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(Ansa)
Salute

I super funghi: nuova minaccia per la salute globale

Dal videogioco-capolavoro “The last of us”, pluripremiato e creato nell’ormai lontano 2013, alla serietv prodotta l’anno scorso da HBO, il passo è stato lungo e ha richiesto molti anni. Ma i risultati sonoquelli di un fenomeno globale: con audience altissime e una popolazione intera a chiedersi se davvero,dopo la pandemia da Covid-19 (causata, ricordiamolo, da un virus) l’umanità possa temere qualcosaanche dai funghi, capaci –nella finzione- addirittura di prendere il controllo del cervello umano etrasformare gli infetti in pericolosissimi morti-viventi.Nulla di tutto questo può, al momento, succedere. Anche perché il Cordyceps citato nella serie, fungoparassita realmente esistente e in grado di infettare gli insetti, è innocuo per gli esseri umani: anzi, vieneanche usato per produrre (irrilevanti) integratori.Ma l’allarme, reale, sulle infezioni da super funghi resistenti alle cure e che potrebbero in linea teoricacausare problemi globali, arriva dagli Stati Uniti e precisamente dai CDC, centri per il controllo e laprevenzione delle malattie, che hanno riscontrato sul territorio nazionale un aumento rapidissimo delfungo killer Candida Auris: resistente ai farmaci, è stato al momento individuato in metà dei 50 statiamericani e i casi sono più che triplicati tra il 2020 e il 2021. L’allarme, oltre oceano, è così alto da farconsiderare questo fungo una minaccia per la salute pubblica: e anche l’ European center for Diseaseprevention ha ammesso che a causa della sua capacità di resistenza agli antimicotici, l’Auris rappresentaanche in Europa un rischio per i pazienti delle strutture sanitarie.In Italia, al momento, l’unico caso del 2023 è stato isolato pochi giorni fa in Toscana, all’ospedale diCisanello: totalmente sotto controllo, non ha destato particolare preoccupazione, seppure la CandidaAuris nella sua forma più aggressiva possa colpire non solo l’orecchio ma sangue, fegato, sistemanervoso, reni e altri organi, compreso il cuore. Occorre quindi fare chiarezza sul fenomeno: “E’ beneinnanzitutto sottolineare come la Candida Auris, che si chiama così perché è stato isolata per la primavolta nel 2009 in Giappone nell’orecchio di una paziente ospedalizzata” spiega il professore RobertoCauda, direttore UOC Malattie infettive, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCSe componente dello Scientific Advisory Group dell’Ema “colpisca soprattutto i soggettiimmunodepressi, già in condizioni di fragilità, anziani, ospedalizzati, pazienti oncologici sottoposti achemioterapia. Questo è il punto rilevante. Ovviamente, ciò non vuol dire assolutamente che vadasottovalutata, o che comunque tutti noi non possiamo, anche solo a causa di un intervento chirurgico,diventare soggetti fragili e rimanere tali per diverse settimane o mesi. Ma è bene chiarire che non sitratta di nulla di simile al Covid. Una diffusione globale e indistinta non è un’opzione”.L’attenzione negli ospedali, però, è altissima, anche perché il super fungo è in grado di creare al proprioospite –già, come si diceva prima, gravato da patologie sottostanti o comunque in situazione di estremafragilità- problemi gravissimi, tanto che secondo i dati dei CDC americani, quasi la metà dei pazienticolpiti da Auris muore entro 90 giorni. I primi sintomi comprendono febbre, brividi, infezioni delleferite, del sangue o intra-addominali: “Il quadro clinico è spesso molto preoccupante e peggioravelocemente” prosegue Cauda “proprio a causa delle condizioni di partenza dei pazienti colpiti. Ilfungo si localizza sulla cute, nel tratto uro genitale, nelle vie respiratorie, edetermina una serie di lesioni e di infezioni che possono colpire diversi organi: può dare sepsi, quindipassare nel sangue, può dare disturbi al cuore, infezioni urinarie, polmoniti. Tutte patologie che neifragili hanno letalità molto elevata. Se a questo aggiungiamo che la Candida Auris è caratterizzata dauna multi resistenza farmacologica, e che quindi i farmaci anti fungini possono risultare inefficaci,abbiamo chiaramente la misura del problema”.Problema che infatti, se andiamo ad allargare la visione a tutte le infezioni fungine possibili e definite apriorità critica -ivi comprese le temibilissime Aspergillus fumigatus, Candida albicans e Cryptococcus
neoformans- stanno già causando nel mondo, secondo la fondazione internazionale “Global action forfungal infections” un numero di morti superiore a quelli causati dalla malaria.Dobbiamo tuttavia ricordare che, al momento, nonostante a causa della pandemia da Covid 19l’interesse dell’opinione pubblica e dello stesso nostro mondo dei media sia particolarmente amplificatoe concentrato sulle malattie infettive che potrebbero di nuovo colpire il nostro pianeta, non esistealcuna preoccupazione di diffusione massiva delle infezioni da funghi, e tantomeno di quellapericolosissima da Candida Auris: sulla quale però occorre vigilare in maniera attenta e scrupolosa: “LaAuris si caratterizza per la produzione di un bio film” spiega ancora il professore “che èparticolarmente resistente anche ai disinfettanti più potenti, ed è in grado di perdurare a lungo su tuttele superfici. Pertanto, se il fungo entra in una struttura ospedaliera o di lungodegenza, occorre esseremolto attenti nella disinfezione, perché il biofilm può ritrovarsi sulle mani degli operatori, sulla cute deipazienti e su tutte le strutture e gli attrezzi. Ma è, appunto, una forma ospedaliera, non comunitaria.Non si trova sull’autobus, ma nelle sale degli ospedali, laddove c’è un grande impiego di antibiotici e dimacchinari medici”.Perché, paradossalmente, questa infezione fungina per la quale non esiste ancora alcun vaccino, è figliadel progresso in campo medico, e deriva dal fatto che è cambiato il cosiddetto “case mix” dei malati.Grazie alle cure sempre più progredite e in grado di salvare un numero fortunatamente sempremaggiore di pazienti, oggi nei nostri ospedali ci sono malati che una volta non potevano nemmenoessere curati: “Quanto tu più induci l’immunodepressione” conclude Cauda “o usi terapie aggressive,come per esempio la chemioterapia, o usi cateteri venosi e altri macchinari sofisticati e così facendo –siaben chiaro- salvi la vita ai pazienti, quanto più hai la possibilità di far contrarre infezioni. E’ in un certosenso “The dark side of the moon”, uno scotto che si paga al progresso della medicina”.Un lato oscuro della luna, che però è doveroso affrontare, perché se non si agisse in questo modo -aprescindere dalle infezioni da funghi- non si salverebbe la vita ai malati.E guarda caso, “Quando sei perso nell’oscurità, cerca la luce”, è il motto e monito di “The last of us”.Nonché l’unica possibilità di salvezza. Vedere per credere.

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