Ronaldo, l'ultima settimana

Nel film Una settimana da Dio al giornalista Bruce Nolan, interpretato dal brillante Jim Carrey, veniva data l'opportunità di vivere sette giorni con poteri divini per cercare di mettere in ordine una vita che stava scivolando via. Jorge Mendes non avrà aiuti dall'alto, ma l'impresa che lo attende nell'ultima settimana del calciomercato è comunque difficilissima, ai limiti del possibile. Perché al di là delle smentite di facciata, tutte di parte Juventus, il futuro di Cristiano Ronaldo non è ancora inciso sulla pietra. Ogni ora che passa si stringe il sentiero che lo porta lontano da Torino, ma la sensazione diffusa è che la parola fine al tormentone dell'estate sarà scritta solo il 31 agosto alla chiusura della sessione.

Fino a quel momento il potente procuratore del portoghese proseguirà nel lavoro di sondaggio del terreno laddove ci sia un club in grado di potersi permettere Ronaldo, il suo stipendio faraonico e le garanzie necessarie per spostare dall'Italia un'autentica azienda che è fatta non solo dei calci che CR7 tira a un pallone ma anche di tutto quello che muove con la sua presenza sui social e in campagne pubblicitarie. Qualcosa che nei tre anni nel Bel Paese, ad esempio, ha goduto di vantaggi fiscali difficilmente ritrovabili altrove. Anche per questo immaginare un finale diverso dalla permanenza in bianconero è sempre più una scommessa: non si tratta solo di trovare un ricco disposto a dare 29 milioni di euro alla Juventus per evitare la minusvalenza e a girare a Ronaldo uno stipendio grosso modo in linea con i 31 netti di oggi, ma incastrare una serie di fattori per i quali Mendes avrebbe bisogno di poteri sovrannaturali.

LA TRACCIA CHE PORTA ALLA PREMIER LEAGUE

A seguire il filo delle smentite, alcune clamorose soprattutto dalla Spagna, bisognerebbe dire che l'unica traccia sopravvissuta all'estate è quella che porta alla Premier League e al Manchester City di Guardiola, magari provando a stuzzicare l'orgoglio dello sceicco Mansour nella competizione a distanza con il cugino che ha costruito il Psg dei sogni imbarcando anche Messi. I contatti ci sono stati ma fin qui hanno prodotto fumata nera, anche perché il City ha ormai da settimane scelto di concentrare i suoi sforzi su Harry Kane facendo nel breccia nel capitano dell'Inghilterra vice campione d'Europa ma non nel cuore del numero uno del Tottenham, Levy.

Dunque, impasse totale a meno di non considerare proprio il Tottenham come potenziale alternativa se dovesse lasciar partire Kane; a Londra è sbarcato Fabio Paratici, l'architetto del passaggio di Ronaldo alla Juventus (grande amico di Mendes) e in panchina c'è Nuno Espirito Santo, assistito proprio dal manager portoghese. Controindicazioni? Per il Manchester City, dovesse restare a bocca asciutta nella trattativa per Kane, la difficoltà a immaginare Ronaldo dentro una squadra di Guardiola. Per il Tottenham la lontananza dal palcoscenico della Champions League e la dimensione del club che è ricco ma non appartiene all'élite del calcio continentale.

IL TRIANGOLO CON PARIGI E MADRID

E allora non resta che affidarsi all'altro triangolo, che a sua volta si complica col passare delle ore perché prevede di spostare non solo Ronaldo, con tutto quello che significa, ma anche un altro predestinato come Mbappé in un'operazione che sarebbe da quasi mezzo miliardo di euro tra cartellino (100 milioni almeno), stipendio e commissioni varie. Tutto in una settimana, quasi un'operazione finanziaria a cuore aperto e contro la volontà dei proprietari del Psg che fin qui hanno tenuto duro ma dal 1° settembre avranno la certezza di perdere a zero, tra un anno, il francesino che vuole cambiare aria.

Al Real Madrid sono caldissimi, pronti ad accoglierlo a braccia aperte malgrado una situazione economica non florida, concentrando su di lui i risparmi di un paio di stagioni di calciomercato low cost. E se Mbappé alla fine dovesse spuntarla, trasferendosi alla corte di Ancelotti che ha chiuso la porta in faccia a Ronaldo, ecco che per CR7 e per l'infaticabile Mendes ci sarebbe in extremis l'opportunità di provare a convincere il Psg a mettere insieme i due grandi nomi dell'ultimo decennio del pallone in un dream team senza eguali.

Controindicazioni? Almeno due: non è detto che Messi apprezzi di dover dividere la scena con il 'carissimo' nemico e in qualche modo alla Juventus dovrà arrivare una punta, non potendo Allegri restare con i soli Morata e Dybala. Il nome potrebbe essere quello di Icardi, ex capitano interista protagonista della telenovela della primavera-estate 2019, ma l'argentino si è infortunato ed è tradizione sul mercato che non si compri un giocatore che ha problemi fisici, se non altro per evitarsi un diluvio di critiche qualora il recupero dovesse risultare lungo e complicato.

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