Crisi Napoli, paga Garcia ma il responsabile è De Laurentiis

Rudi Garcia con le ore contate e Antonio Conte che viaggia verso Napoli, compresso tra lo status di suggestione e quello di vero e proprio progetto. La crisi del Napoli ha ricevuto un'accelerazione improvvisa nelle ore che sono seguite alla débacle casalinga contro la Fiorentina e che hanno avviato la sosta per le nazionali, il momento più temuto dagli allenatori sulla graticola. Non serve nemmeno scavare tra i retroscena per dare una dimensione al malcontento di Aurelio De Laurentiis nei confronti dell'allenatore francese pescato - ADL dixit in estate - in un casting tra 40 nomi possibili.

Le parole del presidente partenopeo sono suonate a tutti un preannuncio di divorzio, non consensuale; l'ultimo atto di uno scaricamento iniziato già da qualche settimana e con pochi atti diversi come il famoso tweet sulla ripartenza del Napoli nella serata buia di Bologna, quella della plateale contestazione di Osimhen verso la panchina.

Rudi Garcia paga ed è giusto che sia così. La classifica piange, anche se lascia ancora aperte le porte per rimanere agganciati alla locomotiva del campionato, la Champions League è tutt'altro che compromessa nonostante la sconfitta (onorevole) con il Real Madrid e però quello che sembra irreversibilmente essersi rotto è il rapporto tra tecnico, squadra, società e ambiente tutto. E' solo colpa di Garcia?

Per la parte tecnica sì, per il resto no. Alcune scelte cervellotiche sono da ascrivere unicamente alle decisioni prese da Garcia e all'incapacità di capire che, vista la qualità della rosa, bastava toccare il meno possibile della macchina perfetta costruita da Spalletti per dare un avvio morbido ai campioni d'Italia. Però ADL è firmatario e responsabile di tutto il resto, a partire dalla scelta di Garcia che non era il vincitore di un casting internazionale ma la quarta, quinta o oltre scelta di un'estate vissuto di rincorsa.

E' colpa di De Laurentiis se non ha saputo interpretare per tempo il malessere di Spalletti, se non si è mosso in primavera - invece di mandare la famosa Pec - cominciando a preparare il futuro. Se non ha saputo trovare argomenti giusti per convincere i cosiddetti top del settore, a partire dall'investimento che adesso può essere costretto a riversare sullo stipendio di Conte. E' stata sua la decisione di non sostituire Cristiano Giuntoli con una figura sovrapponibile alla guida dell'area tecnica del Napoli, delegata agli ex (bravissimi) uomini dello scouting: così Garcia è rimasto solo.

E' stato De Laurentiis a immaginare che il Napoli di domani, dopo la cavalcata dello scudetto, potesse essere una realtà ancor più personalizzata sulla sua figura, piramide con un unico vertice. Non un'organizzazione al livello delle competitor in Italia e in Europa. La posta in gioco era altissima: non solo uno scudetto bis da inseguire, ma la conservazione del patrimonio creato da Spalletti con la possibilità di valorizzarlo in futuro sul mercato. Se il Napoli fa una stagione disastrosa, cosa resta delle maxi valutazioni di Osimhen, Kvrataschelia, Lobotka e altri?

Dunque, l'ammissione di responsabilità fatta da ADL è parziale. Il peccato originale è suo e tocca a lui rimettere insieme i cocci. Antonio Conte è una scelta perfetta dal punto di vista del carisma, delle capacità e della scossa che può saper trasmettere a un ambiente confuso, ma non è detto che sia il meglio visti i giocatori che compongono questo Napoli. Servirebbe un uomo di calcio a fianco del presidente in queste ore di tempesta. Non c'è e non è colpa di Rudi Garcia.

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