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L’ISIS “rispetta i dettami dell’Islam” per il 92% dei sauditi

Il 92% dei Sauditi ritiene che l’ISIS” rispetti i dettami dell’Islam e della shari’a. Secondo un sondaggio condotto su alcuni “social network” del regno e pubblicato lo scorso 22 luglio dal giornale pan-arabo Al Hayat , la grandissima maggioranza dei cittadini di questo Paese non vede alcuna contraddizione tra le azioni di questo gruppo terroristico e l’insegnamento religioso islamico.

Sebbene questa percentuale non sia ancora stata confermata da un sondaggio scientifico, esistono diversi segnali che indicano come questo gruppo terrorista sia visto con simpatia da una parte della popolazione del regno. Tra questi c’è il rifiuto da parte di alcune famiglie di accettare le condoglianze per la morte dei figli in Iraq, celebrati come martiri da onorare per il loro sacrificio. Negli ultimi mesi sono inoltre stati aperti diversi siti internet per vendere prodotti che hanno il marchio “ISIS” e che potrebbero servire per finanziare le azioni militari dello Stato Islamico.

L’associazione Sakina promette di diffondere dati più precisi sul sostegno dei sauditi a questo gruppo terroristico nei prossimi mesi. È stata infatti organizzata una ricerca dettagliata per capire quanti cittadini supportino effettivamente l’ISIS e quali siano le classi sociali e di età più esposte alla propaganda degli islamisti. Nel frattempo è già iniziata una campagna per contrastare la diffusione delle idee estremiste nel regno, che sta coinvolgendo anche i maggiori leader religiosi. Un esempio è stata la condanna di Abdul Aziz Al-Sheikh, Gran mufti dell’Arabia Saudita e massima autorità spirituale sunnita di questo Paese, che ha definito lo Stato Islamico come “il principale nemico dei musulmani”.

Questa campagna politico-religiosa avrà come obiettivo principale i più giovani nei prossimi mesi, visto che sembra che siano proprio loro i più esposti alla propaganda dell’ISIS. Diversi esperti del regno concordano sulla necessità di affrontare il problema dell’estremismo partendo da chi ha meno di 30 anni, convincendoli che non esiste alcuna giustificazione religiosa alle azioni di questo gruppo in Iraq.

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