BArbie
Margot Robbie e Ryan Gosling nel film "Barbie" (Warner Bros.)
Lifestyle

Perché il film di Barbie con il suo femminismo rosa piace così tanto

La biondissima Barbie di Margot Robbie sgrana i suoi occhioni blu e in un battibaleno polverizza i grandi machi Tom Cruise ed Harrison Ford. Il film sulla storica fashion doll della Mattel trionfa al botteghino nostrano e a quello americano. A una settimana dalla sua uscita in Italia Barbie, con il suo sorridente mondo tutto rosa, incassa ben 12.707.361 di euro, già insediandosi nel podio dei migliori incassi del 2023 e facendo marameo a Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte unoe a Indiana Jones e il quadrante del destino, arrivati prima in sala e oscillanti, rispettivamente, su 3.480.505 e 5.500.704 euro.
Negli Stati Uniti Barbie addirittura doppia l’altro film dell’anno, Oppenheimer del venerato Christopher Nolan, con 214.130.780 dollari contro i 107.200.900 del biopic sul fisico inventore della bomba atomica. Altro che spericolati lanci nel vuoto senza controfigure alla Cruise, altro che sequel di sequel di cult, altro che controversi spaccati di Storia. Sono la Casa dei Sogni con scivolo rosa intenso, i vestitini Chanel e tacchi alti con piumette rosa pastello, le coreografie tra Barbie e le chiacchiere in spiaggia rosa pallido a conquistare.

Ma perché Barbie di Greta Gerwig piace così tanto? Dietro ai succosi numeri c’è sicuramente un martellante e allegro lavorio del marketing (con tanto di simpatiche esplosioni rosa su Google alla ricerca della parola «Barbie» e del cast del film), ma non solo. Proviamo a capire le ragioni di un successo che coinvolge anche chi… non ama il rosa.

Barbie per il grande pubblico ma anche per cinefili

Dalle produzioni indipendenti allo scettro della Mattel e della Warner Bros.: ecco Greta Gerwig, la sceneggiatrice e attrice di Frances Ha (2012) dal fare frastornato che, da Lady Bird (2017) in poi, ha abbracciato anche la regia. Da sempre apprezzata dai cinefili e dalla critica per la sua ironia stuzzicante e sottile, naïf ma consapevole, con il suo passaggio dietro la macchina da presa ha iniziato a collezionare nomination agli Oscar. E ora Barbie! Tra le mani, per la trentanovenne americana (compie 40 anni il 4 agosto), un mito capace di attrarre il grande pubblico ma ricco di contraddizioni. La bambola Barbie, nella sua versione madre e più famosa, rappresenta lo stereotipo della bellezza femminile, magra, bionda, sinuosa e attenta al look… E Greta Gerwig, invece, sembra voler volare così lontana dagli stereotipi. Ed ecco il corto circuito che intriga anche chi ha il palato fine, l’ossimoro che attrae: Greta Gerwig & Barbie.
E accanto a lei, nella sceneggiatura, un altro nome che è magnete per cinefili: il suo compagno Noah Baumbach, ovvero la penna di Wes Anderson per Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Fantastic Mr. Fox e il regista di Storia di un matrimonio.

E poi ovviamente loro, Margot Robbie e Ryan Gosling. Pur non essendo facile per Robbie trascendere dalla sua avvenenza evidente e maestosa da vera Barbie, sta inanellando ruoli – e candidature – notevoli. È lei tra l’altro il deus ex machina del film Barbie: è stata lei ad aver ottenuto i diritti, ad averli portati alla Warner Bros. e, in un certo senso, a guidare l'intero progetto.
Ryan Gosling, oltre che sex symbol, è attore talentuoso che cura la scelta dei progetti, per lo più drammatici e noir: vederlo passare da motociclista e padre tormentato di Come un tuono e cacciatore di replicanti di Blade Runner 2049 a biondissimo Ken platinato dai muscoli oleati in bella vista è miele per api.

Margot Robbie e Ryan Gosling nel film "Barbie" (Credits: Warner Bros.)

Barbie accalappia più generazioni

Sono state le cinquantenni e le quarantenni che hanno avuto a che fare con le prime Barbie, giocandoci o detestandole, le prime ad aver avuto un sussulto divertito alle prime immagini del film. Ma Barbie ha illuminato gli occhi anche di trentenni e ventenni, che verso la bambola della Mattel hanno avuto un approccio più disincantato, sommerso da una giostra di stimoli e giocattoli diversi.
C’è un legame nostalgico e compiaciuto verso Barbie. E un’eco che supera le generazioni e anche il piacere o meno di averla un tempo pettinata, vestita o torturata in spaccate infinite. Un’eco che scavalla anche il genere: in sala non aspettatevi di trovare solo donne. Barbie è anche per uomini e queer.
E i bambini? La visione di Greta non è pensata per bambini, ma anche loro possono rimanerne attratti, pur non riuscendo di certo a cogliere ogni sfaccettatura e frecciatina.

Il nuovo femminismo che piace alle nuove lady

A Barbie Land non c’è solo Barbie Stereotipo. C’è Barbie Premio Nobel per la fisica, c’è Barbie presidente, c’è Barbie dottoressa… Un mondo al femminile felice, luminoso e solidale. E gli uomini? Ci sono i Ken, certo, che però sono stati creati in funzione di Barbie. Il loro scopo principale è osservare la meraviglia che è Barbie e avere le sue attenzioni. Ken è senza identità e con poco cervello? Sì. Un divertissement dei generi che, nel suo contrario, abbiamo visto più volte. Per certi versi è il rovescio della medaglia del mondo reale, in cui generalmente sono gli uomini a comandare. Quando Barbie si avventura nel nostro mondo, infatti, rimane scioccata: nei cantieri, solo uomini; ai vertici della Mattel, solo uomini; nei posti che contano, uomini. La rincuora scorgere un poster della Corte Suprema composta da donne: peccato però che si tratti di una campagna pubblicitaria beauty.

Pur con tanta spensieratezza e allegria, senza ambire a dettare il verbo, Barbie ha un pungente messaggio femminista, ma di un femminismo totalmente contemporaneo da «cultura woke». Barbie parla alle nuove giovani attente alle tematiche sociali, che abbracciano con ardore un femminismo che si riappropria del rosa, che accoglie anche una femminilità vezzosa di trucchi e vestitini, che sa riconoscere e additare con coscienza tesa ogni indizio e strascico di odioso patriarcato.

Immagine del film "Barbie" (Credits: Warner Bros.)

Barbie da sempre un colosso delle vendite

Dal 1959 a oggi Barbie ha cambiato il mondo del gioco. Creata dalla cofondatrice di Mattel, Ruth Handler, e presentata alla Toy Fair di New York, Barbie era una bambola adulta dalle forme suadenti di ventotto centimetri, in plastica, una rivoluzione nell'industria delle bambole che fino a quel momento aveva prodotto solo bambolotti per bambini.
Barbie andò a sfidare l'idea cementata secondo cui tutte le bambine volevano solo essere madri, offrendo loro quindi bambole da accudire. Barbie è diventata invece un'aspirazione e un'ispirazione, pur dall’essenza controversa, e si è rapidamente rivelata un successo non solo negli Stati Uniti, urbi et orbi.
A distanza di oltre 60 anni è la bambola più venduta al mondo e un’icona culturale, terreno propizio per un film altisonante, tanto a colpo sicuro quanto a rischio flop (ma Greta Gerwig ha saputo tenersi lontana dal precipizio).

Pur avendo venduto oltre un miliardo di bambole Barbie, Mattel negli ultimi anni ha patito flessioni vertiginosi e perdite. Ma ecco che il Ceo Ynon Kreiz l’ha vista lunga: il film fenomeno al botteghino sarà nuova linfa (il Ceo della Mattel è un uomo, sì; in passato ci sono state ai vertici dell’azienda, tra i vari, Margo Georgiadis e Jill Barad).
Piaccia o non piaccia, Barbie, in ogni sua ramificazione, è un business eccezionale.
«Penso che alla Mattel siano dei geni perché, mentre il film è una vetrina per l'universo di Barbie, dimostrano anche di avere un senso dell'umorismo nel farsi prendere in giro», ha detto Will Ferrell che in Barbie interpreta il minaccioso e ottuso Ceo di Mattel. Una geniale questione di business.

Barbie in un’ottica inaspettata e brillante

Il lungometraggio di Greta Gerwig ricorda tutto quello che conosciamo dell’universo Barbie ma nello stesso tempo lo disegna come non lo abbiamo mai visto, sotto luce e prospettive inedite. La sua sceneggiatura è «tanto divertente quanto tragica, tanto sciocca quanto profonda», per dirla con parole di Ryan Gosling. Per questo conquista.
Margot Robbie, con il suo carico di gioia bionda, ingenua ma determinata, per le quasi dure ore di film fa adorare Barbie anche a chi l’ha sempre bistrattata. Una bambola tutta da ridere.

TUTTE LE NEWS DI LIFESTYLE

YOU MAY ALSO LIKE