Spalletti, primo giorno da ct: "Orgoglioso e sicuro di aver fatto la scelta corretta"

Luciano Spalletti ha iniziato ufficialmente a lavorare come ct della nazionale e si è presentato alla stampa a Coverciano, destinata a diventare la sua nuova casa. Sorridente ed emozionato, Spalletti ha ringraziato la Figc per la scelta, maturata dopo l'improvviso addio di Roberto Mancini. Si è detto orgoglioso del nuovo ruolo, ha chiesto orgoglio e felicità anche ai giocatori che saranno convocati, ribadito l'importanza del senso d'appartenenza e precisato subito il nodo della clausola che lo porterà a discutere attraverso gli avvocati con il Napoli: "Niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta, di aver deciso la cosa corretta da fare. Ci sono delle cose da mettere a posto: stanno lavorando avvocati, spero che il prima possibile si arrivi alla miglior soluzione possibile per le due parti”.

Gravina ha spiegato di aver dovuto affrontare una crisi "inaspettata" e che ha lasciato "un pizzico di delusione", con rifermento allo strappo di Mancini e alle polemiche che ne sono seguite. Ha anche rivendicato di aver portato sulla panchina della nazionale "un tecnico di prestigio e innovativo"; l'uomo che dovrà condurre l'Italia all'Europeo del prossimo anno in Germania e al ritorno in un Mondiale che manca ormai da troppo tempo.

“Da Mancini eredito una buona Nazionale, che ha vinto 37 partite di fila e un Europeo: ha lanciato molti giovani e scoperto talenti utili" ha spiegato Spalletti, che ha proseguito: "Dobbiamo cancellare assolutamente l’amarezza delle due mancate qualificazioni al Mondiale, prendere le distanze dall’idea di far parte di un calcio minore: non appartiene alla nostra storia. E fare un calcio che piaccia a tutti, che assomigli a una nazione forte come l’Italia”.

Si comincia subito con due impegni decisivi sulla strada dell'Europeo: "Ci aspettano due partite importanti: servono spessore internazionale, esperienza. E in questo momento è fondamentale anche il minutaggio e la preparazione, per questo non ho chiamato Jorginho e Verratti: a dicembre non aver giocato le ultime tre partite potrebbe essere un vantaggio, a settembre no”.

Anche per lui la difficoltà per colpa di una base su cui reclutare che è sempre più povera, anche numericamente. Per questo ha chiesto orgoglio e senso di appartenenza, ma anche uno sforzo a tutto il sistema per cercare di invertire la tendenza: “Su circa 570 calciatori che giocano in Italia, solo 150 sono convocabili. Un proverbio indiano dice che non è il dove nasci che rivela la tribù a cui appartieni, ma dove muori. Si possono prendere giocatori anche in altre parti del mondo: non conta solo il documento in tasca, ma la voglia di rappresentare la nostra storia”.

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