Sting: The last ship - recensione

Rassegnatevi: Sting ha fatto un altro disco proprio perché non riesce più a scrivere per i Police: "Il tour del 2007-2008 è stato un esercizio di nostalgia", ha detto al New York Times, "ha dimostrato che quelle canzoni funzionano ancora, ma non mi ha dato stimoli per scrivere di nuovo per una rock band di tre elementi". A essere sinceri Sting non riesce a comporre nuovo materiale neanche per se stesso.

Come si racconta nel video qui sotto, The last ship è nato quando Sting ha capito che voleva scrivere per dare voce ad altri. Non a degli sconosciuti, s'intende: l'album, che uscirà il 24 settembre, racconta la Newcastle in cui Sting, bambino, assisteva allo smantellamento dei grandi cantieri navali. Senza quella missione comune, racconta Sting, la comunità ha perso un collante, uno scopo. In The last ship, un prete convince un gruppo di lavoratori a ritornare al loro cantiere, che era stato chiuso, per costruire una barca con cui poi faranno quello che, ascoltando l'album, scoprirete da soli.

L'album è di fatto la base di un musical che Sting ha scritto per Broadway insieme al premio Pulitzer Brian Yorkey. Non è musica pop adattata al teatro, ma nemmeno musica così popolare come dicono. È vero, Sting ha fatto un lavoro minuzioso per far suonare i suoi pezzi come se fossero stati scritti nei pub della sua Newcastle piena di immigrati irlandesi e scozzesi. Ma sono pur sempre canzoni scritte da uno che ha dimestichezza con una grammatica tutt'altro che popolare. Sulla qualità del risultato, è chiaro, non dovrebbero esserci dubbi.

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