Profughi ucraini
La frontiera fra Ucraina e Polonia a Dorohusk il 25 febbraio 2022 (Ansa).
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Profughi ucraini in Italia: è caos

  • Profughi ucraini in Italia: è caos
  • In arrivo la protezione temporanea europea

Tra le migliaia di ucraini che stanno arrivando in Italia, sono in molti quelli che non sanno dove andare e a chi rivolgersi. Bambini, donne e anziani che sono lasciati al confine arrivano a fatica in Italia, ma non tutti purtroppo hanno dei parenti che possano ospitarli. Nei canali social dei gruppi Italia-Ucraina sono centinaia le richieste di aiuto e i post di italiani che a titolo privato si offrono di accogliere queste persone. A mancare invece sono le informazioni dai canali ufficiali nazionali, insieme ai numeri delle istituzioni da chiamare che dovrebbero occuparsi della loro accoglienza. La Protezione Civile ha allestito 1.000 posti e il Viminale è pronto ad accogliere un numero elevato di rifugiati, ma quale sia la procedura non è chiaro. A confermare il fatto che non ci sono numeri disponibili, il post Facebook pubblicato ieri dal sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia: «Stiamo preparando strutture per accoglienza profughi. In merito ai profughi dall'Ucraina, il Viminale sta approntando tutti gli aiuti con i sistemi di Protezione civile per poter fornire aiuto nell'immediatezza e stiamo preparando anche le nostre strutture per l'accoglienza, secondo i numeri che verranno forniti e comunicati». Per denunciare il caos in cui si trovano i rifugiati, Panorama ha raccolto la testimonianza di Marina Furdyga, ucraina, 34 anni, che vive a Milano da sette anni.

Le ucraine Eugenia Furdyga, 35 anni, e sua figlia Nadia, 15 anni, profughe a Milano.

Lei chi ha accolto?

«Mia sorella Eugenia Furdyga, 35 anni, e sua figlia Nadia, 15 anni, che vivevano a Kiev. Ora stanno da me. Da giorni cerco informazioni sull’accoglienza per gli ucraini in Italia, ma non le trovo. Nemmeno mio marito, che è italiano, trova nulla. Figuriamoci chi non parla la lingua... Lei sa a chi ci si deve rivolgere?».

Quando è arrivata sua sorella?

«Mia sorella è arrivata una settimana fa a casa mia perché glielo chiesto io, avevo intuito che le cose sarebbero peggiorate, purtroppo. Da quel giorno stiamo cercando di capire cosa è previsto per i profughi che arrivano dell’Ucraina. Da noi è guerra e gli uomini accompagnano le donne, i bambini e gli anziani al confine per poi tornare indietro a combattere a difesa della nostra terra. Tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni devono restare lì. Ma dove andranno se non hanno parenti? Nessuno ha notizie. Io ho parenti e amici ancora lì e neanche loro sanno nulla. Non c’è alcuna informazione. Le uniche offerte di aiuto vengono da privati cittadini italiani e siamo costretti a fidarci. Non esiste un numero verde da chiamare, non c’è nulla... So che è successo tutto velocemente e organizzarsi non è facile, ma la situazione non fa che peggiorare. Un mio connazionale è da questa mattina che chiama la Questura di Milano e l’ufficio immigrazione, ma non risponde nessuno»

Com’è la situazione in Ucraina?

«La situazione nel mio Paese è drammatica. Le notizie che arrivano in Europa non sono nulla rispetto a ciò che sta accadendo veramente. Noi abbiamo un canale Telegram dove ci sono dei video terribili che non si possono condividere per la violenza inaudita contro il mio popolo. Ad aggravare la situazione ci sono le poche informazioni sull’accoglienza dei profughi
in Italia».

In arrivo la protezione temporanea europea

«Al momento per chi arriva dall'Ucraina è prevista solo la procedura ordinaria di asilo politico perché un cittadino ucraino è come un qualunque cittadino straniero non dell’Unione Europea, quindi non ci sono per procedure particolari». Il presidente del Consorzio Italiano solidarietà-Ufficio rifugiati (Ics), Gianfranco Schiavone spiega come si sta muovendo l’Italia.

Vista l'emergenza ucraina, non è stato allestito un programma di accoglienza ?

«Un "programma operativo" per l'accoglienza dei profughi ucraini in Italia è stato sollecitato, ma per il momento si sta soltanto verificando la possibilità di estendere i programmi di accoglienza nei posti presenti sul territorio, nell’ambito della medesima procedura. Quindi ci saranno più richiedenti asilo e più posti. Le prefetture d’Italia da venerdì stanno verificando gli eventuali posti nelle province che si possono reperire attraverso contatti con gli enti locali, le associazioni eccetera.
Questo è lo stato delle cose, però la situazione è destinata a cambiare in pochissimo tempo, perché è previsto per giovedì l’adozione applicazione di una normativa per la protezione temporanea europea per i profughi dell’Ucraina».

Che cosa cambia con questa misura?

«Apparentemente niente: la questione dei posti si pone ugualmente. Ma la misura di protezione temporanea ha due effetti. Il primo è che non occorre fare la domanda di asilo individuale: si prevede il rilascio di un titolo di soggiorno che viene dato alla persona per il solo fatto di essere qui. Questo significa che verrà dato senza requisiti individuali. È sufficiente verificare la nazionalità, dopo di che il profugo ha diritto ai servizi di base, come quelli sanitari, e ha la possibilità di lavorare. Il secondo effetto riguarda la distribuzione dei rifugiati per quote ai vari Paesi europei, che verranno aggiornate costantemente».

Cosa è previsto per bambini non accompagnati? Molti italiani hanno offerto ospitalità...

«Non è assolutamente possibile prendere minori non accompagnati, se non c’è un programma organizzato dai comuni. Al momento non c’è. Chiunque però può ospitare famiglie».

A chi devono rivolgersi i rifugiati ucraini che arrivano in Italia?

«Alla Questura più vicina. Al momento possono rimanere in Italia per 90 giorni: non c’è una particolare procedura. E nel caso non abbiano un posto dove andare, devono chiedere asilo. Come tutti avranno accesso alle misure di accoglienza previste per chi non ha mezzi di sostentamento. Come tutti i rifugiati, verrano collocati presso i centri di accoglienza».

I centri di accoglienza non sono in sovrannumero?

«No, non lo sono, anche se al momento i posti non sono tanti. C’è solo il rischio che i posti si esauriscano velocemente».

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