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Ansa/Daniel Dal Zennaro
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Referendum costituzionale: rigettato il ricorso di Onida

Il giudice civile Loreta Dorigo, del Tribunale di Milano, ha  respinto il ricorso presentato il 27 ottobre scorso dal presidente emerito della Consulta Valerio Onida contro la consultazione popolare del 4 dicembre.

È stato bocciato anche l'analogo ricorso depositato il 20 ottobre da un gruppo di legali composto da Aldo Bozzi, Claudio e Ilaria Tani, supportati  "ad adiuvandum" da Felice Carlo Besostri, che avevano già qualche anno fa spinto la Consulta a dichiarare l'incostituzionalità del Porcellum, e che contestavano in questo caso la legge istitutiva del referendum (la 352 del 1970) che a loro giudizio violava la Costituzione perché non prevede lo spacchettamento del quesito in presenza di tematiche troppo disomogenee tra loro.


Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, aveva presentato insieme alla professoressa Barbara Randazzo, due ricorsi, uno al Tar del Lazio e uno al tribunale civile di Milano, con cui impugnava il quesito referendario.

La motivazione centrale del ricorso bocciato riguardava il fatto - come rilevato nell'altro ricorso - che in un unico quesito venivano sottoposti all'elettore una pluralità di oggetti eterogenei. 

L'azione arrivava dopo quella promossa al Tar da M5s e Sinistra Italiana, ma a differenza di quella, che ha una portata soprattutto politica, questa porta la firma di uno dei più noti giuristi italiani.

A cosa puntava il ricorso di Milano
Nel ricorso al tribunale di MilanoOnida chiedeva di accertare, in via d'urgenza, il diritto dei ricorrenti a votare al referendum costituzionale "su quesiti non eterogenei, a tutela della loro libertà di voto". Il ricorso al Tar, che fa leva anch'esso sul diritto di voto "in piena libertà, come richiesto dagli articoli 1 e 48 della Costituzione", "è rivolto contro il decreto di indizione del referendum medesimo, in quanto ha recato la formulazione di un unico quesito, suscettibile di un'unica risposta affermativa o negativa, pur essendo il contenuto della legge sottoposta al voto plurimo ed eterogeneo".

Onida chiedeva l'annullamento, previa sospensione, del decreto del Presidente della Repubblica di indizione del referendum e di "ogni altro atto preliminare, connesso o conseguenziale".

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