Inter, lo scudetto di Conte e Marotta

Era scritto negli astri che fosse l'Inter a chiudere l'era del dominio della Juventus sul calcio italiano. Ed era scritto nelle stelle il disegno per cui a fermare la striscia di scudetti bianconeri fossero gli uomini che nel 2012 l'avevano aperta: Beppe Marotta e Antonio Conte. Uno a governare le cose del club dietro a una scrivania, l'altro ad innervare col suo carattere la squadra in campo. Forgiata a immagine e somiglianza dell'allenatore che più di tutti è capace di rendere gruppo uno spogliatoio spingendolo ai suoi limiti, forse oltre. Lo aveva fatto con la prima Juve, non ricca di campioni come quelle che l'hanno seguita. Si era ripetuto con la meravigliosa nazionale dell'Europeo del 2016, che abbiamo sognato tutti di poter vincere. A Milano ha messo il sigillo, nella situazione ambientale più difficile per lui, simbolo di juventinità da giocatore e allenatore.

SCUDETTO INTER E FOLLA IN PIAZZA DUOMO, LA FESTA SBAGLIATA

Lo scudetto numero 19 della storia dell'Inter, il primo del post Triplete, è soprattutto lo scudetto di Beppe Marotta e Antonio Conte. Più ancora dello scudetto di Lukaku, Barella, Hakimi, Lautaro Martinez o del muro difensivo tirato su col passare dei mesi e diventato invalicabile. Il titolo conquistato con una marcia trionfale a ritmi da record nel girone di ritorno è, soprattutto, il titolo che hanno costruito e difeso i due uomini arrivati ad Appiano Gentile con il compito di cambiare mentalità a un club storicamente allergico alla precisione quasi svizzera del luogo da dove venivano. Dovevano rendere l'Inter una piccola Juventus, logica, coerente e funzionale. Hanno fatto di più: hanno reso l'Inter più grande della Juventus e il sospetto è che questo percorso sia stata una delle ragioni degli errori che, come in una nemesi, hanno costellato le ultime due stagioni bianconere.

Ma questo è lo scudetto prima di tutto di Marotta e Conte per le condizioni esterne in cui è arrivato. La pandemia ha colpito duro tutti in Italia ed Europa, ma nessuno ha dovuto affrontare la situazione dell'Inter, con una proprietà lontana non solo fisicamente, la continua precarietà degli stipendi non pagati, gli accordi da stringere in giro per l'Europa per evitare problemi sul mercato, le rate ritardate, la liquidità assente e le voci di due diligence e cessione imminente che ne hanno accompagnato il cammino dall'inizio dell'inverno in poi. Solo il miglior dirigente italiano (Marotta) e il tecnico più capace di blindare uno spogliatoio (Conte) potevano riuscire nell'impresa di tenere tutto fuori dal campo. Anzi, di rendere tutto un propellente in più nella testa e nelle gambe di un gruppo forte che ha reso al di là delle aspettative.

LA FESTA SCUDETTO NELLO SPOGLIATOIO DI CROTONE [VIDEO]

Sarebbe bastato poco per mandare tutto all'aria. Non è successo. I tifosi dell'Inter dovranno riconoscere la straordinarietà del lavoro di due uomini che a lungo sono stati percepiti come 'nemici' in casa e che, alla prova dei fatti, hanno dimostrato di possedere interismo in quantità industriale oltre a una montagna di professionalità. Poi ci sono i meriti della squadra, di uno straordinario Lukaku e di tutti gli altri. E ci sono anche i meriti della famiglia Zhang che in cinque anni ha riversato sull'Inter oltre 700 milioni di euro e che merita di godersi il momento del trionfo.

Suning ha infuso nel club non solo denaro, tanto e sempre in perdita, ma ha contribuito a renderlo una società giovane e moderna, attenta alle dinamiche emergenti della comunicazione e aperta al futuro. Il Covid ha rovinato tutto. Solo i prossimi mesi diranno quale sarà il finale della storia e quanto la crisi impatterà sul progetto sportivo. Marotta dovrà esercitare le sue doti al massimo livello per evitare che la frenata nel progetto si trasformi in marcia indietro; sarebbe un peccato, per l'Inter e per il calcio italiano che aveva un disperato bisogno di un avversario vero per la Juventus e che finalmente lo ha trovato. In attesa del Milan, sperando nella crescita del Napoli e provando a sognare una Capitale all'altezza della sua grandezza.

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