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ThyssenKrupp: a 10 anni dall'incidente di Torino - Foto

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Lo stabilimento torinese ThyssenKrupp in corso Regina Margherita dieci anni dopo la tragedia. Torino, 29 novembre 2017.
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Le vittime del rogo alla Thyssen Krupp di Torino: da sx in alto: Rocco Marzo, Angelo Laurino,Antonio Schiavone. Da sx in basso: Roberto Scola,Bruno Santino,Rosario Rodino'
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Antonio Boccuzzi in aula ancora con i segni delle ustioni. Unico sopravvissuto e testimone chiave nel processo ai dirigenti ThyssenKrupp
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Interno dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino dieci anni dopo la tragedia.
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L'esterno dello stabilimento ThyssenKrupp nei pressi del luogo dove avvenne il rogo mortale
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Il pm Raffaele Guariniello dopo la lettura della sentenza del processo di primo gradoper la strage alla Thyssenkrupp il 15 aprile 2011
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Una delle linee di produzione degli stabilimenti Thyssen a Torino, oggi abbandonati.
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All'esterno dei reparti un cartello invita a rispettare le norme di sicurezza sul lavoro alla Thyssen di Torino
INCENDIO IN ACCIAIERIA THYSSENKRUPP
I VVF in azione presso la linea 5 della produzione Thyssen di Torino poco dopo l'incidente del dicembre 2007.
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I VVF in azione presso la linea 5 della produzione Thyssen di Torino poco dopo l'incidente del dicembre 2007.
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Gli interni in stato di abbandono dello stabilimento torinese ThyssenKrupp nel novembre 2017.
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Lo stabilimento Thyssenkrupp dieci anni dopo.
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La ricostruzione in Aula delle fasi dell'incidente alla Thyssen di Torino.
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La planimetria dello stabilimento Thyssen di C.so Regina Margherita, chiuso dal 2008.
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L'ad Thyssenkrupp Harald Estenhahn, condannato in primo grado a 16 anni di reclusione. La pena sarà quasi dimezzata negli altri gradi di giudizio. Attualmente si trava i libertà in Germania.
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Due mezzi dei Vigili del Fuoco il giorno successivo alla tragedia del 5/6 dicembre 2007.
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I locali infermeria degli stabilimenti Thyssen Krupp, come si presentano 10 anni dopo la tragedia.
L'allora Ministro del Lavoro Cesare Damiano con Pierluigi Castagnetti durante i funerali delle prime quattro vittime del rogo di Torino.

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Le foto delle vittime in Aula a Torino durante la prima fase del processo il 15 gennaio 2009.
Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
Teresa Rodinò, parente di Rosario Rodinò perito nel rogo di Torino durante il processo contro i dirigenti TyhssenKrupp
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Deposizione della Corona in ricordo delle vittime della Thyssenkrupp in occasione del quinto anniversario dalla tragedia al cimitero monumentale, Torino,6 dicembre 2012.
La reazione dei parenti delle vittime della Thyssenkrupp durante la lettura della sentenza del processo d'Appello in Tribunale, Torino, 28 febbraio 2013. Una fotocopia di un articolo e' stata attaccata con la scritta 'venduti '. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
La reazione dei parenti delle vittime della ThyssenKrupp durante la lettura della sentenza del processo d'Appello in Tribunale a Torino il 28 febbraio 2013. Una fotocopia di un articolo e' stata attaccata con la scritta 'venduti".
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Il pianto dei parenti delle 7 vittime alla lettura della sentenza d'appello che riduceva le pene per i responsabili della Thyssen. 28 febbraio 2013.
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La Sindaca di Torino Chiara Appendino con i familiari delle vittime durante la cerimonia di commemorazione della tragedia ThyssenKrupp presso il cimitero monumentale, Torino, 5 Dicembre 2016.

A dieci anni dalla tragedia lo scheletro della Thyssen Kruppdi Torino sta lì, inanimato. La sua vita, ma soprattutto quella di sette suoi lavoratori, è finita dopo l'incidente del dicembre 2007.

Il tempo si è fermato poco dopo l'una della notte tra il 5 ed il 6 dicembre 2007, quando sulla linea di produzione numero 5 un getto di olio bollente investì gli operai del turno di notte, generando un incendio devastante. I lavoratori coinvolti erano sette: quando alle 01,15 arrivano il 118 e i Vigili del Fuoco la scena è agghiacciante. Il primo a morire in ospedale, alle 4 del mattino, è Antonio Schiavone. Gli altri 6 moriranno dal giorno successivo alla fine dell'anno. Si chiamavano Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Rocco Marzo e Giuseppe Demasi.

Il bilancio era drammatico. E l'atteggiamento iniziale del colosso tedesco dell'acciaio, che aveva rilevato gli stabilimenti Terni di Torino nel 1994, lo fu ancora di più: agli inquirenti, l'azienda indicò come responsabili le vittime stesse della tragedia, in quanto non avrebbero rispettato le procedure e le norme di sicurezza.

La realtà si dimostrò completamente diversa quando uno degli operai coinvolti nell'incidente del 2007, il sindacalista UILM Antonio Boccuzzi, raccontò come erano realmente andate le cose in quella tragica notte: si scoprì che la linea n.5 era stata già funestata più volte da incidenti di varia entità, che al momento della tragedia gli equipaggiamenti di norma non erano efficienti e infine che la Thyssen non aveva formato né garantito il personale addetto alla sicurezza.

Il processo fu istruito davanti al Pm Guariniello e durante le prime fasi la Thyssen cambiò versione, cominciando a parlare di "sfavorevoli circostanze" che avrebbero causato la tragedia.

Fu il sequestro da parte della Guardia di Finanza di alcuni documenti riservati in mano all'amministratore delegato Harald Espenhahn a generare sconcerto e rabbia: nelle parole del manager tedesco si esprimeva la necessità dell'azienda di "mettere a tacere" la testimonianza di Boccuzzi e di cercare l'appoggio della politica per eludere la responsabilità dell'azienda. Gli inquirenti rispondono con un rapido rinvio a giudizio degli indagati con capi di imputazione gravissimi: omicidio volontario plurimo, incendio doloso per i vertici aziendali e omicidio colposo e dolo eventuale per gli altri imputati. Il processo durerà dal 2009 al 2011, quando la Corte di Assise di Torinoemette le sentenze per Espenhahn e Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza dello stabilimento oltre ad altri responsabili dello stabilimento torinese. La pena per l'amministratore delegato è di 16 anni di reclusione, di 13 anni e 6 mesi per tutti gli altri.

Si tornerà in aula due anni dopo, quando nel 2013 la Corte d'Appello emetterà una sentenza-choc per i parenti delle vittime e per buona parte dell'opinione pubblica: non essendo riconosciuta la volontarietà ma soltanto l'omicidio colposo, le pene vengono ridotte quasi alla metà rispetto al primo grado. Rimarranno tali anche per la Cassazione, che il 13 maggio 2016 confermerà le pene dell'Appello: 9 anni e 8 mesi ad Espenhahn, pene tra i 7 anni e sei mesi ai 6 anni e 3 mesi per tutti gli altri responsabili di quanto accadde quella terribile notte di 10 anni fa.

Attualmente Espenhanh e il direttore di stabilimento Gerard Priegnitz si trovano in Germania a piede libero: L'Italia sta facendo pressioni perché i due ex responsabili dello stabilimento torinese scontino la pena in carcere.

Gli altri dirigenti di nazionalità italiana condannati per il rogo hanno già scontato due anni in reclusione.

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