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Putin incontra il Papa: il ruolo diplomatico di Bergoglio

Convitato di pietra all’ultimo G7, Vladimir Putin si riprende la scena con l’udienza da Papa Francesco. È già la seconda volta che il presidente russo incontra Bergoglio (la precedente fu il 25 novembre 2013), più le altre concesse dai predecessori. La disponibilità del pontefice con Putin conferma e rende esplicita una delle direttrici di azione del nuovo pontificato che si stanno già delineando in questi primi mesi. Vale a dire un’attenzione significativa a Est, partendo dalla Russia fino all’Estremo Oriente, e una cura particolare nel dialogo con il mondo ortodosso.

L’udienza al presidente Putin registra tre elementi indubbiamente positivi per la diplomazia della Santa Sede ma, allo stesso tempo, anche tre fattori di criticità.

I tre elementi positivi sono:

- il proporsi della Santa Sede come soggetto protagonista nel contesto multipolare delle relazioni internazionali;
- l’asse con la Russia nella difesa dei cristiani nel mondo a partire dal Medio Oriente;
- la costruzione delle premesse per l’atteso incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca, Kirill.

I tre fattori di criticità sono:
- la grave questione del rispetto dei diritti umani in Russia che pesa nel dialogo con la Santa Sede, in particolare la questione Ucraina;
- l’eventuale reazione degli Stati Uniti a questa legittimazione forte della leadership di Putin da parte del Vaticano;
- l’irritazione delle Chiese ortodosse greche che continuano a veder crescere il ruolo internazionale del Patriarca Kirill anche nei rapporti con la Chiesa cattolica.

Il multipolarismo della Santa Sede
Dopo il ruolo centrale giocato dalla diplomazia della Santa Sede fino alla morte di Wojtyla, nel corso del papato di Benedetto XVI si è registrato un significativo appannamento. Il collegio dei cardinali, nel corso dell’ultimo conclave, ha dato mandato al nuovo pontefice di impegnarsi a ridare smalto e incisività all’azione internazionale vaticana. Per questa ragione Bergoglio ha scelto come nuovo Segretario di Stato monsignor Pietro Parolin, già sottosegretario per i rapporti con gli Stati, che può vantare una solida e apprezzata esperienza diplomatica. Il progetto è quello di ricalcare le orme della più prestigiosa storia delle relazioni internazionali della Santa Sede in una prospettiva multipolare.

La lettera

Come ha riconosciuto lo stesso Parolin si tratta di un obiettivo più ambizioso e complesso rispetto al passato quando il mondo era diviso in due o tutt’al più tre blocchi contrapposti (Est, Ovest e movimento dei Paesi non allineati). Questa complessità si riflette nella lettera che il Papa ha inviato al presidente Putin già il 4 settembre 2013 in occasione del Vertice del G20 a San Pietroburgo.

In quella lettera, volta anzitutto a scongiurare un possibile intervento armato in Siria guidato dagli Stati Uniti, il pontefice elencava l’agenda dei principali temi da affrontare in seno alla comunità internazionale: la riforma della finanza internazionale, uno sviluppo economico equo per tutti, la pace e la difesa dei diritti umani, la giustizia. In tale prospettiva, la Russia risulta essere un partner naturale del Vaticano, proprio perché caratterizza la sua azione diplomatica in prospettiva multipolare (seppure in chiave spesso antiamericana, a differenza del Vaticano). Senza dimenticare la linea indicata da Wojtyla, di un’Europa che deve respirare con i suoi due polmoni: Oriente e Occidente.

Insieme in difesa dei cristiani perseguitati
Il secondo elemento positivo dell’incontro di Bergoglio con Putin risiede nel comune impegno a difendere i cristiani minacciati, soprattutto in Medio Oriente. Due vescovi siriani e un sacerdote cattolico italiano (padre Paolo Dall’Oglio) sono stati rapiti in Siria; la Russia ha messo a disposizione la sua intelligence per ritrovarli e sta seguendo le trattative con i rapitori. E proprio da Mosca sono giunti alcuni tra gli appelli più forti e decisi in seno alla comunità internazionale per la protezione dei cristiani, non solo in Medio Oriente dove la Russia è molto attiva e presente, ma anche in Pakistan e in Nigeria.

Si prepara l’incontro con il patriarca di Mosca?
Il terzo elemento positivo va infine nella direzione di costruire i presupposti per un incontro tra il Papa e il patriarca di MoscaKirill, per cancellare secoli di diffidenze e paure reciproche. È ancora presto per prevedere i tempi dell’incontro tra Francesco e Kirill, e per la Santa Sede è più semplice compiere questo passo mentre per la Chiesa russa la situazione è più delicata. Il 25 giugno sarà la volta del metropolita Hilarion, responsabile delle relazioni esterne del patriarcato, a incontrare il pontefice. Il patriarca Kirill si appresterà a farlo quando sarà certo di poter controllare e attutire i contraccolpi all’interno della Chiesa di Mosca da parte di coloro che ancora si oppongono al dialogo con la Chiesa cattolica.

Il problema dell’Ucraina
I fattori di criticità che pesano nei rapporti con la Russia riguardano invece anzitutto il problema del rispetto dei diritti umani, a cominciare dall’Ucraina. Per la Santa Sede questo rappresenta un capitolo irrinunciabile che non attiene solo alla sfera della libertà religiosa ma riguarda altresì il versante della difesa delle minoranze, la libertà di espressione, il divieto di ricorrere a forme di tortura e il dovere di rispettare la dignità dei detenuti.

Un secondo problema è che proprio un dialogo così intenso del Papa con Putin rischia di irritare il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Così come non è da sottovalutare la preoccupazione di Israele per un avvicinamento troppo stretto tra la prima e la terza Roma (il Vaticano e Mosca).

L'irritazione di Costantinopoli
Un problema analogo si presenta nei confronti del mondo ortodosso greco, in particolare del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo con il quale Francesco dovrebbe incontrarsi nel maggio prossimo, se riuscirà ad andare a Gerusalemme, per ripetere lo storico abbraccio tra Papa Paolo VI e il patriarca Atenagora mezzo secolo fa, nel 1964. Kirill rappresenta un ricco e temibile concorrente per Bartolomeo in seno all’ortodossia. Il Patriarca di Mosca di fatto contende la leadership del mondo ortodosso al Patriarca ecumenico di Costantinopoli e nel 2016 ci sarà anche l’atteso e delicato Sinodo panortodosso. Per Bergoglio questo è un motivo in più per affrontare con prudenza i colloqui con lo zar Putin.

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