Inflazione, il nuovo «virus» che spaventa il mondo

L’inflazione continua ad essere una delle protagoniste anche quest’anno. L’anno scorso, quando il fenomeno aveva iniziato a mostrarsi, le varie banche centrali aveva rassicurato spiegando come questo sarebbe sarebbe stato passeggero e che non avrebbe avuto impatti importanti sull’economia. Eppure il 2021 è finito con l’inflazione in continua crescita con i prezzi di pane, latte, benzine ed energia in cresciuta, e quest’anno è iniziato con l’inflazione che continua ad accompagnarci. Proprio qualche giorno fa ha toccato negli Usa il suo massimo da 40 anni, arrivando al 7%. Il continuo trend rialzista ha dunque spinto i vari banchieri centrali a muoversi, per cercare di contrastare questo fenomeno. La Banca d’Inghilterra, per esempio, ha alzato i tassi e la Federal Reserve (Usa), si pensa che possa muoversi in questo senso verso marzo. Secondo diversi analisti siamo però molto vicino al picco dell’inflazione negli Usa. Le previsioni,dunque, per i prossimi mesi sono più positive: ci si aspetta che la pressione si abbassi e i valori tornino a stabilizzarsi.

Ipotesi che si spera essere corretta visto le pesanti ripercussioni che si stanno avendo sull’economia. La ripresa del processo inflazionistico, spiega il Misery index di Confcommercio, continua a neutralizzare gli effetti positivi del miglioramento del mercato del lavoro, andando ad accentuare le incertezze sulle prospettive per il 2022. Aspetto che emerge anche dall’ultima analisi fatta da Banca d’Italia dove si sottolinea come le imprese hanno rivisto, al rialzo, “le loro aspettative sull’inflazione al consumo”. Queste sono salite ben oltre la soglia del 2% su tutti gli orizzonti di previsione (le attese a 12 mesi hanno raggiunto il 3,2%). Il recente rincaro dei costi energetici e le difficoltà nelle catene di fornitura porterebbero ad un aumento dei proprio prezzi di vendita nei prossimi 12 mesi. Il report sottolinea come: “L’aumento dei prezzi di vendita è stato nel complesso più marcato di 1,2 punti percentuali tra le imprese che hanno registrato un rincaro dei costi energetici e di 1,4 punti tra quelle che hanno riscontrato difficoltà di approvvigionamento. L’incremento dei listini resterebbe più accentuato per le aziende che segnalano un incremento dei costi energetici e tensioni nelle catene di fornitura (di 0,5 e 1,1 punti, rispettivamente)”. Ovviamente il tutto ha poi ripercussione sul compratore finale che si vede il prezzo del prodotto aumentato. A lanciare l’allarme del caro prezzi è stata anche Assoutenti, che segnale rincari a macchia di leopardo su caffè, cappuccino e cornetti al bar. "Alla base degli aumenti troviamo sia il caro bollette, con i rincari record di luce e gas scattati lo scorso 1° gennaio, sia il forte rialzo delle materie prime, con le quotazioni del caffè cresciute del 81% nel 2021, quelle del latte del 60%, quelle di zucchero e cacao del 30%", analizza Assoutenti che stima rialzi del 10% per la tazzina di caffè che potrebbe passare da 1 euro a 1,10 euro. Rincari del 7,1% anche nel prezzo del cappuccino che passa da 1,40 euro ad 1,50%. Non si salvano nemmeno i dolci, con cornetti, brioches e lievitati che registreranno aumenti del +20%, e prezzi che salgono da 1 euro a 1,20 euro. ''E purtroppo siamo solo all'inizio. Se l'emergenza bollette proseguirà nel 2022, e a fronte delle quotazioni delle materie prime ancora alle stelle, la classica tazzina di caffè consumata al bar potrebbe raggiungere il record di 1,50 euro nel corso dell'anno, con un aumento del +37,6% sul 2021, e la colazione completa potrebbe costare addirittura il 41,6% in più, trasformando un rito quotidiano in un lusso per ricchi!", conclude il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi.

Ma non solo perché anche l’Istat ha sottolineato questo rincaro dei prezzi. Gli alimentari hanno per esempio registrato un aumento del 2,9% su base annua. “Solo per mangiare gli italiani si ritrovano oggi a spendere 217 euro in più a famiglia su base annua, a causa dei rincari registrati nel comparto. Pesante anche l’impatto della voce trasporti (+9,6% a dicembre) che determina un aggravio di spesa sugli spostamenti pari a +519 euro annui a nucleo”, spiega Assoutenti. Una situazione che dunque mette in difficoltà le famiglie italiane che stavano cercando di rialzarsi.

Se si guarda però la situazione lato investimenti bisogna cambiare un attimo prospettiva. Chi ha disponibilità economiche e dunque un portafoglio investito e gestito da un consulente in questo periodo di turbolenza ha sicuramente pensato al problema dell’inflazione, e magari a disinvestire parte del proprio capitale. Diversi analisti suggeriscono però di non farsi prendere dal panico e di analizzare bene la situazione, dato che al momento ci troviamo con bassi tassi di interessi e un’alta inflazione. Tenere tutta la propria ricchezza in cash, potrebbe dunque portare nel lungo periodo ad una perdita di valore, dato che i prezzi delle varie materie crescono, mentre il capitale disinvestito resterebbe immobile. La scelta migliore resta sempre quella di non farsi prendere dal panico e affidarsi al proprio consulente.

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