Ecco l'ordinanza della Cassazione che "libera" Vivendi e può cambiare il destino di Tim

Può sembrare una questione di lana caprina, ma non è assolutamente così. Fuori da tecnicismi, l’ordinanza del 24 gennaio con la quale la Corte di Cassazione stabilisce che anche se dovesse avere la maggioranza nel consiglio di amministrazione di Tim, Vivendi non sarebbe costretta a consolidare il maxi-debito che fa capo al gruppo di tlc, fornisce un’arma negoziale “importantissima” ai primi azionisti dell’ex monopolista della telefonia. Nella partita che si è scatenata con le dimissioni dell’ad del colosso francese dei media, Arnaud de Puyfontaine, dal consiglio di Tim significa che – volendo – domani Vivendi potrebbe chiamare l’assemblea di Tim (dove avrebbe gioco facile a far passare le sue istanze), presentare una lista di maggioranza composta da 10 consiglieri e non per questo le potrebbe essere imputato di avere il controllo di fatto di Tim e quindi di dover consolidare il debito da 30 miliardi che zavorra Tim. Insomma, se fino a poche ore fa Vivendi era nella sostanza inibita dal farlo, ora non lo è più. Sta tutto alla sua volontà.

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