Armi e tecnologia: cosa sta insegnando la guerra ucraina

Oltre la tragedia, la guerra russo-ucraina si sta rivelando non soltanto una vetrina per l’industria degli armamenti ma sta anche riscrivendo parte della dottrina militare. Contrariamente a quando accadeva nelle recenti campagne in Iraq e Afghanistan, Il fatto che i territori contesi siano in Europa e che il tipo di scontri sia definibile “ad alta intensità intermittente”, la situazione sta offrendo ai militari uno scenario prezioso per analizzare e aggiornare gli studi militari. Del resto, guardare due forze armate relativamente avanzate confrontarsi direttamente per dodici mesi ha fornito una nuova visuale sulla guerra, e l’anno di combattimenti prevalentemente terrestri ha fornito agli studiosi di strategia e tattica l'opportunità di esaminarne meglio, per esempio, complessità e necessità di rifornimenti continui.

Christine Wormuth, segretario dell’esercito Usa, ha recentemente dichiarato alla stampa del settore difesa: “Stiamo osservando ogni singolo giorno, praticamente in diretta, ciò che sta accadendo in Ucraina: l'esercito russo sta cercando di raccogliere quante più lezioni possibile, per evitare errori in futuro”. Un esempio sono state le immagini riprese nei primi giorni del conflitto che mostravano i carri armati russi intrappolati nel fango sollevando una domanda chiave: che ruolo hanno sul campo di battaglia di oggi? La risposta è che senza i mezzi pesanti sia ancora impossibile far avanzare le truppe e dunque in un territorio pianeggiante come quello ucraino si è arrivati alla richiesta urgente di carri da parte di Zelensky.

Ma da soli i carri armati possono fare poco, servono anche la fanteria, l’aviazione per l’attacco al suolo ma anche quella per la superiorità aerea che li protegge. E da qui la richiesta di caccia F-16, aerei utilizzabili per entrambi gli scopi. Ma per proteggere le basi servono poi missili a media e lunga gittata e sempre una intelligence dotata di dispositivi tecnologici. Insomma, contrariamente all’Afghanistan, dove la supremazia aerea alleata era dominante, in questa guerra si torna a dover impiegare ogni tipo di forza.

Sempre riguardo i carri armati, questi raramente affrontano direttamente quelli nemici; il più delle volte si tratta di utilizzarli per penetrare territori e quindi occorre proteggerli da attacchi aerei fatti con droni e aerei, ma anche dalle armi portatili. La conseguenza è che gli Usa, ma anche altre nazioni, stanno guardando a come modificare i mezzi di nuova costruzione per poter diventare meno vulnerabili in un simile contesto. Se un carro armato Abrams M1 per essere efficace in Medioriente doveva essere modificato per sopportare clima e la sabbia delle zone desertiche, in Ucraina è più importante la manovrabilità e la velocità di avanzamento su terreni fangosi.

Un’altra sfida tecnologica e organizzativa che questa guerra sta imponendo è quella degli approvvigionamenti continui, non tanto per le consegne su un fronte lungo quasi mille chilometri, quanto sul piano della capacità produttiva di armamenti, che dopo tre decenni di riduzioni è tornata a essere una priorità, ma in un contesto globale nel quale non si trova più “tutto quasi ovunque”. Altro argomento di studio l’uso armato di droni civili commerciali. Già Iraq e Afghanistan avevano mostrato i pericoli derivanti dai piccoli UAS modificati con cariche esplosive, ma l’Ucraina rivela che questi possono dare un contributo inimmaginabile fino a qualche mese fa, costituendo un grande pericolo per i soldati sul campo. I piccoli droni vengono individuati con fatica e una volta a portata dell’obiettivo non c’è tempo per ripararsi. E i sistemi anti-drone sono ancora poco diffusi e non possono intercettare ogni tipologia esistente.

Spazio, mare e qualità dell’addestramento

Se riguardo l’aviazione lo scenario ucraino è stato chiaro in poche settimane, con la superiorità aerea russa inizialmente vittoriosa sui pochi caccia di Kiev, ma poi vulnerabile alla progressiva saturazione di difese antiaeree che le hanno causato gravi perdite, l’osservazione interessante riguarda lo spazio. Il capo delle forze spaziali Usa, generale Chance Salzman, il 13 gennaio scorso aveva affermato che la guerra in Ucraina stava evidenziando la centralità delle risorse spaziali per vincere la guerra. Se il nemico, in questo caso la Russia, può annientare un singolo satellite, neutralizzare intere costellazioni di piccoli congegni orbitanti è impossibile, come dimostra l’efficacia del sistema Starlink di SpaceX per mantenere i collegamenti internet.

Gli attacchi informatici hanno bloccato rapidamente la rete Viasat ucraina, ma poco hanno sortito finora contro i satelliti di Elon Musk. Diversamente, i russi sono riusciti molte volte a disturbare il sistema Gps, che sta mostrando i limiti di una tecnologia che, seppure aggiornata, a livello progettuale risale agli anni Settanta e, operativamente, alla fine degli anni Ottanta. Il generale Saltzman ha anche sottolineato l’importanza dei satelliti commerciali sia per le comunicazioni sia per il telerilevamento per l'intelligence, la sorveglianza e la ricognizione. Tra questi le costellazioni Maxar, Planet e BlackSky, hanno contribuito a riprendere e diffondere nel mondo le immagini della devastazione causata dalle forze d'invasione russe giocando un ruolo importante nel sostegno pubblico alla causa dell'Ucraina, oltre a fornire informazioni all'intelligence di Kiev quando i satelliti spia statunitensi non potevano essere usati a causa dei vincoli di segretezza.

Non meno importante è la guerra delle informazioni e quella che si combatte nell’etere per le comunicazioni. Una delle differenze con le altre guerre moderne è l’ampio e continuo utilizzo dei social media, che riportano situazioni anche veritiere ma non contestualizzate alla situazione globale. Ma lo fanno con immediatezza e in modo globale. Le operazioni sullo spettro elettromagnetico, dalle comunicazioni radio dei carristi russi captate in chiaro fino all’uso di vecchi radar a onde corte, ha evidenziato la necessità di maggiori investimenti e collaborazione tra i servizi militari di diverse nazioni occidentali.

Infine, la guerra sul mare: la Marina russa ha mostrato grande vulnerabilità e le sue infrastrutture sono state colpite sia da missili, sia da barche senza pilota armate di esplosivo. In altre parole, la guerra ha mostrato che avere tante navi, come la Marina militare russa, non compete con una flotta composta da unità meno numerose ma dalle capacità moderne e dotate di sistemi d’arma dell’ultima generazione. E in ogni dominio, comunque, la differenza la sta facendo la qualità dell’addestramento dei combattenti.

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