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Limerence e Codipendenza, gli ultimi nemici di una felice convivenza affettiva

Due fenomeni pressoché sconosciuti sono quelli della “limerence” e della codipendenza, due condizioni che andrebbero conosciute e riconosciute per evitare di inserire ogni sofferenza legata alla sfera relazionale nelle macrocategorie della dipendenza affettiva e della ferita narcisistica.

La “limerance” è caratterizzata da un attaccamento ossessivo verso una persona tale da interferire con il normale funzionamento quotidiano. Un elemento che ha portato ad analizzare questa tipologia di funzionamento risiede nel fatto che, l’innamoramento, da parte dei soggetti affetti da questo disturbo, venisse descritto come un desiderio involontario, travolgente e incontrollabile per una persona non disponibile a ricambiare tali sentimenti. Questa sarebbe la chiave per la comprensione di questo fenomeno in quanto solo l’impossibilità relazionale consentirebbe una perenne condizione di incertezza. Provando attrazione per un soggetto la cui reciprocità sentimentale risulta essere non sicura, maggiore sarà il grado di insicurezza, più intensamente il soggetto rimuginerà sull’oggetto di limerenza e maggiormente aumenterà il desiderio di essere contraccambiato. L’investimento su un oggetto di desiderio che non contraccambia però evidenzia come, la limerenza, possa collegarsi a una paura del rifiuto. Nel momento in cui investo su un soggetto che certamente non entrerà in relazione con me, eviterò il fallimento. Questi elementi indicano chiaramente come, tale tipologia di disturbo, sia legata a un problema di attaccamento. Con il termine attaccamento si definisce un legame emotivo di lunga durata che si stabilisce con una persona specifica. Nello specifico ci si riferisce a quello che concerne un genitore o la persona che si prende cura dei bisogni fisiologici e psicologici del bambino. Il caregiver avrà un ruolo importante per la salute mentale e dovrà sapere tutto a riguardo le condizioni sociali e psicologiche che influenzano positivamente o negativamente lo sviluppo di tale processo. Un attaccamento non sicuro può dare luogo alla paura del rifiuto e, l’investimento emotivo nei confronti di una persona senza interesse relazionale fungerebbe da meccanismo di difesa.

A differenza delle prime fasi della relazione romantica dove entrambi i partner vivono un’infatuazione e una sorta di ossessione reciproca, nelle “limerence” la crescita del sentimento si nutre dell’indisponibilità dell’oggetto di limerenza. Si è di fronte a dei soggetti che hanno un bisogno cronico e debilitante di rimuginare, idealizzare e connettersi all’oggetto di limerenza attraverso compulsioni e comportamenti rituali. Sono presenti anche variazioni a livello di umore, nel momento in cui l’oggetto di limerenza mostra affetto o approvazione l’umore si eleva, diversamente la disapprovazione effettiva o percepita, porta una deflessione dello stesso. Come conseguenza della marcata presenza sia di pensieri intrusivi che di rituali compulsivi, gli individui che sperimentano la “limerence” possono soddisfare i criteri diagnostici per il disturbo ossessivo-compulsivo, se questi pensieri e rituali causano un disagio e una compromissione significativa nel funzionamento. La separazione dall’oggetto di limerenza provoca sintomi di astinenza, come dolore al petto o all’addome, disturbi del sonno, irritabilità e depressione. Inoltre, il comportamento compulsivo che accompagna la “limerence” ricorda un disturbo da uso di sostanze. Si fa notare però come, il disturbo ossessivo-compulsivo sia spesso una conseguenza di un trauma, un modo utilizzato dalla psiche per avere un’illusorietà di controllo.

Differente è il discorso della codipendenza. In questo caso stiamo parlando della figura di una donna che è penalizzata dalla dipendenza verso un uomo che assume la figura dell’eroe incompreso. La sfera dell’innamoramento compete la costruzione di un’immagine che riflette altre immagini. Alla base di tale fenomeno riscontriamo una labilità emotiva corrispondente a un sistema psichico ed emotivo molto fragile che spesso si manifesta in comportamenti di dedizione assoluta, se non addirittura di ossessione e di controllo estremo nei confronti del partner. La codipendenza è principalmente un processo reattivo. I codipendenti reagiscono con eccessiva intensità o con troppa debolezza, raramente agiscono. Qualunque sia il problema dell’altro, la codipendenza si manifesta con uno schema reattivo di pensieri, sensazioni e comportamenti che fanno soffrire la persona stessa.

Stiamo parlando di una condizione emotiva, psicologica e comportamentale che si crea quando si viene assoggettati, per un lungo periodo di tempo, ad una serie di norme repressive che impediscono di esprimere liberamente i propri pensieri nonché di discutere apertamente dei problemi personali ed interpersonali. Sono comportamenti indotti di autodifesa o difetti caratteriali che sfociano nell’incapacità di iniziare o condurre una relazione sentimentale. Alla radice di questa ossessione non vi è però in realtà l’amore, quanto invece la paura: paura di restare sole, paura di non essere degne d’amore e di considerazione, paura di essere ignorate, o abbandonate, o annichilite. Diversi studi, infatti, hanno verificato che, a volte, i pazienti tossicodipendenti sono cresciuti in famiglie disturbate, a volte no, ma le loro partner vengono quasi sempre da famiglie molto disturbate, dove hanno subìto stress e sofferenza in misura molto maggiore del normale. Cercando di adattarsi ai loro compagni queste partner stanno inconsciamente ricreando e rivivendo aspetti particolarmente significativi della loro infanzia. Le loro storie personali rivelano il bisogno di superiorità e insieme di sofferenza che riescono a soddisfare nel loro ruolo salvifico, dimostrando una dedizione ad un uomo. È una dipendenza paradossale. I codipendenti sembrano persone a cui gli altri si appoggiano, ma sono, a loro volta, dipendenti, sembrano forti, ma sono vulnerabili, danno l’impressione di avere il controllo su tutto, ma in realtà sono dominati essi stessi.

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