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(Ansa)

I test invalsi certificano il fallimento della Dad e di due governi sulla scuola

La dad è stato un fallimento, anzi, un disastro. A certificare quello che decine di migliaia (se non di più) di genitori disperati hanno pensato e detto a denti stretti per un anno e mezzo ci ha pensato la scuola stessa, o meglio il Ministero che ha diffuso i risultati delle prove Invalsi, lo strumento utilizzato per valutare e confrontare il livello di istruzione dei nostri ragazzi, di pochi mesi fa.

Cominciamo con la terza media: 2 quattordicenni su 5 (il 49%) si preparano a cominciare la scuole superiori con «competenze da quinta elementare». Se pensate che sia un dramma purtroppo c'è di peggio. Chi infatti ha appena completato l'esame di maturità ha lacune ancora più profonde e gravi. Il 50% infatti ha competenze da terza media, massimo prima superiore.

Un crollo univoco dalla Valle d'Aosta alla Sicilia ma i numeri dicono che al sud i dati siamo peggiori che al nord.

A dimostrazione che gran colpa di tutto questo sia legata alla dad (o didattica digitale integrata) arrivano i risultati dei test per gli studenti delle elementari, quelli che alla fine hanno saltato meno giorni degli altri in presenza. Bene, il loro livello è più o meno analogo a quello del passato.

Un disastro, quindi, che speriamo risvegli chi di tutto questo si deve occupare. La sensazione infatti è che fino ad oggi i due governi ed i due relativi ministri abbiamo tappato in tutto e per tutto. Dell'Azzolina e del Conte bis ricorderemo a futura memoria i 400 milioni spesi per i banchi a rotelle, simbolo supremo dell'incapacità gestionale. Ma non è che con l'arrivo dell'esecutivo Draghi e di Patrizio Bianchi al ministero le cose siano cambiate.

Settimana scorsa eravamo nel bel mezzo delle voci di un possibile ritorno alla didattica a distanza anche per l'anno scolastico 2021-2022. La polemica immediatamente scoppiata ha consigliato al Ministro e ai governatori (alcuni molto preoccupati) di frenare con le dichiarazioni ma la sensazione è che a due mesi dal suono della prima campanella le cose non siamo molto cambiate.

E non è una questione di soldi. Il Governo ha infatti stanziato altri 800 milioni per la scuola ma gli effetti di questo denaro non saranno visibili concretamente prima della primavera prossima.

Così ad oggi siamo nel pieno delle polemiche sulle vaccinazioni che 200mila insegnanti non hanno, per scelta, fatto. Siamo agli appelli del ministro «alla coscienza di studenti ed insegnanti» per convincerli a prenotare e a fare l'iniezione. Su trasporti, organizzazione degli spostamenti, santificazione degli istituti siamo all'anno zero, al primo lockdown.

E non parliamo ovviamente del "Green Pass» per la scuola. Già non si sa se applicarlo a bar, ristoranti, stadi, treni ed aerei; decidere di proibire l'accesso in classe di chi non è vaccinato (che stia davanti o dietro la cattedra poco cambia) è impossibile.

Ma qualcosa va fatto. Subito. prima dell'inizio del prossimo anno. I danni, sulla preparazione, sulla formazione dei nostri figli, oggi li vediamo scritti nero su bianco. La colpa però di queste gravi insufficienze sia chiaro, non è loro.

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