Quanto è costato (davvero) il Napoli dei miracoli

Il Napoli che domina in Italia e ora stupisce anche in Europa è un miracolo di competenza e coraggio. Non una squadra costruita low cost e non potrebbe esserlo, visto che la qualità costa e mettere insieme il gruppo che Spalletti sta portando ad esprimere un calcio bellissimo e vincente è costato molto a De Laurentiis. Nella testa di tutti c'è l'ultima estate, quella del cambio di ciclo con l'addio a molti senatori dall'ingaggio pesante e l'arrivo di calciatori che non li stanno facendo rimpiangere: Kim per Koulibaly, Kvaratschelia per Insigne e Raspadori per Mertens sono solo gli esempi più appariscenti del lavoro di Giuntoli e ADL.

Sostenere, però, che il Napoli sia un miracolo low cost sarebbe sbagliato e sminuirebbe gli sforzi fatti dal patron partenopeo in questi anni: scelte che ora sembrano aver trovato il loro compimento e che stanno spingendo verso il terzo scudetto della storia e chissà dove in Champions League. Per tradurre tutto in numeri: l'undici titolare schierato sul campo dell'Eintracht Francoforte nella gara d'andata degli ottavi di finale, trionfalmente vinta con passaggio del turno ipotecato, è costata nel suo complesso 250 milioni di euro bonus esclusi. E i panchinari entrati nel finale hanno aggiunto altri 45 milioni al conto portandolo a sfiorare quota 300 senza considerare chi è rimasto seduto o chi era assente per infortunio come Raspadori (investimento da 35).

Trecento milioni di euro spalmati negli ultimi anni. Non solo Osimhen (71 milioni) che è stato il colpo più caro della storia partenopea e anche il più azzeccato, visto il rendimento e la rivalutazione che ne fanno oggi un top player assoluto. ADL, spesso criticato a vanvera dai suoi stessi tifosi, ha aperto il cordone della borsa senza farsi grossi problemi anche per portare a Napoli Lozano (35), Meret (25), Lobotka (21), Kim (oltre 19), il trio Oliveira, Zielinski e Angiussa (15 ciascuno) e Rrahmani (14). Nella categoria low cost rientrano giusto Di Lorenzo, pagato 9 milioni all'Empoli, e l'enorme Kvaratschelia su cui Giuntoli ha scommesso (vincendo) un assegno da 10.

La pazienza di non bruciare gli acquisti, alcuni reduci da stagioni non al massimo, o di scegliere il momento giusto per tagliare i costi stipendi è il vero capolavoro. Spalletti ha fatto il resto amalgamando un gruppo che non ha eguali in Italia per profondità di rosa e che anche in Europa promette di giocarsela fino alla fine. Il monte ingaggi è solo il quinto della Serie A alle spalle di Juventus, Inter, Milan e Roma e in Champions League fatica a stare al passo delle multinazionali inglesi, del Psg e delle big spagnole: eppure oggi il Napoli può guardare tutti negli occhi senza tremare.

La morale è che questa fantastica stagione dovrebbe far ricredere tanti critici di De Laurentiis, tra i quali che chi nei mesi scorsi gli chiedeva di vendere il club per occuparsi del Bari perché non degno di continuare a rappresentare la storia azzurra. A proposito: anche il Bari sta risalendo rapidamente e ora punta la Serie A. Che significa per la famiglia De Laurentiis doversene staccare, oppure scegliere se farlo con il Napoli. Dovesse accadere, sia San Gennaro che San Nicola avranno motivi per dogliarsene.

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