Milan cinese, cosa succede dopo la cessione a Yonghong Li

Il 13 aprile 2017 resterà scritta come data epocale nella storia del Milan. È il giorno del passaggio di proprietà da Silvio Berlusconi e Fininvest alla Rossoneri Sport Investment Lux di Yonghong Li. Il nuovo Milan parlerà cinese e un po' americano, visto che il closing è stato possibile grazie al finanziamento in extremis del fondo statunitense Elliott.

La trattativa per la cessione del Milan è stata lunga e piena di rinvii, ritardi e colpi di scena. Il difficile, però, arriva adesso perché i nuovi proprietari dovranno dimostrare di essere capaci di rispettare tutte le scadenze e gli impegni finanziari assunti dallo scorso agosto 2016 e allo stesso tempo garantire il rilancio della squadra.

Le foto del closing Milan

ANSA/LIVIO ANTICOLI
La stretta di mano tra Silvio Berlusconi e Yonghong Li

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Silvio Berlusconi con Yonghong Li e David Li Han

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Foto di gruppo dopo la firma del closing Milan

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Silvio Berlusconi con Yonghong Li e David Li Han

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Il momento in cui David Li Han firma le carte per l'acquisto del Milan

Quali saranno i vertici del nuovo Milan

Il cda del Milan cinese verrà rappresentate tutte le anime della trattativa, compreso il fondo Elliott che ha ottenuto di avere un suo rappresentante a verifica del piano industriale della società. Il nuovo amministratore delegato e capo operativo dell'azienda sarà Marco Fassone, dirigente di lungo corso del calcio italiano con alle spalle esperienze in Juventus, Napoli e Inter.

Fassone è l'uomo scelto nell'agosto 2016 per cominciare a costruire l'organigramma del Milan e per gestire l'inizio dell'attività del nuovo gruppo. Sarà lui a curare sia la parte sportiva che quella commerciale e amministrativa. Il direttore sportivo sarà Walter Mirabelli, ex capo degli osservatori dell'Inter. Anche lui è già operativo da mesi ed è pronto a firmare la sua prima campagna di mercato.

Il ruolo di Berlusconi e Galliani

Il vecchio Milan esce di scena per sempre e in maniera totale. I cinesi avevano offerto a Silvio Berlusconi la presidenza onoraria, ma l'ormai ex proprietario preferisce declinare perché non si vede nel ruolo di padre nobile senza alcun potere esecutivo. Nelle settimane dei dubbi e dei rinvii aveva tentato un rilancio chiedendo di poter mantenere poteri su scelta del tecnico e calciomercato. Opzione impossibile da accettare per la nuova proprietà.

Adriano Galliani ha una figura incompatibile con la presenza di Marco Fassone che ne è di fatto l'erede e ne prende le funzioni. Non è mai esistita la possibilità che i due coesistessero dentro la stessa società perché si sarebbero sovrapposti. Resterà legato a Berlusconi e Fininvest in attesa di giocarsi la partita della presidenza della Lega Calcio.

Il Milan di Berlusconi: la storia | video

Quanto investiranno i cinesi nel Milan

I nuovi proprietari dovranno presto mettere mano al portafogli ben oltre i 740 milioni riconosciuti tra acquisto delle quote e assunzione del debito, cui se ne sono aggiunti 90 per rimborsare a Fininvest quanto speso dal 1° luglio 2016 a oggi. L'impegno preso lo scorso 5 agosto era di investire 350 milioni in un triennio per patrimonializzare il Milan e dare linfa vitale sul mercato.

La prima tranche di soldi è arrivata, ora tocca a Fassone e Yonghong Li cercare di aumentare il fatturato con nuove partnerhip e sponsorizzazioni in attesa che il ritorno in Champions League faccia il resto.

Quanto pesa il debito con il fondo Elliott

Le difficoltà a far uscire capitali dalla Cina hanno costretto Yonghong Li a farsi prestare soldi dal fondo statunitense Elliott. Si tratta di oltre 300 milioni che dovranno essere restituiti in un tempo medio (18 mesi). I tassi di interesse sono alti: 11,5% per la parte che Li ha utilizzato per liquidare Fininvest (180 milioni) e 7,7% per il finanziamento finito al Milan (123 milioni circa). 

Significa un peso di interessi di qualche decina di milioni all'anno con la prospettiva di dover rientrare in fretta. Elliott ha avuto in pegno le azioni del Milan e garanzie personali di Yonghong Li. Significa che al momento ha un ruolo di primo piano nella proprietà del club, anche se non avrà ruoli operativi. Questo è il primo nodo da sciogliere per poter dare al Milan la forza di investire e rilanciarsi.

Il Milan sarà quotato in Borsa

Il progetto di Yonghong Li è di arrivare alla quotazione del Milan su una piazza asiatica. E' la strada più rapida per rientrare dei soldi spesi e cercare nuovi finanziatori considerato che il patrimonio personale del nuovo proprietario del Milan non è sufficiente per reggere da solo. Tempi e modi, però, sono tutti da verificare e rappresentano una delle sfide più difficili.

Quali sono le priorità nella gestione della squadra

Prima ancora di gettarsi sul mercato, Fassone e Mirabelli dovranno sciogliere due nodi. Il primo è la conferma o meno di Montella alla guida della squadra: il tecnico ha fatto bene, ma la sua pemanenza non è scontata anche perché lui stesso vuole capire quali sono i progetti.

Poi c'è il nodo dei rinnovi. In cima alla lista c'è Donnarumma che ha il contratto in scadenza nel 2018: il suo agente, Mino Raiola, attende di parlare con la nuova proprietà ma il rischio di cominciare con un addio doloroso esiste. Gli altri nomi caldi sono De Sciglio e Suso. Poi c'è l'elenco dei desideri che parte dalla A di Aubameyang e prosegue con una lista di nomi in mezza Europa. Non tutti sono raggiungibili.

La trattativa con la Uefa 

Uno dei primi atti del nuovo Milan è l'accordo con la Uefa per il voluntary agreement che dovrà fare da guida nei prossimi 3/5 anni. Gli ultimi due bilanci si sono chiusi con passivi totali di 180 milioni bel al di fuori dei limiti imposti dal fair play finanziario e lo stesso accadrà con il 2016. Le nuove regole permettono di presentare un piano industriale credibile se in presenza di una nuova proprietà e di avere deroghe al posto delle sanzioni.

Il rispetto dovrà, però, essere totale. Se non dovesse arrivare la qualificazione all'Europa League tutto slitterà di un anno, ma anche il bilancio 2017 sarà sotto la lente d'osservazione della Uefa.

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