piazzare commesse, tuttavia è lecito chiedersi quali controindicazioni avrebbe per l'Europa geografica, prima che politica, l'impiantare fabbriche di armi così vicino al confine russo.

Grant Shapps, nuovo segretario alla Difesa britannico, si era recato a Kiev già mercoledì 27 settembre per discutere con Zelensky del sostegno alla difesa in corso e del rafforzamento delle difese aeree dell’Ucraina, e al termine del bilaterale ha affermato: “Sono impegnato a mantenere il sostegno militare del Regno Unito, in particolare con l’avvicinarsi del gelido clima invernale”. Secondo il Kiel Institute for the World Economy, la Gran Bretagna ha stanziato diversi miliardi di dollari in assistenza militare all’Ucraina, il terzo maggiore sostenitore dopo Stati Uniti e Germania.

Intanto il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, nell'ambito di un forum economico, ha dichiarato: “La struttura del bilancio statale indica che l'enfasi principale è nel garantire la nostra vittoria, quindi per l'esercito, le capacità di difesa, le forze armate, i combattenti. Tutto il necessario per la vittoria è previsto nel bilancio, che vede una pressione significativa per il nostro budget, ma questa è la nostra priorità assoluta”. Dunque la domanda che da italiani dobbiamo farci è: seppur mantenendo una posizione si condanna per l'aggressione russa e continuando a supportare Kiev insieme con l'Europa, quali conseguenze avremmo, eventualmente, producendo armi su suolo ucraino o creando una dipendenza futura, specialmente il giorno in cui la guerra finirà e dovremo tornare agli scambi commerciali con Mosca? La posizione prudente è oggi d'obbligo e Zelensky, nel timore di perdere le forniture, sta tentando un'altra manovra per aumentare il nostro coinvolgimento diretto nel conflitto. Del resto, essendo la Difesa un settore globalizzato, in quelle 165 aziende della Difesa chiamate a Kiev ci sono anche partecipazioni e indotto italiani.

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