Neymar un fenomeno in "divenire"

Superstar in prova, come non può che essere la stella di un torneo sperimentale, in similoro: la patina dell’ufficialità sul ferro di un titolo che non esiste. O se esiste, ha la forma di un gatto nero: chi ha vinto la Confederations Cup non ha mai alzato l’anno successivo la coppa più bella del mondo. Vero che la cabala è come un record, fatta per essere smascherata prima o poi. Se è successo con il Trofeo Berlusconi, può capitare anche con il giro di ricognizione dei Mondiali.

Ma torniamo alla stella in prova. Neymar è stato il simbolo del Brasile, il predestinato che comincia a salire la montagna della storia. A casa sua, in maglia Santos, non aveva più niente da prendere, da dimostrare, nessun margine di crescita. Ma non definiremo mai fenomeno chi non ha ancora segnato un gol in un campionato del Vecchio Continente. Grandi davvero si diventa qui, lontano da casa e dalle dolci morbidezze della vita brasiliana, saltando tra le trappole tattiche, correndo veloce fra i tacchetti di difensori furbi. Per quanto ci riguarda, inutile perdersi nella foresta dei luoghi comuni, ricordare il cammino di Maradona o quello di Ronaldo, mettendo sempre l’asterisco sui mille gol di Pelè. Dopo la stagione barcellonese avremo idee più chiare sul valore assoluto di questo brasilianino con le meches, che manda baci agli avversari che lo insultano e che ha l’odioso istinto al tuffo plateale, alla simulazione pacchiana che gli arbitri d’Europa vedono giustamente come il fumo negli occhi.

Curiosi anche di scoprire come se la sbrigherà, Neymar in un sistema unico e solo apparentemente semplice, specie per un attaccante, come quello del Barcellona, dove la prima punta è il giocatore meno importante, quello inviato a tastare gli ultimi  30 metri di campo per scoprire dove ci sono le mine, aprendo sentieri sicuri per il Re Pulce. Anche questo sarà interessante: al Barcellona sono tutti al servizio di Sua Messità, che nell’ultima stagione ha dato l’impressione di essere sempre più sensibile al ruolo e ai privilegi del suo status.

In quel sistema sono finiti in prigione anche giocatori duri e furbi come Ibrahimovic e David Villa. Può essere che Neymar, sulle cui spalle il Barca ha già appoggiato i propositi di vendetta sportiva, dopo il flop internazionale della scorsa stagione, diventi l’esatto complemento di Leo Messi. E allora prepariamoci ad entrare nel paradiso del gioco. Al momento vale anche il contrario: ci sta anche che la sua prima stagione nel calcio dei grandi restituisca al Brasile un angelo con le penne bruciacchiate.

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